Rottamiamo Marchionne
La mitica “classe operaia” del Nord in questi anni ha votato Lega o Berlusconi. Visto come la tratta il berlusconiano Marchionne (trattamento che sarà riservato a tutti gli operai italiani), non sembra che abbia fatto un grande affare.
Era giusto abbandonare una falsa sinistra, che lascia mano libera al metodo capitalista, ma non era necessario votare per i padroni, ci si poteva astenere.
Al referendum vincerà Marchionne, si accetterà il metodo della globalizzazione, ma non si è capito che è proprio la globalizzazione che non ci offre futuro.
Infatti, enormi paesi si sono affacciati nella competizione globale, ora anche in settori di tecnologia avanzata, diventeranno presto imbattibili, e tutto l’occidente sarà ridimensionato poiché ha già perduto e perderà interi settori di mercato.
Per ritardare questa crisi
Di fronte a questi fatti, indiscutibili ed evidenti, non mi sembra lungimirante accettare il ricatto di Marchionne per tutelare un lavoro da schiavi, che peraltro ha poco futuro.
E’ ora che alziamo la testa dai fatti quotidiani e pensiamo ad un futuro diverso da quello che ci vogliono imporre multinazionali e speculatori finanziari.
L’imperativo categorico è quello di rifiutare la globalizzazione, e quindi
E’ questa l’alternativa, possibile e indispensabile, poiché il futuro che ci promette la globalizzazione è nero nei fatti e distruttivo nel proporre consumismo e inquinamento senza limiti.
A Marchionne facciamogliela pagare. Chiunque crede che
Il futuro del trasporto individuale in Italia deve essere quello di macchine elettriche, progettate e fabbricate in Italia, che marciano con la energia prodotta anche da distributori di energia solare, diffusi sul territorio, che producono in loco l’energia che vendono.
All’interno di questa strategia c’è lavoro, sostenibilità, diminuzione delle spese sanitarie, una agricoltura tutta biologica e senza la peste chimica, né OGM, la fine di una immigrazione che ha fatto felici i padroni ed infelici le periferie. Una vita con meno consumi, ma con meno precarietà,
Oggi nessuno pensa ad un futuro di questo tipo, nemmeno gli “oppositori”, Grillo, Vendola, Di Pietro, ma è tempo di pensarci, tenendo presente che gli aggiustamenti non servono.
E’ necessario un ribaltamento complessivo, epocale, la comprensione che la globalizzazione non porta nulla di buono, fa arretrare le condizioni materiali e sociali dei lavoratori, distrugge l’ambiente,mortifica culture,tradizioni e democrazia, e mette il potere nelle mani di speculatori finanziari, imprenditori, guerrafondai, nuovi colonialisti.
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