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Report, l’affaire Covid: sanità privata e fondi pubblici

Questi gli argomenti trattati dai servizi della puntata di ieri di Report:

Un viaggio nella sanità privata, in varie regioni d'Italia.

 Un'importante inchiesta sulle sigarette non a combustione.

Come sono stati spesi i 400 ml erogati per i comuni, per aiutare le famiglie in difficoltà dall'emergenza coronavirus.

 
Solidarietà limitata di Bernardo Iovene
 
IL servizio di Iovene si è occupato di questi fondi, raccontando quanto fatto a Bologna (l'amministrazione ha integrato i fondi con fondi propri) e poi a Ferrara.
Il comune (gestito dalla Lega) qui ha detto “prima gli italiani”, escludendo coloro hanno un permesso di soggiorno breve, andando a scontentare anche parte dei suoi cittadini, oltre che l'opposizione.
Iovene ha raccolto la testimonianza di don Bedin, che gestisce una mensa che aiutata tutti i bisognosi: “non li ho visti mai al rosario i leghisti” ..
Il sindaco leghista ha disdetto l'intervista a Report che ha invece raccolto il punto di vista dell'opposizione: altri comuni anche leghisti non hanno fatto le scelte fatte a Ferrara.
L'assessore alle politiche sociali del comune non vuol sentir parlare di discriminazione: “è una scelta politica per questa direzione, dare risposte al territorio”.
 
Varie organizzazioni hanno fatto ricorso, vincendolo e così il comune ha dovuto riformare la legge: il sindaco Fabbri rivendica le sue scelte, ma a fine aprile i buoni spesa sono stati dati anche a persone con permesso di soggiorno breve, senza dover rinunciare ad aiutare nessun “italiano”.
 
A Bologna gli aiuti sono arrivati anche a chi ha redditi “alti”, anche ai non residenti, perché la pandemia ha colpito tutti, senza discrezionalità.
 
 
L'affaire Covid di Paolo Mondani, Giorgio Mottola
 
Si parte dal video dell'onorevole Ricciardi, del m5s, che ha attaccato il modello sanitario lombardo: la seduta è finita a stracci in faccia, suscitando pesanti polemiche politiche.
Erano accuse dirette ad un partito, alla sua gestione politica della sanità: la Lega e la sanità.
Solo polemiche politiche? Forse è il momento di fare una riflessione, partendo dai giorni della crisi per il Covid, quando i posti per la rianimazione erano esauriti.
I giorni in cui Fedez e la moglie raccolgono soldi per aiutare la sanità lombarda: all'appello di Fedez e Ferragli rispondono in tanti, raccogliendo molti ml di euro.
 
La nostra prima scelta era di donare tutto al Sacco perché dalle comunicazioni che ci arrivavano sembrava l'ospedale lombardo e milanese più in prima linea in quel momento.”
 
Fedez contatta il virologo Galli, da cui ha ricevuto una risposta precisa: servivano braccia, medici, non soldi.
 
“ Quindi scrivo un messaggio la domenica a Galli, dove lo sollecito, legge il messaggio ma purtroppo non mi risponde.. perché penso sarà stato preso dall'emergenza. E non mi ha mai più risposto.”
 
Così l'ospedale Sacco perde i 4ml di euro raccolti (che pure ha ricevuto diverse donazioni), che arrivano al San Raffaele, di cui conosceva il presidente: in mezz'ora il San Raffaele riceve 4,5ml di euro, per un nuovo padiglione che, si auspica Fedez, sia usato per la collettività.
 
Fedez ha ricevuto anche una chiamata da Elon Musk: voleva donare decine di ventilatori all'Italia. Ma il cantante ha trovato difficoltà nel ricevere delle risposte dalle strutture pubbliche, strozzate dalla burocrazia.
 
Mancavano medici e infermieri, al Sacco: lo sapeva Galli e lo sapevano anche i politici lombardi, perché in questi dieci anni hanno tagliato 42800 medici.
Cattiva politica sanitaria, come cattiva è stata la riforma del titolo V della Costituzione, voluta dal centrosinistra per neutralizzare la Lega stessa.
 
In questi anni al nord, in Lombardia, si è preferito favorire la sanità privata, che si è scelta il business e ha anche avuto la possibilità di portarsi i dividendi all'estero.
Come anche c'è stato il business degli anziani, che le strutture private si prendono volentieri, basta pagare.
 
