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 Home page > Attualità > Politica > Ruby-gate. L’ultima sfida (forse già vinta) di Silvio Berlusconi

Ruby-gate. L’ultima sfida (forse già vinta) di Silvio Berlusconi

E’ il 27 maggio 2010, ore 18.15. Siamo di fronte ad un centro benessere in corso Buenos Aires, a Milano. Parte una chiamata al 113, immediatamente una volante della polizia raggiunge il posto. A chiamare è stata una certa Caterina P. Ma chi è? E perché ha chiamato la polizia? Semplice, Caterina P. è una giovane milanese che, dopo una serata passata in discoteca, ha ospitato in casa sua, oltre ad altre 3 amiche, Karima Rashida el Marhug, in arte Ruby Rubacuori. Ed ha chiamato la polizia di Milano perché, dopo che lei e le tre amiche, quella mattina, erano scese a far colazione in un bar, ritornando a casa, non avevano più trovato né Ruby, né 3000 euro e qualche gioiello. Visto che è accusata di furto, verso le 22.25, Ruby viene trasportata da una volante del comandante Monforte alla Questura di Milano. Lì si scopre che viene dal Marocco e che è nata il 1 novembre 1992. Quindi è minorenne, e quindi viene avvisato il pm minorile di turno, che è Anna Maria Fiorillo. Il magistrato, verso le 23, dichiara al telefono che la ragazza va spedita «in comunità». Sono le 23 e 40 e sentiti i vari centri di accoglienza, tutti chiusi o indisponibili (cosa che, come vedremo, non è vera), i poliziotti decidono con il magistrato (come da norma) di far passare a Ruby la notte in Questura.

Fin qui sembra tutto semplice. Una minorenne marocchina senza documenti, tra l’altro data per scomparsa dalla famiglia nel 2009, viene denunciata di furto. La ragazza è minorenne e prima di spedirla in una qualche comunità, che vista l’ora tarda è stata trovato chiusa, deve passare la notte alla Questura di Milano. Eh no! Sono le 23.50 e nella questione interviene nientepopodimeno che il Presidente del Consiglio italiano, introdotto dal suo capo-scorta. Ecco il verbale della telefonata arrivata al capo-gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni, (pervenuta alla stampa e ai pm perché nelle questure è regola registrare sempre le telefonate che partono e che arrivano, per dare futura memoria proprio a casi come questi): «So che da voi c’è una ragazza che è stata fermata. È una persona che conosciamo e dunque volevamo sapere che cosa sta succedendo. Anche il presidente la conosce, anzi aspetta che adesso te lo passo»; ed ecco Berlusconi: «Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri». E alle 2.00, quando Nicole Minetti arriva alla Questura accompagnata da Michelle, una escort brasiliana, Ruby viene lasciata andare per la sua strada. Andando anche contro le direttive del pm, che aveva ordinato di trattenerla almeno finché non fosse stata eseguita l’identificazione. Appena fuori dalla Questura, la Minetti se ne va e lascia Ruby nelle mani di Michelle Conceicao.

Riassume e commenta Marco Travaglio, dalle colonne del Fatto Quotidiano:
“Ma che fare se il poliziotto e il magistrato non si fanno comprare o non c’è tempo per corromperli? Si racconta che Ruby è la nipote di Mubarak (falso; ma, anche se fosse vero, la ragazza non avrebbe diritto ad alcun trattamento particolare), insomma si rischia l’incidente diplomatico con l’Egitto (falso); e che l’igienista dentale-consigliera regionale Nicole Minetti la prenderà con sé (falso, la scaricherà in casa di una escort brasiliana). Questo però non basta al pm dei minori, che raccomanda di tenere la ragazza in questura fino all’avvenuta identificazione o, in alternativa, di affidarla a una comunità protetta: allora si racconta al magistrato che è stata identificata (falso) e che non c’è posto in nessuna comunità protetta (falso, ce n’erano ben quattro disponibili, ma nessuna è stata chiamata, così come non è stato interpellato l’apposito ufficio comunale [da un'inchiesta del Corriere della Sera, nda]). Ce ne sarebbe abbastanza per far saltare il questore e il capo di gabinetto, ma il ministro Maroni ripete a pappagallo che «è stata seguita la normale procedura» (falso) ed «è tutto regolare» (falso)”.

