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Sanitopoli Pugliese: un caso di distrazione di massa

Alberto Tedesco, 60 anni, barese, trascorsi socialisti, senatore del PD è il perno dell’inchiesta della magistratura pugliese che indaga almeno altre 14 persone per gravi reati tra cui corruzione, concussione, truffa, abuso d’ufficio e voto di scambio. La vicenda inizia con le rivelazioni del boss della malavita cittadina Giacomo Valentino pericoloso criminale numero due del clan Strisciuglio famiglia che controlla racket e droga dei quartieri Libertà. Dagli interrogatori si evidenzia un “sistema” che a partire dalle politiche del 2006 a quelle del 2008 fino alle comunali del 2009 alcuni politici locali, in cambio di voti, hanno consentito a sedi di associazioni controllate dai malavitosi, di apparire come circoli politici, condizione che avrebbe evitato controlli e noie con le forze dell’ordine. Nei riscontri forniti da Valentino finiscono lo stesso Tedesco e l’esponente del Partito Socialdemocratico Mimmo Magistro per aver chiesto voti e collaborazione attiva alla campagna elettorale.

Questo non è che uno dei cinque tronconi d’indagine di una inchiesta complessa che mostra intrecci tra le differenti vicende ma che hanno in comune, in alcune di esse, gli stessi personaggi come Tedesco e Gianni Tarantini, il sensale sessuale di Berlusconi che organizzava festini a luci rosse nelle residenze del Capo del Governo.

Ma cosa hanno in comune Tedesco e Tarantini?

Per prima cosa entrambi sono imprenditori nel settore della sanità e sono stati in passato anche soci in affari. Ma non basta: Le aziende di famiglia di entrambi operano nel settore delle protesi ortopediche. Tedesco politico di antica militanza entra nel Consiglio regionale pugliese negli anni ’80 nelle liste socialiste, ricopre incarichi di governo che mantiene anche con la Giunta Vendola dove dal 2005 assume l’incarico di Assessore regionale alla Sanità. Quel giorno si dimette dalle cariche sociali delle sue imprese che lascia gestire ai figli per evitare il conflitto d’interessi. Dopo un anno d’indagini e migliaia di intercettazioni telefoniche i carabinieri lo accusano di pesanti reati contro la pubblica amministrazione e lui si dimette immediatamente il 6 Febbraio scorso. Al suo posto Niki Vendola nomina Tommaso Fiore che, dopo una rapida inchiesta, accerta dal 2005 al 2008 un incremento di spesa del 200% per le protesi ortopediche. Si tratta di presidi sanitari costosi, in certi casi fino a 30.000€ cadauna. Fiore chiarisce che non ci sono spiegazioni epidemiologiche per giustificare un simile incremento di costi. In questi giorni, nello stesso troncone d’indagine, finiscono inquisiti anche funzionari delle ASL baresi e medici tra cui il primario di neurochirurgia Pasqualino Chiappetta accusato di aver “orientato” le diagnosi sue e dei suoi collaboratori verso costose prescrizioni di protesi ricambiandoli con carriere rapide. A completare il quadro i magistrati danno incarico alle forze dell’ordine di perquisire le sedi di Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà, Socialisti autonomisti, PD e Lista Emiliano (Sindaco di Bari). E’ lo scandalo. Dopo “mani pulite” è l’accusa più pesante rivolta alle forze politiche per gravi reati tra cui quello infamante di finanziamento illecito dei partiti. Ovviamente si tratta di un ipotesi accusatoria che dovrà essere confermata dalle richieste di rinvio a giudizio che i pm baresi decideranno di trasmettere al gip.
 

Le reazioni nel centrosinistra e del Presidente Vendola sono state in linea con il garantismo di sempre che, seppure dovuto a chiunque, non deve nascondere la differenza fondamentale che esiste tra verità giudiziaria e opportunità politica. Di certo tutti in Puglia e a Roma hanno dimostrato una miopia grave nella valutazione degli avvenimenti. Prima di tutto il Governatore Vendola che decide di affidare un assessorato come la sanità ad un imprenditore dello stesso settore. Il conflitto d’interessi o vale per tutti o non si può imporre a nessuno. Poi Tedesco travolto dalle indagini il 6 Febbraio rimette l’incarico di Assessore alla sanità ma essendosi candidato nel 2008 alle politiche ed essendo il primo dei non eletti, con la promozione a Strasburgo di Paolo De Castro ne eredita la poltrona di Palazzo Madama.
 
Anche Michele Emiliano, di recente rieletto trionfalmente Sindaco di Bari, si è riproposto come Segretario Regionale del PD, incarico che ha dimostrato di esercitare con scarsa attenzione vista la totale mancanza di vigilanza sull’opportunità del conferimento degli incarichi amministrativi e la mancata richiesta di dimissioni a Tedesco che siede a Palazzo Madama dalla scomoda posizione di inquisito. Tutto ciò mentre D’Alema presentando la mozione Bersani a Bari ed il candidato della mozione 1 alla segreteria pugliese, Sergio Blasi, rivendica “che questo partito non è un’associazione per delinquere”. L’orgoglio di parte è perfettamente giustificato e l’innocenza è dovuta a chiunque fino a tre gradi di giudizio figurarsi qui ad indagini ancora in corso, però confondere il diritto di difesa in un’aula di tribunale con il dovere di allontanare dalle posizioni di responsabilità politica tutti coloro i quali sono sottoposti a indagini giudiziarie è un caso politico: un caso di distrazione di massa.

Questa è la vera “questione morale”, altro che Bianchini segretario del circolo Pd del quartiere Torrino a Roma, criminale seriale di difficile individuazione che ha scatenato una polemica sui “criteri di selezione” della classe dirigente del Pd. Se un segretario di circolo è la classe dirigente cos’é un senatore del Pd accusato di gravi reati che continua a svolgere tranquillamente le sue funzioni? Che fine hanno fatto i difensori della “questione morale”?

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