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Renzi il "rottamatore" per allodole

La storia politica di Matteo Renzi, sindaco di Firenze, soprannominato "Rottamatore" per le sue idee di rinnovamento della politica attuale a cominciare dal suo partito, il PD, sono ormai note ai più ed, anche in questi giorni, le cronache parlano molto di suoi interventi "irriverenti" alla Festa del PD in Emilia Romagna.

Quanto c'è di reale e quanto invece di virtuale? Quanto genuina è l'azione di Renzi e quanto invece è strumento del PD per attirare voti dei delusi della politica, dei faziosi dell'antipolitica ed, infine, per evitare il travaso di voti verso Grillo ed il Movimento 5 Stelle?

Vediamolo insieme.

Nel Partito Democratico, fino ad oggi, poche cose sono successe senza che D'Alema fosse d'accordo, ne sa qualcosa Walter Veltroni, silurato proprio da D'Alema, quando era alla guida del PD e prima ancora l'epica battaglia contro Occhetto nel PDS, anch'esso segretario di partito, ed anche lui fatto fuori dalla potenza politica di D'Alema.

Per lui va tutto bene, fino a che il nuovo capo non si mette in testa di far da solo. Da quel momento comincia la nuova guerra intestina e la defenestrazione dell'incauto e se si tenta di resistere al desiderio di far da solo, finisci per logorarti politicamente, come è successo a Fassino.

Perché con Renzi, invece il modus operandi di D'Alema è totalmente diverso? Qualche rimbrotto di facciata, qualche mugugno istituzionale, ma niente più, come se alla fine la sua azione politica fosse benedetta proprio dall'esperto stratega che dovrebbe essere vittima designata dal Rottamatore.

Come sindaco di Firenze, non ha rottamato poi molto, dal 2009 a oggi, il candidato alle primarie del centrosinistra ha aumentato i debiti di Firenze del 20 per cento. Proprio le divergenze sulla gestione finanziaria e la richiesta di approvazione di 52 delibere “fuori sacco”, cioè senza il parere di regolarità contabile, che Renzi ha chiesto di approvare nel corso di una riunione straordinaria di giunta convocata alla fine dello scorso maggio, hanno portato alle dimisssioni di Claudio Fantoni, assessore al bilancio del comune di Firenze che nel comunicato, rilasciato dopo il ritiro ha detto "Ho continuato a svolgere ostinatamente il lavoro affidatomi, sin dalle ultime ore, ma ad oggi con particolare riferimento ad insanabili divergenze in ordine alle procedure e alle azioni da mettere in atto, relative alla gestione economica/finanziaria dell’ente, quindi alla sicurezza dei conti, non posso che considerare venute meno le condizioni perché io possa proseguire coerentemente nell'esercizio delle deleghe affidatemi".

La gestione finanziaria non vede niente di nuovo, se non la dismissione in atto del patrimonio immobiliare del comune e l'accensione di mutui che però graveranno su chi governerà Firenze, dopo Matteo Renzi, così come denunciava lo scorso aprile il consigliere di Sel, Tommaso Grassi: "Dall’inizio del mandato sono stati contratti mutui per 232 milioni di euro, ma solo 140 milioni sono stati restituiti, aumentando così di circa 90 milioni l’indebitamento totale, obbligando il Comune di Firenze, per tornare sotto la soglia del 4% imposta dal Governo, ad azzerare totalmente nuovi mutui a partire dal 2014, guarda caso l'anno in cui Renzi finirà il suo mandato di Sindaco".