Le indagini preliminari del processo che diventerà addirittura il Ruby-gate, iniziano il 21 dicembre 2010. E dopo quattro mesi di intenso lavoro, soprattutto su decine e decine di tabulati telefonici, la procura di Milano, ovvero i pm Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Piero Forno, sono giunti ad alcune conclusioni molto interessanti. Oltre a Nicole Minetti, Lele Mora e Emilio Fede, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione di 33 ragazze, il Premier invece è accusato di concussione e di prostituzione minorile. Le accuse alla quarta carica dello Stato, quindi, sono due: concussione e prostituzione minorile. L’accusa di concussione, e più precisamente quella di abuso di qualità, deriva dalla telefonata di Berlusconi a Ostuni, per metterlo sotto pressione. Leggiamo su Wikipedia, alla voce Concussione-Abuso di Qualità: “Il pubblico agente (in questo caso Berlusconi, nda) ‘abusa’ della propria qualità quando non si limita a dichiararne il possesso, o al limite, a farne sfoggio, ma, per il contesto, l’occasione, le modalità in cui viene fatta valere, essa appare priva di altra giustificazione che non sia quella di far sorgere nel soggetto passivo ‘rappresentazioni induttive o costrittive di prestazioni non dovute’, deve cioè assumere efficacia psicologicamente motivante”.

Non ci sembrano dubbi. Il Premier ha sfruttato la sua posizione politica per fare pressioni su un capo di gabinetto affinché lasciasse libera una minorenne marocchina senza documenti accusata di furto. Anche sull’accusa di prostituzione minorile, i dubbi paiono ugualmente introvabili. E’ praticamente certo che Berlusconi sia stato con Ruby mentre era minorenne (naturalmente sapendolo). Infatti in 6 date Ruby è stata certamente ad Arcore: il 14 febbraio, il 24, 25 e 26 aprile, il 1 maggio, il 4 e il 5 aprile. La certezza è data grazie alla localizzazione del cellulare di Ruby dentro Villa Arcore. E superata la menzogna di Berlusconi che inizialmente ha detto di non conoscere l’età di Ruby (perché allora avrebbe chiamato la Questura chiedendone l’affido se non sapeva che fosse minorenne?), l’unico dubbio da chiarire resta cosa diamine abbia fatto Ruby ad Arcore.

Discussioni di filosofia e neuroscienze? Mi sa di no. Ecco ciò che evincono i pm dalle intercettazioni intrecciate dei diretti interessati. Leggiamo nell’avviso di chiusura delle indagini, come erano articolati i giorni in cui Ruby è stata ad Arcore. C’era:

-una prima fase che prevedeva una cena
-una seconda fase definita “bunga bunga”, che si svolgeva all’interno di un locale adibito a discoteca, dove le partecipanti si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici, toccandosi reciprocamente ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi
-una terza fase, a fine serata consistita nella scelta, da parte di Silvio Berlusconi, di una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate somme di denaro ed altre utilità ulteriori rispetto a quelle consegnate alle altre partecipanti

Questi sono i fatti. E fin qui sembra tutto semplice. Riassumiamo: una minorenne marocchina viene denunciata di furto e i poliziotti, visto che sono impossibilitati ad affidarla ad una qualche struttura di accoglienza, decidono consigliati dal magistrato di turno, di tenerla per la notte in Questura. Ad un certo punto, dopo che il Presidente del Consiglio chiama e mente dicendo che la ragazza è “la nipote di Mubarak” e chiede di lasciarla in affidamento ad una “sua persona di fiducia”, mentre le stanno facendo le foto segnaletiche arriva l’ordine del capo di gabinetto di lasciarla andare. E viene lasciata andare con Nicole Minetti, la quale, dopo due minuti, la scarica a sua volta ad una escort brasiliana. In più, si scopre che Ruby è stata svariate volte ad Arcore e che il Premier ha avuto rapporti sessuali retribuiti con lei, pur sapendo che era minorenne. I magistrati iscrivono Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per due reati: concussione per la telefonata e prostituzione minorile per le feste ad Arcore. Il gup decide di rinviare Berlusconi a giudizio immediato e fissa la prima udienza per il 6 aprile.

