• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Rete, identità, comunità.

Rete, identità, comunità.

La rete è lo spazio elettivo delle nuove identità fluide ed infinite.

 

Ogni “marinaio” è libero di indossare tutte le maschere che vuole. Si può essere chiunque, cambiare se stessi, realizzare i propri desideri senza alcun limite, tutte le volte che si vuole. Essere tutto quello che si desidera contemporaneamente. Possibilità virtuali, ma quante vengono effettivamente sfruttate?

Microcosmi e Frontiere

“Conosciamo bene la collettività e l’individualità ma ciò che conosciamo meno bene è la connettività: esiste un essere connettivo e una possibilità di essere se stessi e altre persone in un determinato tempo.”

(de Kerckhove, 1998)[1]

La rete è lo spazio elettivo delle nuove identità fluide ed infinite.

Ogni “marinaio” è libero di indossare tutte le maschere che vuole. Si può essere chiunque, cambiare se stessi, realizzare i propri desideri senza alcun limite, tutte le volte che si vuole. Essere tutto quello che si desidera contemporaneamente. Possibilità virtuali, ma quante vengono effettivamente sfruttate?

E’ innegabile che le identità, in rete, tendono a spuntare come funghi e a scomporsi e ricomporsi ciclicamente, ma non è difficile imbattersi in tendenze che, anche nel mondo virtuale, cercano di limitare le possibilità metamorfiche e tendono ad imprigionare gli individui in vari modi (vantaggi per gli utenti che mantengono, per lunghi periodi, la stessa identità e meccanismi relazionali che li favoriscono).

Nelle chat si diffondono le classifiche dei “più popolari” e, in alcuni casi, esiste una gerarchia degli utenti basata sul tempo di iscrizione (e a volte sul livello di partecipazione). Yahoo è un esempio emblematico con la sua classificazione degli utenti secondo schemi gerarchici, ispirati ai gradi della marina, che permettono di accedere via via a diverse funzioni e “stanze”. Con l’ evolversi progressivo delle chat in video-chat diventa molto più difficile trasformare se stessi e si accentua la formazione di minigruppi stabili, legati a determinati spazi di conversazione, che spesso tendono ad escludere i nuovi venuti con la semplice indifferenza.

Lo straordinario successo dei sistemi di messaggistica istantanea[2] ha impresso una svolta “epocale” nella direzione della limitazione delle possibilità di alterazione del sé; replicando, molto spesso, in rete le relazioni sociali esistenti nel mondo fisico. Rispetto alle chat, di cui tendono a prendere il posto, sono strumenti di comunicazione più simili al telefono e meno aperti alla creazione di nuove relazioni. Comunichi con gli avatar che hai inserito tra i tuoi contatti; che possono essere reperiti tramite sistemi di ricerca[3], ma nella maggior parte dei casi si acquisiscono, si scambiano, come il numero di telefono.

I blog sono il fenomeno del momento; tanto che i mass media, con toni allarmati, parlano di “blog generation”. In diverse occasioni, hanno dimostrato di essere uno straordinario strumento di mobilitazione politica (soprattutto in paesi dove esiste una forte censura[4]); e più volte sono riusciti a battere i giornalisti professionisti nel dare le notizie. Le speranze di democrazia elettronica partecipativa fanno, spesso, appello proprio alla libertà di proporre contenuti e opinioni personali offerta da questo strumento[5].

I blog sono uno strumento che, di per sé, favorisce il formarsi di identità stabili[6]. La maggioranza dei blog arriva ad avere un numero di visite “decente” dopo mesi di post letti da pochissime persone; e difficilmente si butterà a mare tutto questo lavoro per costruirsi una nuova identità[7]. Per emergere nei flussi enormi di dati si devono creare reti di relazioni, esemplificati visivamente nel BlogRoll, ovvero la serie di link a “blog amici” onnipresente alla destra dello schermo.

L’identità del blog (e del blogger) deve vendersi secondo le più avanzate tecniche pubblicitarie e di marketing; tramite slogan (titoli) accattivanti e iperbolici, la creazione di legami stabili con gli utenti, e la recita di se stessi come specifici “personaggi” con caratteristiche distintive ed uniche.

Le identità dei blogger si fanno ancora più stabili per l’influsso dei siti di Social bookmarking[8]; siti che organizzano i flussi informativi provenienti dai vari blog (o testate on-line). Molti di questi prevedono sistemi a punti (o voti) che favoriscono gli utenti più conosciuti o che hanno raggiunto più spesso la Home Page[9]. Ancor più interessanti sono le dinamiche dei siti Tematici, che creano spazi esclusivi e chiusi, in cui non sempre è possibile accedere[10].