Il servizio di Mondani è partito da Roma, dal Fatebenefratelli (privato): l'ospedale oggi è in condizioni gravi, non sono stati testati i dipendenti dopo i primi casi di Covid, che ha contagiati sia medici che i manager.
Il Fatebefratelli è in concordato da 4 anni, non presenta un bilancio, riceve milioni dalla regione Lazio: è lo specchio della gestione privata in questa regione.
Dove si sono tagliati medici, posti letto, si è bloccato il turn over, perché a furia di spendere male i soldi per la sanità, la regione ha accumulato debiti.
 
Durante l'emergenza la regione ha creato posti Covid nelle strutture convenzionate, per salvare gli ospedali.
 
A questa situazione si è arrivati grazie a tutti i partiti che hanno governato in regione: qui (ma anche in Puglia) il signore delle cliniche private (ma anche delle RSA) è Antonio Angelucci: politico di Forza Italia, proprietario de Il Tempo, Libero e altri piccoli quotidiani locali, dalla regione Lazio incassa 111ml di euro l'anno per i suoi centri San Raffaele.
Ad aprile è scoppiato il problema Covid dentro la sua struttura di Rocca di Papa, su cui è aperta un'inchiesta della procura di Velletri, per le insufficienze nella sorveglianza sanitaria. La regione Lazio ha poi aperto la revoca dell'accreditamento.
 
Il San Raffaele di Velletri è stato messo a disposizione come centro Covid: qui Mondani ha incontrato Angelucci, l'ex portantino oggi a capo della più importante struttura privata in regione. Le sue finanziarie sono controllate da società con sede a Cipro e in Lussemburgo: lui di queste cose non sa nulla – racconta Angelucci.
 
Da 30 anni Angelucci detta legge in regione – racconta Ranucci – e oggi la regione Lazio è ancora nel piano di rientro, con code lunghe per esami normali, mentre i cittadini pagano supeticket, sono stati tagliati 3600 posti letto mentre sono cresciuti i privati.
 
Zingaretti anni fa ha chiamato alla sanità regionale Botti, l'ex manager di Formigoni e del San Raffaele: quando nel 2012 Formigoni è finito nell'inchiesta dei magistrati, Botti ammette di aver avuto pressioni per favorire i privati.
Ma nel 2013 passa in regione Lazio e poi nel ministero della sanità con la Lorenzin: lui stabilisce che livelli essenziali deve garantire la regione, quali soldi dare, quanto le regioni devono tagliare.
 
Anche in Lombardia i privati sono cresciuti a discapito del pubblico: il più importante gruppo privato, l'Humanitas, ha tra i manager Colombo, un memores domini come Formigoni.
 
I proprietari dell'Humanitas sono i fratelli Rocca, ottavi nella classifica degli uomini più ricchi d'Italia, un piede nella sanità privata e un altro nell'acciaio.
Il gruppo è a capo della Techint, proprietario di una delle acciaierie più grandi d'Europa, la Tenaris di Dalmine in provincia di Bergamo: la fabbrica è rimasta aperta anche durante il blocco totale per il coronavirus.
 
“Obiettivo finale è produrre, la salute diventa un obiettivo secondario nella migliore delle ipotesi o un mezzo per arrivarci” racconta al giornalista un infermiere che lavora per la Humanitas.
Quali le condizioni di lavoro dentro l'Humanitas?
“Si lavora con organici ridotti, gli anni aumentano il personale già ridotto rimane lo stesso, quindi sono in un reparto, se servo in un altro devo andar nell'altro.. si lavora su più reparti”.
L'infermiere ha scelto di parlare a volto coperto, a nome di altri dieci dipendenti: per loro la carenza immediata di personale si traduce in turni massacranti.
“Quando uno fa la notte, è previsto che smonti alle 8 di mattina, riposi la giornata e riposi il giorno dopo, da noi non è così, quasi nella totalità dei casi. Smonti alle otto e riattacchi alle tredici del pomeriggio. Non c'è il giorno di riposo.”
 
In Humanitas a lavorare ci sono (secondo la denuncia dell'infermiere che ha preferito rimanere anonimo) anche molte false partite iva, trattate come se fossero dipendenti: queste partite iva, circa la metà in alcuni reparti, sono quelle poi costrette a fare turni senza riposo (cosa smentita dall'azienda, che ha risposto a Report).
 
