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Razzismo, tifo violento o politicizzato sono realtà di questo Paese.

A volte, invece, la disinformazione: il caso Napoli







In questo audiovideo:
 
“Tifo e informazione. La bufala campana”. Di Enzo Cappucci. 
 
Tifo violento o disinformazione?
L’inchiesta di Rainews24 sulle “violenze” prima di Roma-Napoli del 31 agosto 2008 e sul modo in cui i media hanno raccontato la vicenda.

Il filmato d’inchiesta dura circa 20 minuti ed è da seguire interamente. Per una più corretta informazione. 


Nello scorso weekend, il campionato di calcio di serie A ha osservato un turno di riposo a causa del doppio impegno della Nazionale negli incontri di qualificazione ai prossimi Mondiali.
 
Nel primo di questi, un gruppo di sostenitori-estremisti italiani a Sofia recatisi per il match contro la Bulgaria si è segnalato per comportamenti deprecabili e cori inneggianti al fascismo.
Nell’indignazione generale che ne ha fatto seguito, in cui anche La Russa ha detto che si sarebbe vergognato, fa eccezione qualcuno come Domenico Mazzilli, direttore dell’Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive il quale ha detto di non condannare il comportamento di costoro, non trattandosi di reato in quel paese; affermazione che non fornisce segnali positivi sul piano dell’educazione morale. Deve forse aver anche pensato che si sia trattato di poca cosa rispetto all’ampiezza del fenomeno dell’estremismo di destra nell’ambito delle manifestazioni calcistiche e al più generale e crescente numero di episodi di razzismo e xenofobia di cui le cronache italiane ci aggiornano ad un ritmo quasi quotidiano, come quello di pochi giorni fa di una 15enne di origine marocchina picchiata a Varese da un gruppo per un posto in un autobus. Oramai risulta difficile tenere il conto.
 
In merito ad un altro episodio recente che ha visto protagonista una donna di origine somala maltrattata, secondo le dichiarazioni della diretta interessata, all’aeroporto di Ciampino da agenti della polizia di frontiera, il Ministro dell’Interno Maroni parlò di una “clamorosa montatura, fatta anche dalla stampa, che non c’entra nulla col razzismo”[..] ..è veramente incredibile che i giornali - sottolineò il ministro leghista - diano credito a queste affermazioni senza nemmeno riportare correttamente ciò che è stata l’azione della polizia”.
 
Razzismo, intolleranza, estremismo del tifo politicizzato sono tendenze in crescita nello sport e nel quotidiano del nostro Paese e sembrano sempre più realtà coperte e sostenute da potere e volontà politica.
 
Qui però si vuol soprattutto prendere spunto da queste vicende, pur importanti, perfar luceanche su un altro aspetto che pure rappresenta un problema nel nostro Paese ed è quello dell’informazione.Non si vuol stabilire una scala di priorità sui temi dell’informazione e del razzismoma il discorso sulla montatura fatta dalla stampa e che ha portato Maroni all’annuncio di costituirsi, come Ministero, parte civile contro la donna somala, fornisce lo spunto per introdurre una diversa questione che il Ministro sembra aver giudicato in maniera opposta, fidandosi ciecamente dei racconti dei giornali, dei Tg in base ai quali scaturì una decisione di un certo peso. Sarà evidente, dunque, di come il Ministro leghista Maroni giudichi e agisca in maniera incoerente.
 
E varrà a dimostrazione di come esista davvero una questione sul potere d’influenza dell’informazione che in taluni casi può manipolare un evento aumentandone e distorcendone la portata, così come esiste davvero nel Paese un clima crescente d’intolleranza verso lo straniero e che sfocia in un’emergenza razzismo.
Razzismo che esiste, ribadiamo, anche nell’ambiente del calcio o che in taluni casi può quantomeno definirsi pregiudizio su base geografica, territoriale, come quello che andremo a vedere nella sua applicazione tutta italiana.
 
Una questione in particolare che, riemersa nei giorni scorsi, non è stata sufficientemente trattata da molti importanti organi di informazione sportiva e non: quella che tuttora vieta ai tifosi del Napoli di poter seguire la propria squadra in occasione delle trasferte su tutti i campi, divieto stabilito dopo la prima giornata del torneo a valere per l’intero campionato, secondo le valutazioni dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive del Ministero dell’Interno di Maroni e del Casms. (Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive) Tali organi, anche in occasione della più recente giornata di campionato, “sbagliarono” (?) valutazione classificando con il massimo indice di pericolo per la sicurezza la partita Genoa-Napoli, le cui tifoserie hanno da tempo un esemplare gemellaggio da vero spot positivo per il calcio.Uno striscione critico nei confronti dell’Osservatorio sulle manifestazioni, comparso all’inizio della gara tra Genoa-Napoli del 5 ottobre sulle gradinate della Nord, cuore del tifo rossoblù genoano recitava così: “Osservatorio: il vostro continuo monitoraggio ha dimenticato 26 anni di gemellaggio, vergogna”.
Ma tant’è, anche quest’anno come nel precedente, la trasferta ai tifosi napoletani è stata vietata e ad essa è stata aggiunta una classificazione del pericolo in modo tale da evitare che si possa trasmettere, agli occhi degli italiani tutti e non solo, un’immagine positiva di Napoli e dei (tifosi) napoletani, quale sarebbe scaturita dagli spalti del Marassi tra genoani e napoletani. Risulta talmente macroscopica l’incoerenza della decisione di classificare con il massimo grado di pericolo per la sicurezza la partita più pacifica del campionato da non riuscire a credere che in chi decide nell’Osservatorio ci possa essere un tale grado d’incompetenza e non conoscenza del mondo del tifo ma, piuttosto, risulta più credibile un’ipotesi di malafede e di un atteggiamento studiato e voluto.
 