La rete crea micro-spazi e micro-comunità; queste posso strutturarsi come microcosmi chiusi, dai confini netti e precisi, o come frontiere aperte in cui sperimentare logiche meticcie ed identità sincretiche e cangianti.

I microcosmi chiusi definiscono confini escludenti, quasi una riedizione virtuale dei confini etnici di Barth (1994); che possono essere violati, ma solo per essere confermati. Chi li attraversa, quasi sempre, subisce un cambiamento di identità completo (perdendo la precedente), indipendentemente dalle sue intenzioni[11]. Non si formano identità ibride.

Le frontiere, al contrario, favoriscono logiche meticcie. Turner (F.J.; 1957), cercando le fondamenta dello spirito americano, dava grande importanza alla conquista del West; che, spesso, nel testo assume i tratti del mito fondativo, purificato dalle ombre e dai contesti di potere del periodo storico. Intuisce, nonostante ciò, nella frontiera un luogo di trasformazione radicale, grazie all’ incontro e all’ interazione tra culture. Un luogo dove le persone, scontrandosi, si mescolano ed elaborano nuove identità.

Rosaldo al contrario vede l’importanza delle “zone di confine”; ma vede, altrettanto, il differente potere dei gruppi che in esse si incontrano. Amplia, e de-localizza, la definizione di queste zone, “nicchie di resistenza ed esplosioni di ogni genere” (2002: p. 189), a molti contesti della vita quotidiana in cui persone concrete confrontano la loro identità culturale (etnica, di genere, politica, sociale, stilistica, “subculturale” etc.) con culture altre o, meglio, parzialmente altre; visto che, per l’autore, le culture monolitiche sono un invenzione e i processi di ibridazione sono sempre in atto. “I processi creativi di transculturazione si collocano lungo i margini reali o metamorfici, là dove la “persona” è attraversata da identità multiple”. (ibidem: p. 299) Queste zone di confine non sono affatto neutre; sono intrise di potere che in varie forme condiziona fortemente l’elaborazione culturale, spesso nascondendosi dietro l’“oggettività” e la “verità” o escludendo i “diversi” dalle stanze in cui le decisioni vengono prese.

La rete sembra, di per sé, configurarsi come uno spazio magmatico e caotico attraversato da frontiere aperte, perenni ed instabili, dove ogni identità è destinata a smontarsi e rimontarsi in un eterno caleidoscopio esperienziale; ma spesso, al contrario, vengono eretti muri invalicabili che, essendo strutturalmente fragili, devono essere difesi con feroce violenza. L’ onnipresente zona di confine digitale non sfugge alle incrostazioni di potere, complesse e fluide, del tardo capitalismo; le fa esplodere ed evolvere per adattarsi al nuovo ambiente. Il potere si trasforma in competenza, conoscenza, relazione, tempo, accesso; ma non svanisce. I percorsi individuali si diversificano nettamente in differenti usi delle possibilità interattive e di partecipazione.

L’ ossessione del “succeso” aumenta l’isteria e tende a sostituirsi ai valori “tradizionali” di cooperazione, ibridismo e “caos” nella maggioranza dei “nuovi utenti”. Per aver “successo” devi venderti. Devi trasformarti in un feticcio-merce attraente. Le identità raggiungono il massimo della stereotipia, spesso un unico tratto definisce tutto ciò che sei: l’Anarco-Capitalista Libertario, il Blogger GLBT, il Teo-dem, l’ambientalista-realista, il berlusconiano-liberale, l’adepto del Tempio di Shiva Nera e il Pacifista-Utopico in viaggio per il mondo con la moto. Una volta assunta la posizione, mantenerla ad ogni costo; spesso censurando ed escludendo chiunque mostri la seppur minima diversità rispetto al pensiero egemonico della comunità.

Identità fragili che, per porsi come monolitiche e ben definite, si fanno violente e velatamente, o apertamente, razziste[12]. La possibilità di esperire miliardi di identità diverse resta alla portata di un click, ma, molto spesso, in rete si resta incapsulati nel proprio microcosmo chiuso e monolitico-fragile; legati ad un’ identità incatenata, ad uno stereotipo di sé immutabile[13].

