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SAHARA, cosa portarsi nel deserto: consigli per bagaglio, calzature, abbigliamento, protezioni e tecnologia

 

 

Tra una settimana esatta mi starò trasferendo nel deserto del Sahara tunisino per un raid in 4x4. Saremo un gruppo organizzato di 13 persone e, accompagnatori a parte, sarà per tutti la prima volta nel deserto sahariano. L'inconsueta meta non poteva far sorgere, negli ultimi giorni, il tema "come mi vesto - cosa porto", che ha avuto il suo culmine ieri sera in una cena pre-partenza tra alcuni partecipanti al viaggio.

Di seguito condivido quanto emerso, grazie ai preziosi consigli e suggerimenti di chi ci farà da guida in quest'avventura.

Posto che il raid nel Grande Erg Orientale sarà di tre giorni (e due notti in accampamento), lasceremo il bagaglio in hotel, salvo portarci il necessaire in uno zaino da circa 20 litri. I 4x4 infatti dovranno trasportare innanzitutto vettovaglie e l'occorrente per l'accampamento. In sostanza lo zainetto da portarsi appresso nel Sahara sarà grossomodo il bagaglio a mano che ciascuno porterà in cabina in aereo, perché in caso all'aeroporto il nastro trasportatore non restituisca la nostra valigia caricata in stiva, addio deserto!

Nel bagaglio a mano, dunque, dovranno senz'altro esserci:

- un ricambio pantaloni

- due ricambi maglietta

- due ricambi intimo

- due paia di calzetti 

- una felpa (al calar del sole si avverte una forte escursione termica) 

- un costume (per chi farà il bagno nella sorgente naturale) + pantaloncino per coprire gli slip (per le donne: la Tunisia è un Paese musulmano

Passando alle calzature, lo scarponcino da trekking va benissimo, l'importante è che copra almeno fino al malleolo. Per i più esigenti, eventualmente, esistono in commercio scarponcini pensati appositamente per il deserto. In seconda battuta, in vista delle docce da massimo 30 litri ciascuno che sarà comunque possibile fare all'accampamento grazie all'organizzazione, sarà sufficiente portare un paio di ciabattine da piscina.

Per quanto riguarda poi l'abbigliamento, il consiglio è che sia comodo e coprente: via libera quindi ad ampi pantaloni lunghi in cotone, magliette, e mai dimenticare sciarpine o un tagelmust, il tradizionale copricapo tuareg, per ripararsi dal sole e dalla sabbia. 

A proposito di sole, è vivamente consigliato a chi ha la pelle chiara di arrivare nel Sahara già ambrato da qualche lampada solare (la crema protettiva può non bastare). Ma soprattutto devono prestare grande attenzione coloro che necessitano degli occhiali e, ancora di più, chi usa le lenti a contatto. Diciamo anzi che le lenti a contatto sono estremamente sconsigliate in caso di vento, ipotesi tutt'altro che remota in un deserto che deve la sua proverbiale conformazione innanzitutto alla corrasione. Sarebbe impossibile difendersi dai granelli di sabbia, nel Sahara addirittura impalpabili come il talco. Tutt'al più vanno predilette lenti a contatto usa e getta, cui associare un paio di occhiali da deserto specifici (avvolgenti e con le lenti che poggiano sulla pelle con una sottile striscia in spugna per filtrare polvere e sabbia), meglio ancora con le maschere da sci. Chi invece usa gli occhiali da vista e non le lenti a contatto dovrà comunque proteggersi dall'irradiazione, mascherando la luce: il rischio congiuntivite è infatti dietro l'angolo. Meglio quindi dotarsi di occhiali da vista graduati, per non dover indossare in contemporanea due paia di occhiali, da vista e da sole. Per tutti gli altri, l'importante è che gli occhiali siano il più possibile avvolgenti. 

Per non trovarsi, poi, in un sol colpo con una maschera di sabbia in faccia a causa di un'improvvisa folata di vento, meglio non usare creme o accertarsi che siano a rapido assorbimento: solo pazienti lavaggi con spugnette imbevute di acqua e bicarbonato infatti potranno eliminare del tutto i finissimi, oltre che fastidiosissimi, granelli di sabbia appiccicati. 

Attenzione infine a portarsi appresso stumentazione tecnologica. Ormai abbiam assimilato che la sabbia non starà solo sotto i nostri piedi, meglio quindi non rischiare di rovinare computer e costose fotocamere digitali, a meno che non siano tropicalizzate, cioè impermeabili ad acqua e polvere.

 

 

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