Eh no! Un’altra volta l’Italia si dimostra il Paese delle burle e, soprattutto, degli impuniti. Per salvare il Premier nei guai, interviene nientepopodimeno che il Parlamento italiano. Dopo le polemiche giornaliere, arriva il fatidico giorno del voto. Ma cosa intendono votare per salvare anche questa volta Berlusconi dai suoi processi? L’osannato conflitto di attribuzione. Ora, il conflitto di attribuzione avviene quando due organi dello Stato affermano ognuno la propria competenza su certe azioni da intraprendere, su certe funzioni, o, come nel nostro caso, sulla competenza a giudicare certi fatti e certi imputati. Secondo il Governo e la maggioranza, infatti, Berlusconi dovrebbe essere giudicato dal tribunale dei Ministri e non da uno ordinario, perché avrebbe fatto ciò che ha fatto, “nell’esercizio delle sue funzioni”. Le cose stanno così, il tribunale dei Ministri, secondo le norme contenute nella legge costituzionale del 16 gennaio 1989, deve giudicare i cosiddetti reati ministeriali, ovvero i reati che il Presidente e i Ministri hanno commesso “nell’esercizio delle loro funzioni”. Come avrete capito, non ha senso sottoporre Berlusconi al tribunale dei Ministri. Quale funzione del Presidente del Consiglio è atta a far pressioni su un capo di gabinetto per far rilasciare una prostituta marocchina accusata di furto Purtroppo, il Parlamento, con 314 sì e 302 no, ha deciso che invece dovrebbe essere proprio così. E ha rimandato la decisione alla Corte Costituzionale.

Oltre, come abbiamo appena visto, all’insensatezza della decisione, il Parlamento ha fatto anche un altro gravissimo danno. Il tempo. La decisione della Corte Costituzionale sulla competenza di questo processo, avverrà come sempre in due fasi. La prima giudicherà una preliminare ammissibilità, cosa che all’ANSA danno come “data per scontata in ambienti di Palazzo della Consulta, dal momento che ci si limiterà a riconoscere come titolati i due poteri dello Stato che hanno avviato il braccio di ferro” e che “sarà fissata non prima del prossimo autunno dal momento che i ruoli fino all’ultima udienza estiva del 5 luglio sono pressocché pieni”. Più gli almeno 60 giorni che serviranno a notificare l’ordinanza di ammissibilità. Più naturalmente il tempo che i giudici impiegheranno per arrivare a sentenza. Sempre l’ANSA, parla di “febbraio-marzo 2012”. Solo tempo ed energie perse.

Veniamo al 6, dove alle 9.35 è iniziata la prima udienza del processo Ruby. Veramente è iniziata e subito finita davvero in un lampo: 9 minuti e 50 secondi, e l’udienza era conclusa. Giusto il tempo perché i giudici della quarta sezione penale (presidente Giulia Turri) facessero l’appello delle parti presenti in aula e rinviassero il processo al 31 maggio per le questioni preliminari. In questo pochissimo tempo il terzo avvocato del premier Giorgio Perroni ha letto una lettera di Berlusconi e una per ognuno degli altri due suoi legali, Ghedini e Longo, non presenti per “impegni parlamentari”, ma anche che “Berlusconi ha intenzione di seguire tutte le udienze di questo processo”. E tutto rinviato al 31 maggio.

Con un Premier così e un Parlamento così, sembra proprio che la strada di questo Paese, più che una strada, sia diventata un marciapiede.

Commenti all'articolo

  • Di Mr. Hubbert (---.---.---.240) 12 aprile 2011 12:03

    in italia i pezzi grossi non vengono mai condannati......a meno che non lo vogliano altri pezzi grossi piu’ grossi di loro......

  • Di pv21 (---.---.---.196) 12 aprile 2011 19:03

    Di là e di qua dal mare >

    Il potere di Gheddafi è tutto nelle sue armi. Sa bene che il cessate il fuoco sarebbe l’inizio della sua fine. Se il Rais non viene disarmato di certo c’è solo la “spaccatura” della Libia.
    Resterà l’unico vero “satrapo” di tutto il nord-africa?

    Il futuro di Berlusconi è tutto nella sua maggioranza di “nominati”. Che si chiami conflitto di attribuzione (Ruby) o si tratti di prescrizione “breve” l’obiettivo del Premier è sempre quello di fermare il corso dei suoi processi.
    Da "uomo più imputato dell’universo" diventerà l’unico cittadino riuscito a sottrarsi ai suoi giudici?
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce freni o rinunce fino agli esiti più imprevedibili …

  • Di (---.---.---.75) 13 aprile 2011 09:17

    senza parole.... che buffoni ci sono su quelle seggiole...fossero davvero tutti moralisti come dicono di essere non ci si porrebbero nemmeno per sogno problemi di questo tipo.

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