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Ritorno al Medioevo. I divieti e le paure

Attraversare l'appennino Tosco-Emiliano, in tale periodo autunnale, è sempre una esperienza di vita a dir poco meravigliosa.

Si è come travolti dalla profondità spirituale della natura, che nei suoi colori miti accompagna la frenesia della società moderna, in quell'oasi di tranquillità che è oggi giorno, sempre più ardua situazione concreta di vita, riuscire di fatto a maturare, a percepire.

La natura prosegue nella sua normale e storica ciclicità conducendo il mio essere viaggiante in Castiglion Fiorentino, splendida città abitata fin dalla preistoria, rinchiusa oggi nelle sue mura castellane medievali.

Tale spazio di vita offre un gran senso di riflessione.

Città, immersa in un silenzio a dir poco surreale, bambini che giocano allegramente, anziani che passeggiano con il "rosario" in mano per confidare al proprio Dio i segreti di una vita giunta al suo apice esistenziale, persone che bevono al bar raccontando i sogni di vita ritrovati nella notte dei desideri.

Mura, silenzio, ordine, e tranquillità e tante infinite telecamere di videosorveglianza.

La riflessione che maturo riguarda il fatto di come il medioevo, in particolar modo quello relativo alla fase c.d. dell'incastellamento appunto medievale è più attuale che mai.

I sindaci di oggi giorno, sono una versione moderna dei Signori territoriali, detentori di una sovranità legalitaria nei confronti dei propri sudditi, ovvero, i cittadini del Comune; e la massima espressione di tale potere è rappresentata dalle loro Ordinanze. Con tali atti sono quindi, in sostanza, artefici di quelle mura virtuali ma nel contempo reali, che devono proteggere i propri cittadini/sudditi, dall'invasione del degrado urbano e dall'invasione del fenomeno dell'insicurezza sociale.

Le Ordinanze che vengono forgiate dalle Amministrazioni Comunali di molte città, vedi Bologna, Venezia, Trieste, Lucca, Trapani ecc, sono come dire, la mera espressione del falso problema che caratterizza il vivere comune.

Le scritte sui muri, il divieto di chiedere l'elemosina, il divieto di suonare per strada, il divieto di mangiare un panino seduto sugli scalini, il divieto di indossare determinati abiti,il divieto di preparare Kebab, il divieto di passeggiare con gli zoccoli in centro, il divieto di vivere un pic nic in riva al mare, il divieto di fare chiacchiere con gelato o spuntino di mezzanotte, il divieto di fumare in spiaggia, il divieto di usare il tagliaerba nei weekend e nelle ore pomeridiane, oppure la concessione di mendicare solo a duecento metri di distanza l'uno dall'altro, ovviamente la maggior parte di tali divieti concernono il centro e non la periferia della città...

In periferia si può anche morire, si muore; si può soffrire, si soffre; si può patire l'indifferenza sociale; nel centro no, deve affermarsi l'apparenza, lo specchio dell'ipocrisia borghese vigente.

Tutti divieti, che hanno una chiara espressione securitaria.

Ecco allora sorgere mille ed infinite telecamere che per una questione di presunta sicurezza preventiva in realtà controllano in toto la vita di tutti i cittadini/sudditi, ecco i poliziotti di quartiere e le ronde.

Si deve creare la sensazione di vivere in un paese insicuro, incrementare il senso di precarietà di sicurezza sociale percepita dal comune cittadino, si deve fomentare la paura.


A Bologna per esempio, sono due anni che il principale problema sociale, è dato dal fenomeno dell'imbrattamento dei muri. Ecco allora che Casini e compagnia bella, aderendo alla campagna indetta dal Resto del Carlino, no graffiti day, ripuliscono i muri.

Ma nello stesso tempo a Bologna vedi aziende chiudere battenti, vedi persone perdere il lavoro, vedi un comune che batte cassa ma nello stesso tempo spende miliardi per costruire l'inutile CIVIS; vedi uomini e donne sandwich ancora ai semafori a sputtanare la propria dignità di essere umano per guadagnare quattro soldi ed arricchire il profitto delle aziende che sponsorizzano il loro prodotto sul corpo e la dignità delle persone.

A Trieste la situazione è identica, così come in tante altre città, ovvero il principale problema degli Amministratori locali è la pulizia dei muri, l'ordine sociale, la sicurezza dei cittadini.

Sì perché suonare per strada a Trieste secondo Dipiazza può compromettere lo status di sicurezza di chi passeggia per le vie triestine.

Follia pura.

Ma mera realtà.

Perché accade tutto ciò?

Ritorniamo a Castiglion Fiorentino.

Città silenziosa, chiusa nelle sue mura.

Chiusa nelle sue mura.

Con le ordinanze e delibere comunali è proprio questo che vogliono gli Amministratori/Signori territoriali, siano essi di sinistra che destra, ovvero chiudere le città del terzo millennio all'interno di mura virtuali ma legalitarie ed autoritarie; mura devastanti, mura che proteggono l'apparenza, mura che isolano il pensiero critico, mura volte a reprimere ogni forma di dissenso,ed a controllare in sostanza la libertà di essere uomo libero.

Tutto ciò si realizza grazie all'ausilio dei banditori (alcuni quotidiani locali) che elargiscono il senso di insicurezza alle menti non pensanti e contribuiscono conseguentemente a ciò ad inibire l'eplicazione della libertà della partecipazione alla vita sociale e democratica.

La natura ha una sua ciclicità ben chiara ed affascinante, quella del sistema è
altrettanto chiara ma, ahimé, devastante.

Ecco il ritorno del Medioevo.

Demoliamo le fondamenta di queste mura, prima di essere imprigionati; prima di essere totalmente schiavizzati dal falso senso dell'insicurezza sociale.

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