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Riondino, Pinocchio e gli astri (del cielo)

Davide Riondino non mi ha mai fatto ridere, lo confesso.

E neanche pensare. Non mi ha mai fatto commuovere o avere un botto di fantasia, di poesia, di speranza o di nostalgia. Non mi ha fatto immaginare, fantasticare né sorprendere o indignare. Mi ha fatto spesso, praticamente sempre, cambiare canale. Fine della storia; che non è né particolarmente offensiva nei suoi riguardi, credo (in fondo non si può piacere a tutti) né granché interessante.

Voglio dire che di Davide Riondino non mi è mai importato niente, ma ora mi è venuto di scriverci sopra due righe. Il che sorprende anche me, devo confessare; la questione è un po' lontana dai miei soliti interessi. Ma mi è venuta voglia perché ho letto della sua penosa vicenda.

In pratica, avendo messo da parte un gruzzoletto di 450.000 euro, frutto di onesto e continuo lavoro, ha pensato bene di investirli all’estero tramite quel tizio chiamato il “Madoff dei Parioli”, ma di aver cercato poi di rimpatriare quei soldi grazie allo “scudo” fiscale, la gran furbata (ignobile, con le plusvalenze accomulate tassate a una miseria) del governo Berlusconi. Inutile dire che nella shakespearana vicenda ha perso tutto.

Pare che abbia affermato che il truffatore “...era rassicurante, parlava di astrologia del denaro dicendo che c’era un nesso tra la crisi economica e gli astri. E garantiva alti tassi di rendimento nonostante la crisi economica...”.

Ecco. A questo punto mi sono ricordato che Riondino si presentava più o meno come uno che faceva un po’ il grillo parlante. Uno di quei tizi, alla toscana, che ha in tasca la saggezza popolare, quella poco intellettuale, ma molto “vera”, molto solida, millenaria.

Poi incontra uno che parla di “un nesso tra la crisi economica e gli astri” e lo sta a sentire. Che qualcuno vada in giro a raccontarlo ci sta; si racconta di tutto di questi tempi, ma anche in altri tempi. Da sempre insomma. Il problema è che qualcuno continui a crederci ancora.

Un cantastorie poi dovrebbe conoscere bene l’arguta novella del gatto e la volpe. Il campo degli zecchini (o era l’albero?). Se pianti uno zecchino d’oro (ma oggi non sottilizziamo, va benissimo anche uno chèque) in quel preciso campo, dopo un tot di tempo crescerà un albero i cui frutti saranno mille e mille zecchini d’oro. La storia era più o meno così. La morale l’avete capita, no ? Se sei avido e affidi i tuoi soldi a un paio di loschi individui che ti garantiscono guadagni favolosi, l’unica cosa certa è che ti prenderai una sòla (che sarebbe una fregatura).

Un cantastorie toscano avrà strimpellato questi racconti mille o duemila volte almeno. Poi un gatto e una volpe dei parioli gli raccontano che in Svizzera (presumo) ci sta un campo dove se ci metti i tuoi dindi quello frutta, frutta... oh sì, dobloni su dobloni.

Ora, che dire ? Il povero Riondino non mi ha mai fatto ridere, ma ora un poco – mi perdonerà, lo so che non è proprio elegante né generoso – ma ora un poco, sì.

Ma più ancora dei favolosi tassi che sono il moderno specchietto per le allodole in cui cascano in molti, c’è la spinosa, spinosissima questione del nesso tra crisi economica ed astri. Perbacco, qui la questione è seria, non ci si può scherzare troppo.

Anche perché si può facilmente intuire che la crisi economica si muove rapidamente con meccanismi così articolati e complessi, interdipendenti e fluidi che perfino i più preparati economisti faticano a seguirne gli sviluppi e a prevederne gli effetti. Giusto Nouriel Roubini ne ha azzeccata qualcuna, direi. Figuriamoci degli imprecisati "astri".

Quindi la questione è che nemmeno Pinocchio si sarebbe bevuto una panzana simile. Non è un po’ grave per uno che si presenta con la saggezza millenaria in tasca?

E fermiamoci qui, per non infierire. E prima che a qualcuno venga in mente di nominare ministro delle finanze il Mago Otelma.

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