Media e Società


[1] Intervista “doppia” (con Pierre Levy) http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/biblio.asp?id=108&tab=int.

 

[2] Il più usato è Windows Live Messanger, anche grazie alla sua integrazione nel sistema operativo. Yahoo ne offre uno, molto usato in passato, che tende a perdere utenti attualmente. Google ha provato a lanciare un sistema proprio che, per ora, ha avuto scarso successo. E ne esistono di svariati minori. Skype a rigor di logica non fa parte di questo tipo di software, essendo un sistema di telefonia tramite internet, ma sempre più la differenza sfuma per la grande similitudine di funzioni (grazie allo sviluppo del Software windows).

 

[3] Il sistema Windows offre una piattaforma per blog collegata che in parte favorisce l’acquisizione di nuovi contatti (Grazie soprattutto ad elenchi che segnalano gli ultimi aggiornamenti), ma contemporaneamente offrendo la possibilità di riservare l’ingresso solo ai propri conoscenti contribuisce a formare microcosmi chiusi.

 

[4] Ad es. le recenti mobilitazioni per l’aumento del prezzo del pane in Egitto sono state organizzate da Blogger; e anche in Cina assumono sempre più il ruolo di unica voce “contro”.

 

[5] Probabilmente i blog trasformeranno il dibattito pubblico, ma semplicemente dando nuova influenza a persone che hanno già possibilità di influire sulla sfera politica. Sia per via del Digital Divide (materiale e culturale, inteso come diversa conoscenza/competenza); sia per il semplice fatto che la maggioranza dei blog è protesa a tutt’altri argomenti. I temi che scalano le classifiche sono quasi sempre il Gossip, le novità della rete, e quando temi più seri riescono ad imporsi sono quasi sempre trattati con taglio scandalistico (ovviamente fluttuano anche testi di straordinario interesse).

 

[6] Spesso viene replicata in rete l’identità reale con tanto di nome e cognome.

 

[7] I pochi casi di apertura di nuovi blog sono spesso motivati da cambi di piattaforma software; e quasi sempre a cambiare è il blog, non il blogger che mantiene lo stesso nick.

 

[8] Social bookmarking is a method for Internet users to store, organize, search, and manage bookmarks of web pages on the Internet with the help of metadata. In a social bookmarking system, users save links to web pages that they want to remember and/or share. These bookmarks are usually public, and can be saved privately, shared only with specified people or groups, shared only inside certain networks, or another combination of public and private domains. The allowed people can usually view these bookmarks chronologically, by category or tags, or via a search engine. (http://en.wikipedia.org/wiki/Social... )

 

[9] Esempio emblematico, in Italia, Oknotizie. (http://oknotizie.alice.it/ ) Ma tutti favoriscono gli utenti che creano reti in cui scambiarsi il voto. E il discorso non è molto dissimile per i siti di “giornalismo partecipativo”.

 

[10] In Italia, in campo politico, i due principali aggregatori al momento sono Kilombo per la sinistra (http://www.kilombo.org/) e Tocqueville (http://www.tocqueville.it/). Entrambi selezionano gli utenti secondo logiche politiche chiuse (ad. Es. mi è stata rifiutata l’iscrizione richiesta, più volte, a Tocqueville. Lo spirito di confronto politico, anche con chi ha idee profondamente diverse, nella rete Italiana, scarseggia).

 

[11] L’ identità originaria può essere mantenuta solo vivendo in conformità con i codici morali tradizionali, cosa che risulta difficile in una situazione completamente diversa (può verificarsi quando l’emigrato si ritrova in una posizione di vantaggio rispetto ai residenti e usa l’identità condivisa per escluderli).

 

[12] Indipendentemente dalle posizioni politiche. Spesso proprio chi predica a gran voce contro la discriminazione e il razzismo, poi tende ad accusare chiunque la pensi diversamente di razzismo ed idiozia; mostrando a sua volta una sorta di “superiore” razzismo culturale nei confronti dei “mentecatti subumani razzisti”.

 

[13] Ovviamente si tratta sempre di scelte personali (socialmente condizionate) e l’aumento di liberatorie possibilità metamorfiche è innegabile. Personalmente per anni ho cambiato nick ogni due o tre giorni; ho scritto per blog di altri, ho aperto blog che duravano massimo due settimane. Ciò nonostante, di recente, ho dovuto piegarmi un minimo alle logiche emergenti della rete e acquisire un’identità stabile, ma le possibilità sono tante e sogno già di migrare.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares