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Riflessioni sul crocifisso nelle scuole

Quello del crocifisso nelle scuole è l’ennesimo falso problema ostacolante la riflessione proposto dal dodi-imperialismo. L’acrostico dodi&c è una mia invenzione caratterizzante la "Compagnia Dove Ogni Deficiente Impera".
Si tratta di una compagnia di fanatici dementi non prettamente politici, ma portaborse di politicanti, che di fatto continua ad imperare imperterrita proprio in quanto specializzata nell’offuscamento degli animi, e si distingue per la sua incessante lotta al capitalismo, senza minimamente accorgersi che il capo umano - o cranio, in ebraico “golgota”, in latino “calvario”, sede dell’io superiore, o Cristo in ogni uomo - ne è la sacra fonte. In tal senso io credo che l’anticristo non sia altro che l’anticapitalismo che si predica oggi come Cristo meramente utilitaristico, o consumistico, cioè “morto inutilmente” (Galati 2,21). In greco “chrestos” significa appunto utile (adatto, idoneo, abile) ed anticamente, quando ai discepoli degli iniziati veniva presentata l’immagine dell’uomo libero, tale concetto era riferito al corpo fisico quale strumento “più adatto” e completo per l’evoluzione dell’io, che ha luogo proprio mediante l’uso ed il consumo del corpo ed in rapporto alla sofferenza ed al dolore. “Christos”, in latino “Christus”, significa invece “unto”, ed è la traduzione letterale dell’ebraico Masciach, “Messia”. Nell’antichità venivano unti i sacerdoti, i re e i profeti, e ciò che veniva venerato a dicembre era il più grande “unto” del Creatore: lo spirito del Sole. Così gli iniziati facevano l’esperienza che viene riassunta nelle parole di Paolo: “Non io, ma il Cristo in me” (Galati 2,20-21), che significano: non il mio io pieno di egoismo deve prevalere; questo si deve fare strumento (“chrestos”) per l’io cristico (“Christos”). Nella morte “muore” solo lo strumento fisico - il chrestos - e lo spirito - il Christos - può per questo “risorgere” in un mondo immateriale. Così l’antica formula per la morte del “chrestos” era “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, mentre per il Christos era: “Mio Dio, mio Dio, quanto mi hai esaltato!”. Nell’ebraico antico le due frasi suonano quasi uguali: “Elì, Elì, lemà sabactàni” (mi hai glorificato) ed “Eloì, Eloì, lemà azabtàni” (mi hai abbandonato; da da “azàb”, “abbandonare”, verbo formato dalle lettere ain, zain e bet).
 
Questo fatto, di cui non si parla più, ha portato a inversioni e a fraintendimenti. Ma come stanno le cose oggi? Oggi si predica l’anticapitalismo non accorgendosi che un vero capitalismo, vale a dire una vera libertà di mercato, ha ancora da venire! Si predica la lotta contro il capitalismo chiamando capitalismo qualcosa che capitalismo non è. Faccio un paio di esempi attualissimi. Il primo riguarda la sfera del cinema, il secondo della letteratura. Proprio in questi giorni sta uscendo il dodi-film di Michael Moore, intitolato “Capitalism: a love story”, opera contro il capitalismo. Ron Paul ha risposto a Moore dicendo che il capitalismo di cui egli parla nel suo film non è capitalismo ma corporativismo! E proprio in questi giorni è uscito il dodi-libro di Zygmunt Bauman, intitolato “Capitalismo parassitario” (Bari, 2009), che ho appena finito di leggere e che ho trovato profondamente mistificatore, in quanto anche qui si parla di capitalismo, attribuendo al capitalismo le malefatte dello statalismo corporativista e keynesiano.
 
