S.O.S. Vinitaly

Quando finisce il Vinitaly , da 12 anni a questa parte, mi sento come quando ho finito il militare di leva. Tutte le cose che mi avevano fatto soffrire scomparivano e i comandanti “severi”, ricordati da lontano, parevano dei simpatici amici.
Questo Vinitaly per la prima volta vissuto in ogni stand, è stato una piacevole scoperta di molte aziende piccole e grandi, tutte guidate da donne e uomini con altissimi valori etici.
Grande assente: l’informazione.
Al di là del generalistico dato di fatto che tutte le aziende producevano vini, è mancata la comunicazione, la vera informazione, di cosa distingueva un’azienda da un’altra.
Con il gruppo FBV, nel nostro piccolo ci eravamo proposti di comunicare quando “IL VINO FA BENE”, all’interno della manifestazione, e nonostante i poverissimi mezzi a disposizione, penso che ci siamo riusciti soprattutto con l’incontro di domenica pomeriggio con il vino FATTO IN PARADISO dedicato a Francesca Pecorari, destinato, nelle donazioni, a un nobilissimo intento.
Chi secondo me avrebbe dovuto ovviare a questa mancanza di comunicazione, è l’organizzazione del Vinitaly, che invece ha lasciato ai singoli espositori l’onere di “comunicare” le proprie caratteristiche. Trovavi così produttori che organizzavano splendidi ed interessanti convegni, dove la partecipazione era costituita da pochissime persone, consorzi regionali che programmavano desertiche degustazioni, info point, che quando il computer per rintracciare gli stand era “impallato” scoprivi che gli operatori erano addirittura sprovvisti della guida cartacea.
C’erano poi le macchine elettriche, che dovevano accompagnare i visitatori stanchi tra un padiglione e l’altro, la maggior parte eternamente parcheggiate per la ricarica delle batterie, un paio invece che scorazzavano guidate da belle Hostess, immancabilmente vuote perché ai visitatori era sconosciuto il loro utilizzo.
Sebbene i dati ufficiali ci parlino di un incremento di visitatori, ci siamo resi conto invece, girando per i padiglioni vuoti del giovedì (giorno di pioggia) e dei viali nei giorni di sole, che forse la Questura avrà in possesso dei dati più realistici.
Tuttavia in questo momento di recessione mondiale, le presenze hanno “tenuto”, anche in considerazione che gli operatori preparano la loro presenza molto tempo prima dell’evento stesso e quindi avevano programmato già dal 2008 il loro impegno a Verona.
Chiedo quindi all’Ente Fiera se non sia il caso di fare un bagno di umiltà e chiedersi fino a quando durerà questa onda lunga del mondo del vino e se non sia il momento di adoperarsi affinché questa manifestazione abbia il modo di migliorare, soprattutto per quanto riguarda il coordinamento tra “cliente” e organizzatore, affinché nello spirito del “business” ci sia sempre piu’ interesse a partecipare.
Se invece Ente Fiera continuerà con l’essere un mero venditore di metri quadrati, nella convinzione , che “tanto siamo la Fiera del vino piu’ grande d’Italia” prevedo che tra un pò si parlerà del Vinitaly, come di un lontano ricordo dei bei tempi andati.
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