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Salute mentale | La psichiatria non è solo farmacologia, ma anche ascolto

Il 10 ottobre si è celebrata la ventiduesima edizione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, promossa dall’OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Federazione Mondiale della Salute Mentale.

I disturbi mentali rappresentano, per gravità e frequenza, un importante problema di sanità pubblica e le persone che ne soffrono sono spesso soggette ad isolamento sociale, qualità della vita insoddisfacente ed elevata mortalità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che nel mondo ci siano 450 milioni di persone che soffrono di disturbi mentali, neurologici o del comportamento e che la maggior parte di questi non siano correttamente diagnosticati e trattati.
 
La salute mentale è fondamentale per il benessere personale, le relazioni familiari e la capacità dell’individuo di contribuire alla costruzione del tessuto sociale. Il segretario generale dell’ONU ha affermato nel suo messaggio che occorre riconoscere che non ci può essere salute fisica senza salute mentale. Ora tutto è diventato patologia, c’è la sensazione che il mondo intero sia diventato ancora più folle, forse è per questo che la salute mentale viene così ignorata. Inoltre con il ritmo di lavoro dettato dalle comunicazioni in tempo reale e gli alti livelli di concorrenza, la frontiera tra lavoro e vita privata diventa sempre più difficile da identificare. Il mondo non deve guardare la malattia, ma la persona con la propria dignità e i propri diritti, che può lavorare, innamorarsi e fare una vita sociale come chiunque.
 
Ricordiamo che il pensiero di Basaglia, culminato con la legge omonima, ha avuto come conseguenza principale il profondo ripensamento della follia in una connotazione radicalmente sociale. Purtroppo nonostante i dati siano in crescita, ignoranza e pregiudizio la fanno ancora da padroni con serie conseguenze per la salute mentale e per il benessere della popolazione in generale. In Ticino durante tutta la discussione sulla pianificazione ospedaliera cantonale la psichiatria è stata ignorata per non dire penalizzata. In un momento di aumento del bisogno di cure psichiatriche si riducono i letti con il rischio di aumentare il circuito di stigmatizzazione ed esclusione deleterio ed improprio sia per l’individuo che per la società. Su un piano generale occorre fare di più per integrare la consapevolezza di questa problematica in tutti gli aspetti delle politiche sociali e sanitarie, della pianificazione sanitaria e dell’assistenza sanitaria generale primaria e secondaria. In questa arida desertificazione della tolleranza e del rispetto dell’uomo ci preme ricordare come in Ticino esista ancora (non sappiamo fino a quando) una realtà come il Club 74 che fu fondata proprio il 10 ottobre di 42 anni fa. La psichiatria deve occuparsi sempre di più delle conseguenze della fragilizzazione del legame sociale, della precarietà, delle disfunzioni sociali, ma purtroppo i mezzi di cui dispone non solo non crescono in proporzione, ma calano vistosamente. Riaprire il dialogo con la società, riscoprire un ascolto rivolto a costruire fiducia, saper ascoltare in campo aperto, sviluppare integrazioni tra le risorse territoriali, mettere al centro il coinvolgimento del paziente nel lavoro terapeutico, deve significare una pratica ancorata al principio etico del rispetto della persona umana in un’ottica di recupero alla società delle varie forme di disagio.
 
Come diceva lo psicoanalista Jacques Lacan “Lungi dall’essere per la libertà un insulto la follia è la sua più fedele compagna, segue il suo movimento come un’ombra. E l’essere dell’uomo, non soltanto non può essere compreso senza la follia, ma non sarebbe l’essere dell’uomo se non portasse in sé la follia come limite della sua libertà.”
La psichiatria ha a che fare soprattutto con la cura, ma la cura non può essere soltanto farmacologica: è anche psicologica e sociale e dipende soprattutto dalla capacità di ascoltare, per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci e i silenzi della propria anima, anche quando ci si trova persi nelle pieghe più profonde della sofferenza psichica.
 
Andrea Mazzoleni - socioterapeuta

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