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Repubblica Centrafricana, il dominio dell’impunità

Decine di persone sospettate di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità ancora latitanti. Nessun processo avviato negli ultimi 20 mesi. 

Un solo mandato d’arresto eseguito sui 25 emessi dalla Corte penale speciale, un tribunale ibrido istituito per giudicare i responsabili di crimini di diritto internazionale commessi durante una serie di conflitti interni iniziati nel 2013.

Questo è il quadro desolante dello stato della giustizia nella Repubblica Centrafricana, secondo un rapporto diffuso oggi da Amnesty International.

A chiarire ulteriormente come stanno le cose, l’unica persona arrestata è stata rilasciata pochi giorni dopo su decisione delle autorità di governo, senza alcuna autorizzazione giudiziaria. E non si tratta di una persona di poco rilievo: è l’attuale ministro ed ex leader di un gruppo armato Hassan Bouba Ali, sospettato dell’uccisione di oltre 70 civili nel 2018.

Se l’azione della Corte penale speciale viene boicottata con iniziative del genere, i tribunali nazionali si segnalano invece per la completa inazione. Secondo la legge, dovrebbero svolgersi almeno tre sessioni all’anno in ognuna delle tre province, ma dal 7 febbraio 2020 non ce n’è stata neanche una.

 

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