Razzismo, ECRI: estremismo di Casapound e omissioni a scuola su orientamento sessuale. La Commissione Europea bacchetta l’Italia
La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), istituita dal Consiglio d’Europa, è un organo indipendente di monitoraggio in materia di diritti umani specializzato nelle questioni relative al razzismo e all’intolleranza. E’ composta da membri indipendenti e imparziali, designati per la loro autorità morale e la loro riconosciuta competenza nel campo della lotta contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza. A giugno 2016 è stato pubblicato il rapporto sul nostro Paese. Per esempio denuncia che l'Italia non ha ancora ratificato il Protocollo n.12 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che ha firmato nel 2000 e che introduce il divieto generale di discriminazione. Denuncia che non è pienamente attuato l'articolo 3 della Costituzione. “L’articolo 3 della Costituzione italiana garantisce pari dignità sociale a tutti i cittadini, senza distinzioni fondate, tra l’altro, sulla razza, la lingua o la religione. Ai sensi del secondo capoverso dell’articolo 3, è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Tuttavia, il ramo legislativo non ha mai adottato una legge ordinaria generale relativa alla parità di trattamento, al divieto della discriminazione e all’attuazione del principio di uguaglianza".
Così come ha manifestato preoccupazioni su Casapound.
Una presa di posizione netta è quella sulle questioni delle discriminazioni omofobiche e non solo. La Commissione ricorda che a livello nazionale, è stata attuata una Strategia Nazionale LGBT 2013-2015 coordinata dall’UNAR con quattro priorità: educazione, accesso all’occupazione, lotta contro la violenza e sensibilizzazione dei media. Sono stati organizzati programmi di formazione per i funzionari della polizia e del servizio pubblico e sul posto di lavoro. Tuttavia, finora non vi sono stati rapporti di valutazione di questa strategia e non sono state fornite informazioni sui programmi di formazione da attuare a livello regionale nelle scuole. L’ECRI incoraggia l’UNAR ad estendere la durata della Strategia Nazionale LGBT in modo che venga pienamente attuata nelle scuole.
La Commissione rileva che “la questione dell’educazione sessuale nelle scuole, con particolare riguardo all’identità di genere e all’orientamento sessuale, rimane molto controversa in Italia. L’ECRI nota che l’educazione sessuale (che dovrebbe coprire i temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale) è un’attività extracurriculare a cui insegnanti e allievi prendono parte unicamente su base volontaria. Tuttavia la ONG ILGA Europe scrive nel suo rapporto 2015 che, nel marzo 2014, i programmi di formazione del personale del Ministero dell’Educazione organizzati dall’UNAR in cooperazione con le ONG LGBT sono stati sospesi. Inoltre, i Consigli Regionali del Veneto e della Lombardia hanno adottato due mozioni nel 2015 per opporsi all’introduzione nelle scuole di programmi che coprono l’orientamento sessuale e l’identità di genere, criticando apertamente i programmi dell’UNAR su questo punto. Infine, parte dell’opinione pubblica è ancora ostile alle persone LGBT e soprattutto male informata sui loro diritti. Vista la situazione, l’ECRI considera che dovrebbe essere rivolta particolare attenzione alla promozione della tolleranza e del rispetto reciproci nelle scuole, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. I programmi extracurricolari che coinvolgono insegnanti e bambini unicamente su base volontaria non possono bastare per essere all’altezza della sfida e possono addirittura essere controproducenti. L’ECRI nota che la recente legge sulla buona scuola tiene conto della promozione dell’uguaglianza di genere, della prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione nelle scuole di ogni livello. Questi programmi per allievi, genitori e insegnanti si concentreranno sulla prevenzione della violenza e della discriminazione contro le donne, nel contesto dell’attuazione delle disposizioni su educazione e sensibilizzazione che figurano nella Convenzione di Istanbul. L’ECRI invita le autorità ad includere in questi programmi un approccio teso a vietare la discriminazione in senso più lato, coprendo anche altri motivi, come orientamento sessuale e identità di genere, che sono esplicitamente citate nell’Articolo 4.3 della Convenzione di Istanbul. L’ECRI raccomanda che le autorità attuino nelle scuole di ogni livello, che sia nell’ambito dell’attuazione della legge N° 107/15 sulla “buona scuola” o nel contesto della prosecuzione della Strategia Nazionale LGBT, misure atte a promuovere la tolleranza ed il rispetto reciproci a scuola, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. In particolare, queste misure devono fornire a tutti gli allievi e studenti le informazioni, la protezione e il supporto ad essi necessari per vivere in armonia con il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere.”Insomma, per l'Italia non ci sono più scuse, la Legge esiste, i principi di diritto sono affermati, la tutela dell'identità di genere, il contrasto all'omotransofobia a scuola non deve essere un banale optional, ma dovere ed obbligo.
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