Il nepotismo, le raccomandazioni clientelari in fatto di assunzioni che dovrebbero essere spazzate via da chi si professa Rottamatore del vecchio, sono invece rimaste li intatte, non solo, con le assunzioni a chiamata fatte, l'ufficio del sindaco ha assunto le dimensioni di un dipartimento ministeriale, senza che prima si fosse avvertita una tale necessità, pur svolgendo gli stessi compiti come, del resto, non era stata avvertita quella di avere sia un segretario che un direttore generale (poi sostituito da una cabina di regia composta dai direttori d’area) che comporta, fra l’altro, una maggiore spesa. Tutte assunzioni rigorosamente a chiamata e con una caratteristica ricorrente: si tratta, in larga misura, di dirigenti e funzionari, fatte passare sotto traccia, visto che ne hanno parlato soltanto le sigle sindacali dei dipendenti comunali e hanno fatto sentire la loro voce alcuni consiglieri comunali d’opposizione, a cominciare dal capogruppo del Pdl Marco Stella, che hanno messo questa scelta del sindaco nel mirino delle critiche al suo operato, al vertice dell’amministrazione comunale.

Dall'esame di quanto fatto a Firenze, ne esce una figura di politico vecchio stampo, un politico che pensa alla leadership, piu che al popolo come dice Il consigliere regionale lombardo del PD Pippo Civati, un politico che sembra voglia cambiare tutto per lasciare tutto esattamente com’era prima. Il nuovo che avanza, malignano in più di uno, non può essere un sindaco di sinistra che dice cose di destra. Quest’ultimo pensiero, è supportato anche dal fatto che definisce Marchionne come “motivatore rivoluzionario”, dopo che il suo partito si era schierato, per la maggior parte, con la FIOM (sindacato che aveva alzato le barricate dopo il caso Mirafiori). Oppure quando ha messo sullo stesso piano Biagi e Minzolini.

Sicuramente ci sono aspetti positivi nel suo operato da sindaco, come il fatto che, sotto la sua amministrazione, Firenze ha approvato, per la prima volta, un Piano strutturale a volumi zero contro l’edilizia selvaggia ed anche una pedonalizzazione di molte zone della città, come Piazza de’ Pitti. Altra sua battaglia, è quella per la circolazione delle auto elettriche e la campagna contro le morti su strada. Le dolenti note, però, potremmo dire che riescono quasi ad eclissare quanto di buono ha mostrato fin’ora.

Diventa chiaro adesso del perché la nomenclatura del PD, da D'Alema alla Bindi, aldilà dei rimbrotti di facciata, non sia scesa in guerra contro Renzi, ma anzi, con il suo silenzio, renda ancor più carismatico il messaggio di aria nuova con il quale cerca di contornare il suo personaggio, in verità è solo uno strumento dei vecchi del partito per contrastare la voglia di cambiamento politico che soffia nel Paese, così da incanalare verso di lui e quindi verso il PD, tutti quelli che, simpatizzanti di centro e sinistra, sono stufi o delusi di questa politica, evitando nel contempo la perdita di una notevole quantità di voti in travaso dal PD a varie forse politiche, piu critiche e populiste, verso l'attuale Governo e l'attuale mondo politico come IDV di Di Pietro, SEL di Vendola e M5S di Grillo.

 

 





Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.11) 7 settembre 2012 13:50

    W il Movimento 5 Stelle, l’unico che può cambiare le sorti dell’Italia. Bersani, Renzi, Vendola sono solo buoni a fare andare in pezzi il paese. W GRILLO

  • Di (---.---.---.174) 7 settembre 2012 13:54

    Io credo che Renzi non può mettere in campo, tutto insieme, quello che davvero vorrebbe cambiare e fare o rischierebbe di spaccare il PD in varie parti. Sono convinto che se vincerà le primarie allora riuscirà a fare tanto per il centrosinistra. Bersani è vecchio, obsoleto Renzi giovane con buone idee.

  • Di (---.---.---.230) 7 settembre 2012 22:36

    In Renzi non c’è nulla! Come diceva il comico Crozza Renzi è il nulla che avanza. Renzi era d’ accordo senza se e senza ma con Marchionne, Renzi era quello che andava in pellegrinaggio ad Arcore, Renzi era quello che era contro il referendum sull’ acqua. Renzi come idee mi sembra simile a Berlusconi, solo va in giro con meno femmine e non fa cucù alla Merkel e nei primi 30 secondi che lo senti parlare sembra meno ignorante e trucido, ma poi alla fine politicamente gli somiglia.
    Viva M5s, o loro o alba dorata.

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