Sanitopoli di Bari: peggio di Tangentopoli
Di Pietro Orsatti su Left/Avvenimenti.
Diciassette anni fa all’inizio fu un “mariuolo” ad aprire le danze, questa volta un piccolo (o meglio, un ex piccolo) imprenditore, e la sua rete di relazioni è stato il detonatore. Come ai tempi di Tangentopoli e Mario Chiesa con il sistema di piccole e medie tangenti che ruotavano attorno al Pio Albergo Trivulzio, appunto. Qualcuno talmente sicuro di sé da ritrovarsi, dopo innumerevoli errori causati da una presunzione di intoccabilità, al centro dell’attenzione di inquirenti specializzati a “seguire i soldi”. E quando si seguono i soldi non si sa mai fino a dove si possa arrivare. Come ai tempi dell’Antonio Di Pietro in toga, e di Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, una procura compatta e poco incline a farsi condizionare dalla politica, ha scoperchiato oggi il pentolone barese di affari, favori e comportamenti illegali (dall’uso e spaccio di cocaina alla rete di prostituzione, fino ad arrivare al business della sanità). Attenzione però a non confondere i rami di questa intricata vicenda giudiziaria con il “tronco” portante. I collegamenti sono “sistemici”, si accentrano attorno agli affari e agli appalti della sanità. E diventano imponenti con il tentativo di salto a un livello “nazionale” permeabile.
Tarantini, spregiudicatamente, ha intessuto in questi anni una rete incredibile di rapporti, non solo con Forza Italia (e l’ex governatore Fitto, in particolare, che ne sarebbe stato il suo sponsor principale nell’accreditamento nella “società che conta”) ma anche con pezzi del centrosinistra. Il giovanotto infatti è definito dagli inquirenti «un Giano bifronte» dal punto di vista politico. Non solo Pdl e personaggi vicini al premier nelle frequentazioni dell’uomo al centro dell’ebollizione barese, quindi, ma anche il Pd. Lo dimostrerebbe una cena elettorale - episodio ora agli atti dell’indagine della Digeronimo - del Partito democratico finanziata dall’imprenditore poco prima delle politiche del 2008. Quella sera era presente anche Massimo D’Alema ma rimase solo pochi minuti. A portarlo via, il sindaco barese Michele Emiliano che proprio da pm aveva istruito la prima indagine sui Tarantini. «Quando entrai in quel ristorante e vidi quei signori - ricorda il sindaco di Bari - raggelai. Dissi a Massimo che era inopportuno che noi rimanessimo lì. E andammo via». Un’inchiesta devastante per la coalizione che sostiene la ricandidatura del governatore Niki Vendola quella condotta dalla Digeronimo. Tra manager delle Asl pugliesi, dirigenti della Regione e politici sono circa 20 gli indagati, tra cui anche l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco che, per questo motivo, nel febbraio scorso si è dimesso dall’incarico in Regione, anche se attualmente è senatore del Pd prendendo il posto dell’ex ministro Paolo De Castro, eletto come parlamentare europeo alle ultime elezioni. Il 30 luglio, ricordiamolo, la procura ha dato mandato ai carabinieri di perquisire le sedi di Pd, Socialisti, Prc, Sinistra e libertà, Moderati per Emiliano e Lista Emiliano. La documentazione richiesta dal pm riguarda il periodo che va dal 2005 fino alle ultime elezioni amministrative al Comune di Bari e l’ipotesi che motiva le acquisizioni e l’illecito finanziamento pubblico ai partiti politici.
Ma già da prima Tarantini sembrava essere travolto da una formidabile passione politica. Per Forza Italia. Questo emerge dalle intercettazioni. Medita di candidarsi al Consiglio regionale nel 2005 ma poi nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2004 cambia idea. La ragione è rintracciabile nella sonora sconfitta del centro destra a Bari città. «Fitto ha fatto una figuraccia - confida Tarantini a un’amica -. Meglio lasciare stare». Ma i rapporti con il centrodestra rimangono buoni, anche dopo il breve flirt con il Pd con le cene elettorali del 2008. Tarantini racconta al fratello di un appuntamento a pranzo con Gianni Letta, riceve richieste di appoggio dalla segreteria del ministro Maurizio Gasparri, chiede incontri al ministro Girolamo Sirchia, sostiene il candidato sindaco di centrodestra a Bari. E poi avrebbe puntato a un’altra macchina di erogazioni (spesso in deroga) di soldi e appalti, la Protezione civile guidata da Bertolaso che, risulterebbe dalle intercettazioni, Tarantini voleva assolutamente fra i suoi “amici”. Insomma, a soli 34 anni Tarantini è una vera macchina di relazioni. Ma le relazioni non si fermerebbero a quello, vista anche la sua prima apparizione nel 2001 in un’inchiesta sulla criminalità organizzata di Barletta. Tarantini, a quanto starebbero accertando gli inquirenti, per procacciarsi gli ingenti quantitativi di stupefacenti che, come ha dichiarato il suo ex socio oggi agli arresti domiciliari Massimiliano Verdoscia, servivano a facilitare l’accesso a certi ambienti utili, avrebbe avuto, per forza di cose, contatti con i clan baresi.
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