Il gruppo Humanitas è arrivato a fatturare lo scorso anno 1 miliardo di euro, entrate che dipendono in larga parte dai soldi pubblici elargiti dalla regione Lombardia e che rendono Humanitas il secondo gruppo privato più ricco della Lombardia.
I ricavi passano da 438ml consolidati nel 2009 ai 790 del 2016 e nel 2018 si arriva a 921: una crescita esponenziale – commenta questi dati Giangaetano Bellavia, l'esperto spesso consultato da Report – nel momento della crisi più nera del sistema industriale italiano.
Humanitas è riuscita a crescere anche rispetto alle altre attività finanziarie dei Rocca: l'altra società, la Techint, che raggruppa le acciaierie e le attività industriali della famiglia è passato dal guadagnare 104 ml di euro di utili nel 2009 a perderne 33 nel 2019.
Le perdite dei Rocca sono state ampiamente ripianate dagli ospedali.
 
Crescono i ricavi e anche la liquidità, circa mezzo miliardi di euro liquidi, oltre agli azionisti: capire chi prende questi soldi è difficile, perché la catena di comando è complessa e porta in Lussemburgo e in Olanda.
I guadagni dell'Humanitas finiscono in Olanda, dunque, nell'anonimato perfetto e con una tassazione zero sui dividendi.
In Olanda c'è un premier Rutte che però è molto restio nell'aiutare i paesi del sud Europa: nemmeno un euro agli italiani!
 
Cosa ne pensa Fontana?
Io penso a gestire la sanità in Lombardia, risponde il presidente di una regione dove il pubblico, anche quello di eccellenza, fa fatica a rimanere in pareggio, mentre Humanitas ha margini fino al 15%.
Non è solo questione di bravura: le prestazioni sanitarie sono pagate alla stessa maniera del pubblico, ma la differenza è che il privato si sceglie cosa gestire.
Il privato si sceglie le ciliegie migliori, il servizio che da migliore remunerazione migliore, quelle che rendono di più e che hanno costi bassi. Per esempio si prendono la cardiochirurgia ma non i pronto soccorsi.
 
Mario Riccio è primario all'ospedale pubblico di CasalMaggiore (Cremona): con Report usa la metafora della bistecca, che si mangia il privato, mentre l'osso viene lasciato al pubblico, che si rosicchia quel po' di carne che rimane.
In piena emergenza, quando sono iniziati a mancare i posti di terapia intensiva e i respiratori, il dottor Riccio ha dovuto fare delle scelte dolorose: “c'erano dei pazienti che sapevamo che non avrebbero risposto alla ventilazione, per condizioni cliniche, per anamnesi, per come erano arrivati. Ma quando mancano le risorse si applicano dei criteri, clinici, e l'abbiamo fatto.”
Vuol dire che il primario è stato costretto a scegliere chi intubare e chi no, in base alle maggiori aspettative di vita del paziente.
Mottola ha chiesto al primario quanto, questa emergenza, sia dipesa dal modello lombardo di sanità pubblica/privata convenzionata.
Il problema della Lombardia è che ha mostrato tutta la debolezza di questo gigante dai piedi di argilla, perché la regione ha dato una grossa fetta di sanità al convenzionato, che però non ha obblighi di rispondere in queste situazioni di urgenza. Nell'emergenza si è parlato di trasformare le sale operatorie in sale per terapia intensiva, quelle private non l'hanno fatto. Probabilmente perché il contratto con la Lombardia non lo prevede.”
Si sarebbero potute salvare più vite?
“Se avessero accolto 5-6 pazienti ciascuna sarebbero quasi 300 posti.”
 
Il presidente Fontana, su questo punto, si è riservato di prendere una valutazione: “se qualcuno non ha voluto collaborare, valuteremo perché”.
Va aggiunto che in Lombardia i grandi gruppi privati, come Humanitas, hanno dato un grande contributo e per rivendicarlo pubblicamente hanno acquistato pagine sui giornali, dove compare anche il logo della regione.
Questa emergenza ha dato dimostrazione di come il rapporto pubblico privato funzioni” è stato il commento di Fontana che ha citato dei numeri (prendendoli dalla stessa pagina pubblicitaria pagata dai privati)
- 8620 letti in totale in strutture accreditate

- 4975 sono stati destinati all'emergenza Covid

La fonte del presidente Fontana sono presi dalla pagina pubblicitaria delle società private, con lo stessa della regione Lombardia.

