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 Home page > Tribuna Libera > Solidarietà a Lucia Annunziata

Solidarietà a Lucia Annunziata

Per fare giornalismo ci vuole coraggio, ma non sempre è premiato, in Rai viene punito. Quando ha stigmatizzato i parlamentari che facevano gazzarra contro i giudici che processavano Berlusconi, Lucia Annunziata sapeva benissimo il rischio che correva. Sapeva benissimo di esporsi al killeraggio mediatico dei giornali del cavaliere, e alla richiesta di punizioni esemplari di qualche deputato del PDL. Quello che forse non immaginava erano i rimproveri della sua azienda. Ma si sbagliava, in Rai non è cambiato granché, operano ancora gli amici di Berlusconi e soprattutto una mentalità per la quale i buoni rapporti con i politici, sono più importanti del giornalismo.

Meglio il silenzio, in Rai. Il silenzio non è censurabile.

Berlusconi ha definito la magistratura un cancro della società e un'associazione a delinquere. E mentre sui giornali di tutto il mondo imperversavano insulti e critiche feroci, molti giornalisti Rai hanno taciuto, sminuito, espresso giudizi edulcorati che dicevano e non dicevano, e comunque non davano ai lettori il senso della gravità del fatto.

Insomma, hanno rinunciato a fare il loro mestiere.

Ma in Rai non si bacchettano i giornalisti che non hanno il coraggio di fare i giornalisti, si bacchetta Lucia Annunziata per la frase detta al segretario del PDL Alfano.

Il DG Gubitosi ha invitato i giornalisti dell’azienda pubblica a non esprimere opinioni per le quali un ospite possa sentirsi sgradito o insultato.

Un posizione molto grave per un dirigente Rai che sostanzialmente ha invitato i giornalisti Rai a privilegiare il rapporto con gli ospiti, rispetto al rapporto con gli utenti. Una posizione figlia di quella mentalità di cui si è detto prima, che privilegia i rapporti con i politici, all’attività giornalistica.

E allora viene da chiedersi che concezione abbia del giornalismo televisivo questo dirigente Rai.

Che c’entrano gli ospiti? I giornalisti Rai sono al servizio degli abbonati e non dei soggetti intervistati, i loro meriti e demeriti vanno definiti in base alla loro capacità di informare, di dare il senso dei fatti che accadono e non sulla base del rapporto con gli intervistati. E se il dovere di informare entra in conflitto con il rapporto con gli intervistati, prevale il primo e non il secondo.

E come se non bastasse si confonde giudizio politico ed insulto alla persona o alle persone.

Lucia Annunziata ha detto pane al pane e vino al vino, ha detto ciò che pensava, dei parlamentari che contestano i giudici davanti alla porta del loro ufficio. Una franca, circostanziata e motivata opinione, che investe Alfano e gli altri parlamentari, in quanto soggetti politici, per una specifica azione politica, e per questo assume i caratteri e la natura di un giudizio politico.

Cosa diversa è l’insulto che investe un soggetto politico o più soggetti politici nell’esercizio di comportamenti privati per un fatto privato.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.140) 21 marzo 2013 12:23

    Concordo: i giornalisti dovrebbero tallonare e inquisire il potere, mentre in Italia lo sberleccano e distolgono l’attenzione dalle sue malefatte.

    Non mi sembra che l’Annunziata sia tanto coraggiosa e aggressiva, ma in questo squallido panorama fa la figura di un’eroina.

    Gabanelli, Diacona e Annunziata sono le eccezioni in un mondo giornalistico sistematicamente ossequiente e connivente con chi comanda.

    All’estero si domandano come sia possibile che degli italiani votino berlusconi: la risposta sta nello scarso livello del giornalismo e nel fatto che non esistono "editori puri", cioè gente che investa nel giornalismo per vendere giornali e non per controllare l’opinione pubblica.

    Aggiungerei che uno di questi "editori sporchi" si chiama Berlusconi, controlla tutte le TV e si candida alle elezioni: soltanto in Italia!

    GeriSteve

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