Dopo la prima giornata di campionato, come molti sanno, fu presa la drastica decisione di vietare tutte le trasferte ai tifosi partenopei, sulla base di un’onda emotiva che oggi appare più chiara nella sua forma non di verità bensì di una tempesta o bolla mediatica. Quel 31 agosto, giorno di Roma-Napoli, molti quotidiani e tv usarono termini duri come “guerriglia urbana” nelle stazioni di Piazza Garibaldi a Napoli e di Roma Termini, “devastazioni” sul treno Intercity “Modigliani”, “assalto al convoglio” ed altri per descrivere alcuni episodi di partecipazione emotiva, quand’anche un po’ sovraeccitata per la sfida sportiva, per situazioni che si verificano ogni settimana in tanti stadi e città italiane.
 
Evidentemente, la capacità d’influenza emozionale dei media prese il sopravvento su un’altrimenti più corretta analisi da parte degli organi sportivi decisionali e del Ministero dell’Interno, producendo in essi una percezione distorta della realtà e determinando, sulla scorta emotiva di titoli dei giornali e comunicati, le punizione che andiamo a ricordare.
 
Per alcuni “disordini” non gravi avvenuti presso lo stadio Olimpico di Roma, gli organi di giustizia sportiva decisero la sanzione di chiusura delle curve del S.Paolo di Napoli per 4 partite casalinghe, infliggendo così anche un danno economico per mancate entrate alla Società Sportiva Calcio Napoli.
Per le presunte “violenze” legate alla trasferta in treno, evento che era stata preparato come trappola per giustificare poi il piano deciso, il Ministero decise il divieto di trasferta ai supporters napoletani fino al termine del campionato.
Sanzioni discriminatorie, che ogni giorno assumono sempre più i tratti evidenti di una disparità di trattamento studiata a tavolino, possibile frutto di un disegno politico, economico e territoriale legato al pregiudizio anti-napoletano, in cui i messaggi provenienti dai media fanno la loro parte. Succede ben di peggio in altri stadi, come frequentemente per la Roma (anche nei danni ai treni) dove c’è stato anche un recente accoltellamento (Roma-Reggina); ma la norma sulla responsabilità oggettiva delle società è valsa solo per la Società Sportiva Calcio Napoli e per i suoi tifosi tutti. E la sanzione, così ampia nella portata, valida solo per questi.
 
Fortunatamente però, esiste ancora del giornalismo serio e responsabile, capace di professionalità, obiettività e correttezza nel veicolare l’informazione. Un’inchiesta del giornalista Enzo Cappucci, per Rainews24, dimostra come il racconto mediatico a danno dei veri tifosi del Napoli e dell’immagine di un’intera città sia stato in buona parte montato, per eccesso di sensazionalismo che non di rado accompagna notizie che riguardano la città di Napoli e i suoi abitanti e non dunque il solo aspetto sportivo legato alla squadra di calcio cittadina ed ai suoi sostenitori. Tutto ciò che riguarda Napoli viene ingigantito in negativo dalla stampa, perché così la notizia “vende”. Se qualcosa non segue questo trend, si tende a non narrarlo perché romperebbe gli schemi cristallizzati del pregiudizio negativo.
 
Il servizio video-giornalistico riportato, datato 3 ottobre e non molto veicolato da altri mezzi d’informazione che poco ne hanno finora parlato, (lo ha fatto però in “Ora d’aria” e sul suo blog Marco Travaglio nel post “Tanto fumo, niente arresti”) merita di essere diffuso, come esempio di giornalismo d’inchiesta e tout court e fa una punta di piacere che esso sia attribuibile in questo caso alla buona volontà e a singole competenze e professionalità del servizio pubblico spesso e non a torto vituperato, di questi tempi. In esso vengono di fatto smentite, tramite interviste e approfondimenti, certe informazioni gonfiate di quei giorni e certe valutazioni riportate dalla stampa e che hanno evidentemente influenzato gli organi di (in)giustizia sportiva nel comminare una sanzione spropositata.  
 
 
 

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