• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Re Giorgio, la Terza Repubblica e dei cittadini da educare

Re Giorgio, la Terza Repubblica e dei cittadini da educare

E’ facile, dopo aver letto l’articolo del New York Times che lo incorona a Re laico d’Italia, elogiandone il ruolo nella gestione della nostra complicata situazione politica, pur ribadendone i limitati poteri reali, cadere nella tentazione di unirsi ai peana che si alzano, ormai da quasi tutte le parti, in onore di Giorgio Napolitano.

Tanto facile che, a modo mio, vi cadrò anche io, che pure avevo pochissima stima per l’uomo Napolitano, colpevole per viltà, stupidità o, come credo, semplice e bigotto conformismo, d’aver detto quel che sapete, quando era ancora un giovanotto, sui fatti d’Ungheria.

Un peccato grave in sé che diventa gravissimo ai miei occhi di budapestino acquisito che, avendo vissuto a lungo, in Bajza Utca, in un appartamento con il balcone sforacchiato dai proiettili dei carrarmati sovietici, quei fatti ho sentire raccontare, in tutta la loro drammaticità, da testimoni oculari che altro non erano che i miei vicini di casa.

Detto questo, e ribadito che resto convinto che i suoi tentennamenti in occasione dell'uscita di Fini dalla maggioranza ci siano costati un anno supplementare di governo berlusconiano, ho certo apprezzato il modo con cui il Presidente della Repubblica ha imposto il nome di Mario Monti; la nomina del Professore a Senatore a Vita, in quelle drammatiche circostanza, mentre il Paese sembrava sull'orlo dell'immediato fallimento, è stato un colpo da maestro.

Una mossa di folgorante eleganza, direi da giocatore di scacchi, che però non cancella i molti peccati della sua Presidenza.

Uno, tanto grave quanto facilmente evitabile, restando strettamente nella lettera dell’articolo 92 della Costituzione? Aver nominato Romano Ministro dell'Agricoltura.

Ditemi quel che volete, ironizzate pure sulla sua figura, ma sono certo che il mai abbastanza compianto Pertini, avrebbe preso a non troppo metaforici calci nel sedere chi gli avesse proposto di fare di un inquisito per mafia, senza la minima esperienza in materia, il responsabile delle nostre politiche agricole.

Certo, per rispedire Romano al mittente, Napolitano avrebbe dovuto avere un altro carattere e, probabilmente, degli altri modi. 

Carattere e modi, quelli del Presidente, che, d’altro canto, hanno rappresentato il suo più importante contributo alla nostra vita pubblica di questi difficili anni; mentre i nostri politicanti davano il peggior spettacolo di sé, Giorgio Napolitano si è sempre comportato con impeccabile serietà. E’ stato il vivo testimone di un'altra maniera di far politica; antica, forse seriosa, ma certo infinitamente più credibile di quella becera degli urlatori da bar sport che hanno invaso il nostro Parlamento. Ha detto, proprio con quel suo parlare sommesso e misurato, al resto del mondo, che un’Italia ragionevole e raziocinante, seria e affidabile, esisteva ancora.

Per questo, più che per ogni suo particolare gesto, gli sono grato; nel buio del più sguaiato populismo ha mantenuto viva una fiammella di decenza.

Per il resto, per dare un giudizio definitivo sulla Presidenza di Giorgio Napolitano, credo convenga aspettare che si delinei meglio il futuro verso il quale sembra ci abbia traghettato.

Eugenio Scalfari, con cui mi ritrovo ormai quasi sempre d’accordo (senilità precoce la mia o senilità senz’altro la sua? Certo che la cosa mi preoccupa) , afferma con chiarezza l’importanza politica del Governo Monti. Auspica che sia il primo governo istituzionale di una Terza Repubblica in cui i rapporti tra esecutivo e legislativo siano, finalmente, quelli previsti dalla Costituzione; in cui i partiti tornino a fare appieno e solo gli “organi di indirizzo politico e di raccolta del consenso dei cittadini attorno ad una concezione del bene comune” e il Governo, che deve certo godere della fiducia parlamentare, sia nominato dal Presidente della Repubblica e non dalle segreterie.

Bellissimo, o quasi, ma temo che nessun cambiamento nelle regole o nella prassi della nostra politica possa servire a granché se, prima, non ci riscopriamo, tutti, cittadini della Repubblica e titolari della sovranità nazionale, con tutto il carico di responsabilità che questo comporta.

Ho passato due settimane in giro per l’Italia, parlando con decine di persone; ininterrottamente, dicendo poco e ascoltando molto. Mi ha lasciato sbalordito la completa ignoranza della propria storia recente, oltre che dei fatti dell’economia e della finanza, esibita da molti miei compatrioti.

Ho sentito attribuire la colpa dell’attuale situazione a Pertini (sì, proprio Pertini) a Bertinotti, ai tedeschi, agli americani, agli inglesi e, ovviamente, ai cinesi. Ho sentito accusare Berlusconi, ma anche Prodi (povero Prodi), D'Alema, i poteri forti (mai capito quali siano) ed i sindacati.

Nessuno o quasi mi ha detto: è colpa nostra; non ci siamo informati a dovere, ci siamo fidati di quel che ci dicevano dei mentecatti ed altri mentecatti abbiamo votato.

Alla fine tutto si riduce, come sempre, ad una questione d’educazione: o ci educhiamo ad essere cittadini o, terza o quarta Repubblica che sia, la nostra resterà sempre una democrazia zoppa.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.173) 5 dicembre 2011 11:18
    Damiano Mazzotti

    Qualcuno potrebbe dire che è stato chiamato il mandriano quando quasi tutti i cavalli erano scappati dai recinti e dalle stalle. Vedremo se con due cavalli qua e due cavalli là riusciremo a recuperare tutti gli altri. Ma mentre noi perdiamo tempo in chiacchiere molti cavalli vengono catturati e marchiati da altri mandriani più giovani, potenti e furbi.

    Ma forse alcuni cavalli potrebbe trovarsi meglio nelle stalle dei nuovi padroni.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares