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Russia, un anno fa l’arresto di Aleksei Navalny

Il 17 gennaio 2021 Aleksei Navalny, noto per le sue critiche al governo russo e in particolare per le denunce di corruzione, fondatore e animatore di varie organizzazioni della società civile, veniva arrestato all’aeroporto di Sheremetyevo, appena atterrato da un volo proveniente da Berlino, dove era stato ricoverato a seguito dell’avvelenamento subito in Siberia nell’agosto 2020.

Posto in detenzione preventiva per non aver rispettato- essendo all’estero per curarsi – le misure cautelari che prevedevano che si presentasse regolarmente presso il suo agente di custodia, il 2 febbraio un tribunale di Mosca ha modificato una precedente sentenza che non prevedeva carcere con una condanna a due anni e a otto mesi di prigione, in seguito abbreviata di due mesi.

Poi è toccata agli associati di Navalny, ai suoi collaboratori e alle Ong da lui create: la Fondazione anticorruzione e la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini. Il 9 giugno 2021 le due organizzazioni sono state definite “estremiste” e arbitrariamente messe al bando.

Il 9 novembre Lilia Chanysheva, l’ex coordinatrice degli uffici di Navalny nella città di Ufa, è stata posta in detenzione preventiva. Tre giorni fa Leonid Volkov e Ivan Zhdanov, due persone associate a Navalny, sono state aggiunte all’elenco degli “estremisti” col successivo congelamento dei loro beni.

Navalvy rischia ulteriori false imputazioni e altri 15 anni di carcere. È attualmente accusato di “oltraggio alla corte”, “frode su eccezionalmente vasta scala” e “riciclaggio di denaro” per presunte appropriazioni indebite di donazioni effettuate alle sue associazioni, nonché di aver creato un’organizzazione che “viola la personalità e i diritti dei cittadini”.

 

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