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Sanità pubblica: Vogliono ucciderci. E’ meglio saperlo

di Luca SOLDI

Dal rapporto diffuso in queste ore dal CENSIS e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il forum Ania-consumatori, emerge una grave valutazione sulla sostenibilità del Welfare italiano ed in particolare riferimento alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.

Dalle ricerche realizzate si denota una deriva che tutti noi abbiamo ben evidente per conoscenza diretta o dei nostri familiari. Il tutto si riassume in lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e costi, ormai proibitivi, per usufruire di quella privata.

Il risultato è devastante, infatti, per questo quasi una famiglia su due rinuncia alle cure. Nel 41,7% dei nuclei familiari, almeno uno dei suoi componenti, in un anno, ha dovuto fare a meno di una prestazione sanitaria.

I cittadini inoltre decidono di pagare di tasca propria il 18% della spesa sanitaria totale: oltre 500 euro procapite all’anno, mentre nell’ultimo anno, al 32,6% degli italiani è capitato di pagare prestazioni sanitarie o di welfare ‘in nero’.

 

Oltre il 21% dei pazienti ha pagato senza fattura o ricevuta visite medico specialistiche, il 14,4% visite odontoiatriche e l’1,9% prestazioni infermieristiche. Nel meridione il 41% degli intervistati dice di aver pagato “prestazioni in nero”.

In questo tutto questo contesto, con una popolazione che invecchia sempre di più, ben 3 milioni di italiani non sono autosufficienti e portano una spesa annua per le famiglie di circa 10 miliardi. Il 78% dei cittadini è favorevole a un’assicurazione per affrontare questo problema. Mentre il 53,6% dichiara che la copertura dello stato sociale si è ridotta.

Naturale che emerga un quadro legato alla sanità sempre più distante dalle esigenze dei pazienti. “Questo è il risultato di anni di definanziamento del Sistema sanitario nazionale. Si assite a uno smantellamento della Sanità pubblica – spiega Pina Onotri, segretario generale Smi-Sindacato medici italiani – “Il sistema non ha più finanziamenti pubblici, ma non è neanche capace di autofinanziarsi. Anche chi è disposto a pagare per una visita, viste le liste di attesa, alla fine si rivolge alle strutture private. Nel 2015 c’è stato un taglio di ulteriori due miliardi e 350 milioni di euro rispetto all’anno precedente. I cittadini hanno pagato 33 miliardi di euro di tasca propria, con un incremento di 1 miliardo rispetto al 2014”.

Secondo Onotri un altro problema è quello legato al blocco del turn-over: “I medici che vanno in pensione non vengono sostituti e il lavoro è sempre più precario. Tutto questo porta a una discontinuità nelle cure”.

Naturale che per i cittadini, alle prese con il sistema di welfare, tutto diventi fonte di ansia e preoccupazione.

Per la questione della sanità ma anche sul futuro delle pensioni: “Non c’è da meravigliarsi. Già l’Istat ha certificato l’esistenza del 10% della popolazione che non accede alle cure per motivi economici e il rischio di impoverimento delle famiglie per eventi sanitari. La sopravvivenza della sanità pubblica non è più scontata perché il continuo taglio ai finanziamenti comporta una riduzione della quantità e qualità delle prestazioni erogate – aggiunge Costantino Troise, segretario di Anaao-Assomed, l’associazione dei medici dirigenti .

La stessa spesa per il ticket è arrivata a 3 miliardi di euro, cresciuta soprattutto nelle regioni del Sud, “costituendo un ulteriore ostacolo all’accesso al sistema delle cure”.

Foto: Josué Goge/Flickr

 
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