Non sto a scrivere ora la differenza fra capitalismo e corporativismo (basta cercarla in qualsiasi motore di ricerca web), dirò soltanto che il capo umano non può generare corporazioni avverse all’io umano, a meno che sia il capo di un demente, appunto. Ciò che conta è comprendere come il dodi-pensiero odierno, combattendo contro il capitalismo, combatta in realtà contro il capo (da cui il concetto di capitalismo proviene) e contro l’umanità intera. Infatti solo il manas umano può superare la crisi economica del mondo. Però chi conosce oggi il concetto di manas? In sanscrito questo concetto indicava l’intelligenza dell’io umano, ed era sentito provenire dall’alto. Gli indiani lo adoravano nel dio “Manitù”.
 
Nell’antica Grecia fu conosciuto come la forza del Minotauro dominata da Minosse. La civiltà minoica, col suo culto del toro, fu appunto quella del rinvenimento della ragione per tornare alla luce (attraverso il famoso filo di Arianna, simboleggiante il filo nel “labirinto” della ragione, o del manas appunto). E questa aurea attività interiore e solare, in grado di generare ricchezza spirituale e materiale, perciò in grado di soddisfare anche ogni desiderio di cibo era la cosiddetta manna del mondo ebraico. “Man” è anche la radice dell’umanità stessa. Ma cos’è la manna umana se non il talento degli uomini, generatore di moneta? Oggi non si vuole dire alla gente che cos’è l’io perché si ha forse paura dell’intelligenza della natura umana, e la si vuole schiavizzare in un modo o nell’altro? Sembra proprio di sì. Ecco perché il dodi-pensiero predica in favore della - o contro la - eliminazione della croce nelle scuole dell’obbligo. Per il pensiero debole ciò che conta è che la verità non emerga… Infatti la risoluzione del falso problema del crocifisso nelle scuole dell’obbligo non c’è.
 
Togliendo o non togliendo la croce dalle scuole dell’obbligo il risultato infatti non cambierebbe. Per due motivi: il primo motivo è che non ci dovrebbe essere obbligo a sapere le verità. Ed il secondo consiste nel fatto che la croce è la massima espressione del materialismo cattolico ed anche togliendola non si toglierebbe il materialismo dalle scuole dell’obbligo. Io eliminerei davvero le scuole dell’obbligo. Non ne verrebbe altro che libera cultura. Che senso ha infatti reintegrare ciò che è morto (il pensare materialistico o debole) attraverso opzioni che sono l’una peggiore dell’altra? Che senso ha cercare di vivificare il cadavere del pensare? Cioè dogmi di pensiero? Quando il cristianesimo divenne religione di Stato (verso la fine del quarto secolo ca.) entrò infatti in esso qualcosa che non era più cristianesimo. E cos’era? Era imperialismo della romanità in declino. L’ampia e profonda saggezza che nei primi secoli cristiani tentava di compenetrare il mistero del Golgota (cranio) e tutto ciò che vi si ricollega, fu travolta dal materialismo occidentale, che lentamente, dal quarto secolo in poi, pervase la civiltà occidentale.
 
La concezione orientale (greca e medio orientale) della religione si congiunse così con la concezione dello Stato sorta in occidente. E che cos’è oggi il crocifisso nelle scuole dell’obbligo? Non è altro che materialismo. È l’espressione del passaggio verso il materialismo cattolico, connesso all’“uomo dei dolori”, cioè al “chrestos”, non al “Christos”. Con ciò si produsse una frattura nel mondo della cristianità, dato che l’immagine del Cristo crocifisso e sofferente, che da allora in poi perdurò per secoli, non permise più di afferrarlo nella sua essenza immateriale e risorgiva come io in ogni uomo, ma consentì di percepirlo solo nella sua natura corporea, materiale, cioè senza che l’io trionfi e che è a un tempo vincitore e custode dell’umanità. Dovremmo renderci conto allora di come l’idea del Natale e della nascita si sia impoverita al punto che il più grande mistero è stato ridotto ad una banale esperienza sentimentale. E dovremmo parimenti riconoscere che attraverso l’idea del passaggio evolutivo all’io superiore entra nell’uomo qualcosa che non può comprendersi materialisticamente, se non si vuole sostituire anche tale evolutivo passaggio (in ebraico “pesach”, pasqua) col transito dei trans, oggi applaudito in Tv.

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