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Sacrifici indispensabili

Sacrifici indispensabili

 

Questa frase era su tutti i titoli dei giornali di ieri: non era meglio dirla più di due anni fa ed essere onesti con tutti gli italiani (chè tanto già lo sanno come vivono)?

Questo sopra è l’andamento del PIL in Italia negli ultimi anni pubblicato dall’ISTAT in un rapporto che monitora la crisi. Negli ultimi 2 anni c’è stato un crollo terribile:

L’Italia ha registrato, nel periodo 2008-2009, la flessione del Pil più accentuata, pari al 6,3 per cento, contro il 3,8 per cento della Germania, il 3,5 della media Uem e l’1,7 per cento della Francia. Sommando questo risultato all’espansione modesta degli anni precedenti, per l’intero periodo 2001-2009 l’Italia è, in assoluto, il paese dell’Ue la cui economia è cresciuta meno: appena l’1,4 per cento, contro il 10 per cento dell’Uem e il 12,1 per cento dell’Ue.

Quale settore è andato peggio? Quello industriale e delle costruzioni mentre il più ballerino è stato quello dell’agricoltura:

valoreaggiunto settori italia economia

Buone notizie sembrano arrivare dal settore ICT che dovrebbe assestarsi e crescere a fine 2010 anche se nel primo trimestre 2010 la spesa in servizi IT ha registrato un calo dell’1,5% rispetto allo stesso trimestre del 2009.

Non ci va meglio per l’esportazioni: nella media del primo trimestre 2010 il livello delle esportazioni dell’Italia è ancora di quasi il 20% inferiore rispetto al massimo ciclico del primo trimestre del 2008. La caduta degli ultimi due anni ha, quindi, riportato il livello del reddito pro capite al disotto di quello del 2002.

E l’Energia? Dal 1995 al 2005 la disponibilità interna lorda di energia è sempre stata in crescita, mentre dal 2005 al 2009 si è rilevata una inversione di tendenza, accentuata nel 2008, in corrispondenza di una riduzione del Pil dell’1,3% e soprattutto nel 2009, quando la disponibilità energetica si è ridotta del 5,8% rispetto all’anno precedente e il Pil ha subito una contrazione del 5,0%.

E l’Università? In tre anni l’Italia ha tagliato il 10% dei fondi destinati alle università pubbliche mentre gl investimenti nella ricerca sono ridotti di oltre il 6% cioè l’1,2% del PIL.

Sempre nel 2009 si è registrata una flessione degli occupati tra i 18 e i 29 anni, vale a dire 300 mila in meno rispetto al 2008 (che rappresenta il 79 per cento del calo complessivo dell’Italia), il titolo di studio ha continuato a non aiutare (per i laureati c’è stata una flessione dell’occupazione del 5,2%) e sono stati pochi i laureati italiani rispetto alla media europea (solo il 12,8% ha conseguito la laurea e il 40% il diploma!).

Non ci resta che piangere? Probabilmente sperare che passi la nottata non serve, bisogna rimboccarsi le maniche e convincere i politici italiani a fare i sacrifici che adesso chiedono ai cittadini, tagliando i costi, abbattendo la corruzione, disegnando una manovra seria (24 miliardi sono ridicoli rispetto ai 100 della Francia) che progetti concretamente il futuro dell’Italia.

Non sappiamo quali obiettivi ha questo Governo e l’attuale classe politica. Per uscire dalla crisi bisogna necessariamente puntare sui giovani, su quei pochi che sono rimasti (per ogni 100 persone in età attiva cioè dai 15 ai 65 anni si è passati da 27 anziani nel 2000 a 31 nel 2009) e che ancora resistono.

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