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Rompiamo il silenzio

Rompiamo il silenzio. Mai come ora è giustificato l’allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale quali perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell’uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l’arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi. Preoccupa soprattutto l’accettazione passiva che penetra nella cultura causata da una incipiente legittimazione di avvilimento dei principi costituzionali. Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi.

In troppi si dimenticano inoltre che fuori dalla nostra penisola vivono e lottano ogni giorno per tenere alto il valore dell’Italia, milioni di cittadini italiani che non solo non si sentono rappresentati, ma che si vedono negare troppo spesso dei diritti fondamentali pur essendo sempre disposti ad esercitare al meglio i loro doveri.
In questo desolante panorama aggravato dalla più grave crisi mai manifestatasi, nessun partito può considerarsi tale se non consente democrazia al suo interno e se i suoi rappresentanti non sono eletti direttamente dal popolo.

Attualmente una personalizzazione impersonale e irresponsabile caratterizza la politica italiana, una pseudo-democrazia mediatica, affollata di volti e nomi noti e visibili che, tuttavia, ha ridotto e quasi abolito la possibilità, per gli elettori, di esprimere scelte e preferenze "personali" considerato che ormai la costruzione delle rappresentanze politiche e parlamentari è un fatto praticamente esclusivo dei partiti, ridotti a cerchie di gruppi dirigenti ristrette e centralizzate.



A questo si aggiunge che fino a quando i giornali saranno "politicizzati" e "sovvenzionati dai partiti" credo che ci troveremo sempre di fronte a una informazione deviata!". E’ il solito problema del "finanziamento": pubblico, privato o per autosostegno che lascia sempre aperte le porte al "condizionamento".
Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali sono obiettivi ambiziosi, ma non irrealistici se la nostra voce collettiva potrà diffondersi e farsi ascoltare.

Vorrei inoltre sottolineare l’importanza del processo di integrazione europea rispetto alle sfide del mondo globalizzato di oggi – in particolare la crisi finanziaria ed economica, la crisi alimentare, il cambiamento climatico e l’ambiente, la crisi energetica e di sicurezza – sia sotto il profilo istituzionale che da quello delle politiche comunitarie.

Riportiamo quindi nel Parlamento Italiano la pratica dell’ascolto, la cultura dell’attenzione e l’etica della solidarietà e per questo impegniamoci ad agire per una politica che diffonda la conoscenza, sviluppi la cultura, protegga l’ambiente, promuova un’equa redistribuzione delle risorse economiche, realizzi le libertà individuali, concretizzi una rete di solidarietà sociale efficace e condivisa.
Il nostro lavoro dovrà consistere nello sconfiggere quel tipo di disinformazione che mette in luce personaggi geneticamente obsoleti, semplificando ed eliminando ciò che non è pertinente, strappando via le erbacce che soffocano messaggi di cambiamento e di speranza.

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