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Regionali 2010: Marche

di Manfredi Mangano

Regionali 2010: Marche

Le Marche, regione di forte insediamento cattolico, ma anche dalla radicata tradizione operaia, si preparano ad affrontare una tornata elettorale spartiacque.

Da un lato, dopo lunga incertezza il PDL, la Lega Nord e La Destra hanno ufficialmente scelto come loro candidato Erminio Marinelli, 58 anni, vice sindaco di Civitanova Marche e consigliere provinciale per il PDL, medico apprezzato nel maceratese e nel vicino fermano, ma ignoto nel resto della regione. Dall’altro versante, la ricandidatura del presidente uscente Gianmario Spacca, proveniente dall’ala popolare del PD, non è mai stata messa in discussione: tuttavia, fino all’ultimo è rimasta l’incertezza, ancora non completamente fugata, sulla composizione della sua coalizione. Sembra infatti che il segretario regionale del PD, Palmiro Ucchielli, abbia definitivamente siglato l’accordo con l’UDC di Amedeo Ciccanti e Luigi Viventi, e che alle regionali il centrosinistra correrà con una coalizione PD-IdV-UDC-SEL-PSI-Verdi, escludendo Rifondazione Comunista-PDCI.

Spacca viene da un quinquennio di buona amministrazione (spiccano la sempre maggiore efficacia del Servizio Sanitario Regionale, l’abbattimento della pressione fiscale, il taglio del debito, il Piano di Sviluppo Rurale e una risposta decisa alla crisi economica), anche se non ha saputo fino a oggi propagandare adeguatamente il suo operato. In teoria, il governatore dovrebbe comunque avere la vittoria in tasca: alle Europee, con affluenza piuttosto alta (74%), il centrosinistra in perdita aveva conquistato il 49%, per arrivare fino al 56% aggiungendo i voti di UDC e PCL, e senza considerare il possibile apporto di Dino Latini, popolare ex sindaco indipendente di Osimo che potrebbe essere uno dei nomi di punta di una futuribile Lista Civica collegata al governatore uscente.

Anche ammettendo una buona performance del probabile candidato di Rifondazione-PDCI, l’ex sindaco di Grottammare ed ex presidente della provincia di Ascoli Piceno Massimo Rossi, il centrodestra, fermo al comunque positivo 43% di un anno fa, difficilmente potrebbe rimontare un’alleanza basata su PD e UDC. Dal punto di vista delle carte elettorali, dunque, la Regione può tranquillamente essere considerata sicura per il centrosinistra, o al più tendente in misura significativa. 
Tuttavia, le condizioni con cui si arriverà a votare il prossimo marzo devono far attentamente riflettere il centrosinistra, che si trova in una situazione molto delicata. Perdura, infatti, la drammatica situazione della ARDO, l’azienda di elettrodomestici fabrianese in crisi profonda, assieme a numerose altre, meno evidenti ma non meno gravi per la tenuta del tessuto produttivo locale, segno di un progressivo esaurirsi del famoso “Modello Marche”.

In questo contesto, i malumori della tradizionale base operaia del centrosinistra sopratutto anconetano potrebbero dirigersi contro una coalizione che fino ad ora è sempre stata fortemente condizionata dal ramo “Indesit” della potente famiglia Merloni, guidato dall’industriale Vittorio e dalla figlia Maria Paola, deputata rutelliana del PD, senza dimenticare l’anziano fratello Francesco, finanziere vicino a Enrico Letta e allo stesso Spacca. Un’alleanza con l’UDC, tradizionale riferimento politico dell’altro fratello Merloni, Antonio, patron della ARDO, potrebbe essere vista, tra molti elettori della sinistra, come il definitivo suggello di una intesa tra poteri forti, mentre nelle città costiere è forte l’insofferenza verso gli immigrati e nel maceratese si critica sempre di più la politica anconacentrica delle sinistre.

A queste sfide, la coalizione di centrosinistra non ha finora saputo opporre una risposta in grado di far “sognare” la Regione: il Partito Democratico di “Lenin” Ucchielli, apparentemente monolitico a livello regionale, si trova avvinghiato in una serie di scontri interni al calor bianco. Tra i tanti campanelli di allarme, anche l’affermazione amministrativa leghista e la riconferma del sindaco Aguzzi a Fano, operaio ed ex responsabile organizzativo del PCI ora alla guida di una alleanza civica di centrodestra nella rossissima provincia di Pesaro.
Neanche gli alleati del PD offrono un panorama migliore, a partire dall’Italia dei Valori, forte di un ottimo risultato alle amministrative e alle europee ma guidata da esponenti provienienti da Forza Italia e dall’UDEUR: anche il partito di Di Pietro è coinvolto negli scontri col e nel PD, mentre sulle forze di sinistra pende l’ipoteca Rossi.

A destra, il PDL sembra in crescita, ma le maggiori sorprese si attendono dalla Lega Nord, che potrebbe capitalizzare sulla crisi del modello sociale marchigiano e la voglia crescente di rinnovamento frustrato. In questo senso, se la candidatura Martinelli non ha molte possibilità in più rispetto a quella di Francesco Massi, polverizzato da Spacca nel 2005: tuttavia, la candidatura del vice sindaco di Civitanova, influente polo culturale e turistico del Sud della regione, sembra ispirata a una logica “strategica”, quella di consolidare il tenue ma importante vantaggio ottenuto dal PDL nella zona Sud della regione, mentre i più popolosi centri abitati dell’interno industriale e della costa vengono assaliti dalla Lega Nord con la sua retorica populista. In questo senso, l’orientamento del voto “di protesta” a queste elezioni ci dirà molto sul futuro politico di questa Regione: se il PDL si consoliderà a Sud e la Lega "accerchierà" elettoralmente Ancona, il PD farà bene a ricordare la lezione di Mao su città e campagne.

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