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Storie di quotidiana inciviltà

Un breve viaggio nell’Italia allergiche alle regole.

Se il più grande dei viaggi comincia con un piccolo passo, anche il futuro di una società intera si evince dai semplici episodi della vita di tutti i giorni.

Racconterò tre storie di quotidiana inciviltà che riguardano il nostro paese, per testimoniare come non sempre sia colpa del potere (inteso come elitè politica, economica, militare, ecclesiastica o criminale che governa e prende le decisioni per noi) se siamo ridotti così male.
Anche noi cittadini dimostriamo di essere contraddittori e menefreghisti, in grado di condizionare negativamente il funzionamento della vita sociale e collettiva.

Le tre storie sono ambientate a Roma, la città che meglio racchiude le diverse esperienze italiane e regionali (soprattutto del centro-sud).
La prima si svolge in una delle tante fermate dell’autobus sparse nei quartieri centrali vicino all’Università.
A bordo salgono due ragazzi, dall’aspetto che comunemente viene definito "punkabbestia", con due grossi cani al seguito.
L’autista nota che le due bestiole non hanno la museruola e quindi non potrebbero salire. Infatti si legge sul codice di regolamento del Comune di Roma sulla tutela degli animali:

1) "Per i cani sui mezzi di trasporto è obbligatorio l’uso del guinzaglio e della museruola, per i gatti è obbligatorio il trasportino (...)"
2) "Non potranno essere trasportati sui mezzi di trasporto pubblico cani di grande taglia (...)"
Ovviamente l’autista che rispetta il codice invita i due ragazzi a non salire, ma questi non ne vogliono proprio sapere.
Ne nasce un battibecco acceso che sfocia in uno scambio di battute poco cordiale.



"Ti devi rilassare...." è il consiglio che i giovani rivoluzionari rivolgono a chi ha fatto semplicemente il suo dovere.

Ecco, questa storia di piccolo conto, ci dà l’idea di come viene vissuta la vita civile comune.

C’è una regola, la si deve rispettare, punto. Se i due "punkabbestia" non ne erano a conoscenza è bene che facciano un passo indietro. "Mi scusi non lo sapevo", sarebbe stata la risposta più ovvia.

Invece no, all’ignoranza si affianca la testardagine e l’arroganza, la voglia di andare oltre le norme stabilite. Forse perchè siamo giovani, siamo fighi, gli altri sono stronzi, oppressivi, reazionari, bigotti. Noi invece siamo alternativi, anti-conformisti e quindi facciamo quello che vogliamo.

"Facciamo un pò come cazzo ci pare" parafrasando la simpatica gag di Corrado Guzzanti sul Pollaio delle Libertà.

Dai piccoli gesti si capiscono molte cose. La mancanza di un senso comune civile, di rispetto di semplici regole condivise, è il primo germe che minaccia la tenuta di una società nel suo complesso.

Ovviamente non è solo colpa dei due giovani alternativi con animali al seguito, che non hanno alcun rispetto per chi sull’autobus può sentirsi a disagio con un cane grosso vicino senza museruola, ma il virus è esteso a diverse fasce sociali e d’età, come vedremo nel prossimo racconto.

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