I privati hanno scelto come intervenire, con la cessione del personale: solo dopo l'8 marzo la sanità privata entra completamente in campo, svuotando i reparti dei casi non Covid.
Humanitas ha continuato a fare prestazioni non urgenti fino all'8 marzo, racconta l'infermiere.
Che gli ospedali privati si sono mossi in ritardo rispetto a quelli pubblici, lo dicono i numeri: il 4 marzo quando c'erano già oltre mille ricoverati per Covid, e gli ospedali pubblici erano stracolmi di contagiati, il gruppo San Donato a Bergamo ospitava 40 ammalati Covid su quasi 295 posti letto del policlinico di San Pietro e 26 malati Covid su 319 posti nell'ospedale San Marco.
 
In Veneto la situazione è differente: la maggioranza degli ospedali è pubblica, i direttori generali hanno potuto gestire direttamente come gestire i posti letto senza sentire altri intelocutori.
Il Veneto ha scelto di mantenere il pubblico, in contro tendenza rispetto alla Lombardia: qui in Veneto siamo disposti a comprare, spiega Zaia, qui si curano tutti.
I privati non si scelgono le ciliegie migliori, non scelgono quali patologie curare, le schede ospedaliere sono date dalla regione.
E' la regione che decide cosa il privato deve fare: anche Fontana vorrebbe fare la stessa cosa, racconta a Mottola, un cambio di passo rispetto al passato.
 
Cambierà il direttore d'orchestra e forse cambierà la musica.
Vedremo se gli alleati di Fontana consentiranno questo cambiamento, se verrà rafforzata la sanità territoriale, se veramente sarà il pubblico a dettare i criteri ai gruppi privati.
 
Humanitas, il cui presidente è l'ex ministro Alfano, è sbarcata in Sicilia a Catania.
In Sicilia la regione gli ha riconosciuto le prestazioni per l'oncologia, mentre già è presente un importante polo oncologico pubblico, il Garibaldi.
Erano i tempi del governo Crocetta.
 
In questa regione, dice il giornalista di Report, l'Humanitas “è tutta politica” perché dentro domina la famiglia del deputato regionale Luca Sammartino, recordman di preferenze alle passate elezioni.
La madre è direttrice sanitaria, lo zio è amministratore delegato, lui è passato in pochi anni dal centrodestra ad Italia Viva di Renzi, ed è indagato per corruzione elettorale.
L'Humanitas ha insistito con la regione Sicilia per diventare centro Covid, per capire perché – continua il giornalista – partiamo dalle dialisi.
Qui in Sicilia abbiamo 117 centri di dialisi, 36 pubblici, 81 privati” – racconta l'ex DG dell'ospedale di Messina Michele Vullo – “la cosa interessante è che in questi giorni è stata emanata una nota dall'assessorato in cui si dice che se dovessero esserci pazienti dializzati con Covid, questi vanno ricoverati nelle strutture pubbliche.
Ancora una volta c'è un meccanismo per cui tutti gli oneri sono a carico del pubblico, tutti i guadagni e i profitti a carico del privato. Ma la cosa interessante è un'altra: ad emanare la nota è la direzione dell'assessorato che è in mano al dottor La Rocca, la cui famiglia è titolare di una struttura privata di dialisi”.
 
Mondani ne ha chiesto conto all'assessore alla salute Ruggero Razza, della convenzione (da 3 ml di euro) e della nota: “tutte le decisioni che sono assunte sulla materia che riguarda l'interesse in conflitto sono decise con un decreto del presidente della regione che ne affida la responsabilità all'altro direttore generale”.
In Sicilia per fare un direttore generale ce ne vogliono due? No, racconta Report, le decisioni più importanti le prende sempre La Rocca: lo scorso marzo il direttore firma un accordo quadro con l'Aiop (l'associazione italiana di ospedalità privata) con cui si realizzeranno posti letto Covid per terapia subintensiva a 700 euro al giorno cadauno e in intensiva a 1100 euro al giorno.
Si prevede così di sfondare il budget annuale della regione, ed ecco perché Humanitas sarebbe felice di rientrare nel giro dei Covid Hospital.
 
In Sicilia non è cambiato nulla dai tempi in cui a dettare legge erano le logge a dettare legge, conclude Michele Vullo.
E non è cambiato nulla nemmeno dai tempi della corruzione, come racconta la storia dell'indagine che ha coinvolto l'ex responsabile per l'emergenza Covid Angelo Candela.
 
In Sicilia il confine tra politica e sanità privata è difficile da individuare, sono diversi i politici con un piede nella sanità. E nella sanità troviamo dentro anche la mafia.
 
In Sicilia è arrivato il Covid: Mondani ha raccontato la storia del polo cardiologico di Palermo, il Maria Eleonora Questo articolo è stato pubblicato qui

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