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Riflessioni in libertà di un volitivo

Sin da quando ero ragazzo, nel mio intimo, ha sempre albergato, con impulsi composti ma nitidi, un piccolo e insieme speciale sentimento: il sano orgoglio dell’italianità, dell’appartenenza - sia pure a guisa di granello piccolissimo - al decantato, ammirato e stimato “popolo di poeti, santi e navigatori”.

Per di più, a prescindere dall’effetto come riversatosi sulla mia persona, trovo bello sottolineare che siffatta lusinghiera reputazione goduta dalla gente del vecchio stivale si è perpetuata nell’arco di secoli grazie anche alle implementazioni che man mano sono arrivate a conquistarsi un posto a fianco delle emerite realtà originarie: si pensi alla moda e al “fai da te”in genere, con etichetta italiana.

Non che il vivere quotidiano nel nostro paese sia stato dispensato da problemi, disagi, sacrifici e limiti; tutt’altro, di sicuro nessun paradiso in terra.

Però, l’impronta delle qualità, delle eccellenze, delle doti di spicco verso cui si volgevano gli altri popoli, quasi a volersi specchiare, hanno per lunghissima pezza costituito, nella penisola, una solida e sana pietra miliare per le coscienze, le azioni e i comportamenti concreti dei più.

Purtroppo, come è cambiato, e non da adesso, lo scenario che ci circonda! Al punto, che non sembra affatto sintomo di qualunquismo affermare che lo scadimento dei costumi trovasi proprio alla portata degli occhi di tutti.

Lontana, dunque, anni luce la terra di “santi eccetera”, al giorno d’oggi il Bel Paese presenta sul palcoscenico del mondo prevalentemente un cast di “divi”, di cui, davvero, non v’è chi non avrebbe fatto volentieri a meno: faccendieri intriganti, maneggioni senza scrupoli, finanzieri, imprenditori e dirigenti che fabbricano carte false e rubano, controllori che non vigilano e forse sono collusi, autorità e politici che latitano quando, addirittura, non vanno a braccetto con coloro che si macchiano in prima persona di reati.

E, schiacciata, danneggiata e resa povera dal grande circo di scellerati impuniti, ecco un’autentica marea di cittadini ignavi e sprovveduti, ai quali chissà se sarà mai resa giustizia e se verranno rifusi, in tutto o in parte, i danni.

Ci si soffermi per un attimo, ad esempio, sulla clamorosa vicenda, proprio da prima fila e autentico caso di scuola, del noto colosso Parmalat: se in tanti hanno imbrogliato il globo intero sottraendo o distruggendo miliardi, falsificando documenti e bilanci e così via discorrendo, come sarà stato il comportamento dei medesimi a proposito della garanzia della qualità e della salubrità dei prodotti alimentari recanti il famoso marchio di cui, su incalcolabile scala, ci nutriamo? Possiamo stare tranquilli? Le autorità competenti hanno compiuto e predispongono puntualmente i controlli del caso per rassicurarci? 

Oltre che per via delle suddette specifiche note dolenti, provo un senso di rammarico nel constatare che ormai il mio Paese è caratterizzato da frequenti scioperi e discese in piazza: ogni volta, una singola categoria, sia pure sotto la bandiera della rivendicazione di propri legittimi diritti, danneggia vistosamente, spesso irrimediabilmente, molteplici, se non tutte le altre, categorie di cittadini. Un’immane spirale viziosa, un’inconcepibile catena di controsensi.

Per non parlare, infine, dell’imo assoluto in cui risultano precipitati finanche valori e principi elementari, naturali e fondamentali.

A questo punto, che aggiungere? Semplicemente auspicare che il Padreterno e/o altre divinità poste in alto ci salvaguardino dagli “scivoloni irreversibili“ che incombono e intervengano nella maniera più consona per rimettere tutti sulla retta carreggiata.

 

Foto: Fotopedia

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