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Il governo propone l’accorpamento delle feste civili. E non è un colpo di calore

C'è la volontà già più volte espressa di sminuire la considerazione degli eventi che hanno arriso all'Italia ma non, fatte le proiezioni storiche, al pensiero settario dell'attuale governo.

Sarebbe meno preoccupante se si potesse imputare alle calde temperature la causa per cui, tra luci ed ombre presenti nelle misure anti-crisi approntate in questo mese di agosto dal governo Berlusconi, sia stata proposta quella di accorpare (ma si potrebbe dire anche "accoppare" e comunque sopprimere, de facto) le festività civili del nostro Paese, (insieme a quelle dei Santi Patroni e già San Gennaro a Napoli non è d'accordo, per così dire) in modo che "le stesse cadano il venerdì precedente ovvero il lunedì seguente la prima domenica immediatamente successiva ovvero coincidano con tale domenica" (art.1, comma 24 del Decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138).

Sono quelle di celebrazione laica degli avvenimenti storici, in ordine da calendario: il 25 Aprile, il 1° Maggio, il 2 Giugno; le date che hanno significato la Liberazione dal Fascismo, il valore del Lavoro e la scelta di democrazia costituzionale della Repubblica.

Purtroppo non è quello il motivo; lo è, invece, la volontà già più volte espressa di sminuire la considerazione degli eventi che hanno arriso all'Italia ma non, fatte le proiezioni storiche, al pensiero settario dell'attuale governo.

Si pensi a cosa succederebbe nell'opinione pubblica se, per esempio, in Francia si decidesse di spostare la festa nazionale del 14 luglio ad un altro giorno, precedente o successivo.

Peraltro, l'introduzione di tale disposizione non sembrerebbe poter produrre rilevanti ricadute economiche vantaggiose; anzi, potrebbe aversi una contrazione di consumi, come fanno notare gli operatori del turismo, con conseguenze dannose per il motore dell'economia nazionale.

Ma la questione è anche di principio, di identità e riconoscimento dei valori fondanti della nostra storia democratica e memoria civile.

Tra le voci di contrarietà espresse in rete, a sostegno della posizione espressa dall'"Anpi", l'Associazione "Articolo 21" ha lanciato un appello, con raccolta di firme, "contro l'abolizione delle feste del 25 Aprile, del 2 Giugno e del Primo Maggio"; alcuni docenti universitari promuovono a loro volta un appello, anche attraverso una pagina Facebook, con petizione per il "No alla soppressione delle feste civili". Altre iniziative, come la petizione della CGIL, stanno nascendo.

Sperando in un suo rinsavire e in uno scatto d'orgoglio nazionale perfino in questo governo, continuerei ad ogni modo a festeggiare i tre bellissimi eventi storici nelle loro rispettive date reali e originali.

(immagine tratta dal blog: http://soppressionefestecivili.blogspot.com)

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