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Ricky Kakà e Barack Obama: le più belle immagini del terzo millennio

C’è un mondo del calcio che vive in tribunale: è quello del processo penale che prende il via oggi a Napoli e che vede come imputati Luciano Moggi e gli altri implicati nello scandalo di "Calciopoli".

Ma oggi è un aspetto del calcio schiaffato in secondo piano da quell’altra faccia del pallone, quella faccia molto più limpida, pulita e solare, fatta di cuore, passione e sportività che è oggi impersonata da Ricardo Kakà, fresco protagonista di una presa di posizione forte e decisa: la rinuncia all’offerta ultra-milionaria del City per prediligere invece altri valori come l’amore per la propria maglia, l’affetto per amici e compagni, l’entusiasmo e l’ebrezza dello sport più vero e più puro, quello che vive in campo, tra dribbling, finte, assist e gol. "I soldi non sono tutto" così Ricky ha rinunciato a più del doppio del suo attuale ingaggio dando la priorità a quella che ha definito "la mia casa, la mia storia". A quella che è, insomma, la sua famiglia.

C’è un altro mondo per cui, invece, i soldi sono davvero tutto: è il mondo della finanza speculativa che ha determinato la pesante crisi economica degli ultimi mesi. E’ un mondo in cui non solo l’economia, ma anche la politica ha le sue responsabilità.

C’è, oggi, però, anche un’altra faccia della politica: quella di Barack Obama che sta realizzando un sogno apparentemente irraggiungibile, quello di vedersi Presidente degli Stati Uniti d’America nonostante il colore della pelle. Oggi è il 20 gennaio 2009: una giornata che sarà ricordata nei libri di storia come l’Obama-Day in quanto data dell’insediamento del nuovo Presidente alla Casa Bianca. Nelle prossime ore giurerà sulla bibbia di Lincoln, ricordando qual’è la sua caratteristica principale a tutti quelli che sembrano averla dimenticata: quella di essere americano. "Se c’è ancora qualcuno che dubita che l’America non sia un luogo nel quale tutto è possibile - ha detto Obama - e che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, questa notte ha avuto le risposte che cercava".


Barack è l’immagine della speranza e della fede in un futuro migliore, a prescindere da colori e schieramenti. E’ quell’immagine di libertà e democrazia come espressione principale di un futuro di pace e armonia in ogni anfratto del nostro pianeta, anche dove adesso dominano l’odio e la guerra. E’ la dimostrazione più grande e più forte che con la ferma convinzione di riuscire a compiere il proprio sogno, lo si può realizzare: "Yes we can" è il tormentone musicale che ci portiamo dietro come bagaglio culturale dalla storia di Obama che deve ancora iniziare ma che ha già dato tanto al mondo.

Così come dal tormentone-Kakà, il più grande caso mediatico del calciomercato internazionale degli ultimi anni, ci porteremo sempre nel cuore le nobili motivazioni e i grandi valori che hanno indotto il giocatore brasiliano a prendere una decisione fatta col cuore.

Ricky Kakà e Barack Obama: due facce limpide, due splendidi esempi per una società che a tratti sembra sbandare, ma che poi sa anche stringersi intorno a punti di riferimento così pregiati riconoscendoli come "condottieri" culturali di una nuova era.

E il pregio di Obama e Kakà non è un pregio materiale. E’ un pregio morale di ricchezza umana, passione e umiltà.

Una speranza concreta per un mondo migliore.

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