Rapporto Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria| Sotto il tasso, la Gacs crepa
Gli alti tassi d'interesse stanno mettendo a rischio di escussione la garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni di crediti in sofferenza. Una fonte di debito pubblico potenziale che occorre monitorare con attenzione.

Lo scorso 30 aprile, la Banca d’Italia ha pubblicato il suo ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria. In un boxino a pagina 22 c’è un riferimento all’aggiornamento sulle operazioni di cartolarizzazione di crediti deteriorati, che negli scorsi anni ha vissuto un autentico boom, anche grazie alla partecipazione dello Stato come prestatore di garanzia. Si tratta delle cosiddette Gacs, la Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze.
Le Gacs furono un vero uovo di Colombo, all’epoca. Lo schema prevedeva che i non performing loans (Npl) venissero cartolarizzati, cioè impacchettati in una obbligazione a più tranche, in funzione di rischio e rendimento. Il tranching produce quindi la parte senior, quella più sicura (quindi a minor rendimento e maggior rating), quella intermedia (mezzanina) e quella junior (o equity), in funzione dell’ordine inverso di priorità nell’assorbimento delle perdite realizzate sul sottostante pool di sofferenze.
Come noto, lo schema prevedeva una garanzia statale operante solo sulla tranche senior, a patto che la medesima ottenesse rating investment grade, ossia almeno BBB- per S&P e Baa3 per Moody’s. Il prezzo della garanzia è stato certificato dalla Commissione Ue come fornito in base a condizioni di mercato, in quanto basato sul prezzo dei credit default swap. La garanzia pubblica scatta quindi solo se le perdite hanno azzerato le due tranche più rischiose.
COME PROCEDE IL RECUPERO CREDITI DETERIORATI
Come stanno andando, queste operazioni di rimozione dei crediti deteriorati assistiti da garanzia pubblica? La Banca d’Italia monitora i dati, sia pure con considerevole ritardo, e li pubblica nel suo rapporto trimestrale sulla stabilità finanziaria. Nell’ultimo possiamo leggere:
Al 30 giugno 2023 risultavano attive 941 operazioni di cartolarizzazione aventi come sottostante crediti sia in bonis sia deteriorati. Tra le operazioni riferite a crediti deteriorati originati da soggetti bancari a partire dal 2017, 46 erano assistite dalla garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze (Gacs), per un valore complessivo degli attivi cartolarizzati al lordo delle rettifiche (gross book value, GBV) di circa 118 miliardi di euro (a fronte di 196 operazioni non assistite dalla Gacs, per un GBV di 82 miliardi).
E come sta andando, il recupero dei crediti deteriorati?
In generale la performance delle cartolarizzazioni ha risentito del quadro congiunturale. L’aumento dei tassi di interesse ha ridotto la domanda per acquisto di immobili, accrescendo le difficoltà di recupero da questi attivi, che aveva già risentito dei rallentamenti delle aste durante la pandemia. Le difficoltà dei debitori ceduti hanno inoltre diminuito le opportunità di incasso derivanti dalla conclusione di accordi stragiudiziali.
Come si legge, il rialzo dei tassi d’interesse sta facendo soffrire il recupero dei crediti, come del resto ci si attenderebbe. Del fenomeno si sono accorti anche i fondi specializzati che investono in sofferenze immobiliari, costretti a chiedere ai propri clienti di prorogare la data di conclusione delle operazioni con conseguente calo, spesso drastico, del tasso interno di rendimento. La situazione si riverbera anche sulle obbligazioni senior, quelle protette dalla garanzia pubblica:
Con specifico riferimento alle operazioni assistite dalla Gacs, si è rilevato un peggioramento del grado di copertura delle note senior (ossia la classe di titoli meno rischiosa) dovuto principalmente al pagamento degli interessi (in genere a tasso variabile); gli interessi sono rimborsati prima del capitale e quindi hanno assorbito una quota dei recuperi altrimenti destinata al rimborso.
Tradotto: poiché queste obbligazioni senior sono in prevalenza a tasso variabile, legato all’euribor, e poiché prima viene il pagamento della cedola e solo dopo il rimborso del capitale ecco che ci sono meno fondi per ripagare il capitale, a parità di recupero dei crediti sottostanti, visto che una parte rilevante è dirottata a pagare gli interessi. In particolare, alla fine dello scorso giugno (un’era geologica addietro),
[…] le proiezioni degli incassi attesi effettuate dai servicers hanno evidenziato per 11 operazioni – tutte originate prima del rinnovo della garanzia nel 2019 – la possibilità che la Gacs potesse essere effettivamente escussa. Per le operazioni originate a partire dal 2020 gli indicatori non hanno invece dato ancora segnali di possibile default sulle note senior, ma registrano un rallentamento degli incassi.
UNA GARANZIA SU QUATTRO A RISCHIO ESCUSSIONE
Quindi, vediamo: sono ancora in essere 46 cartolarizzazioni assistite da garanzia pubblica. Di esse, 11 mostrano il rischio di attivazione della garanzia pubblica. Il che significa che, in questi casi, le tranche più rischiose (equity e mezzanina) sono state uccise dall’entità delle perdite cumulate. Non sappiamo quale sia l’importo coinvolto: numericamente, circa un quarto delle operazioni di cartolarizzazione con garanzia pubblica sono a rischio. Se ci fosse perfetta corrispondenza col valore contabile lordo ceduto (ipotesi molto grossolana), si tratterebbe di circa 27 miliardi di euro a rischio di abbattersi sul debito pubblico.
Ma attenzione: se anche le cose stessero in questi termini, lo Stato avrebbe modo, dopo aver pagato ai possessori della tranche senior il valore nominale, di recuperare una parte di quell’importo. Quindi la perdita sarebbe inferiore al valore nominale dell’obbligazione senior, a meno di scoprire che il valore residuo del sottostante credito in sofferenza è evaporato. Cosa che può essere verosimile per quelli al consumo ma è decisamente improbabile per quelli immobiliari.
Come si vede, c’è ancora rilevante alea sull’entità delle eventuali perdite a carico dei contribuenti, ma il fatto che in una operazione su quattro sia comparso il rischio di escussione della garanzia indica che la situazione è problematica, essendosi deteriorata in modo rilevante. E dovrebbe anche essere peggiorata, dallo scorso 30 giugno, vista la prosecuzione della stretta al credito.
Nel 2016, l’Italia divenne l’Eldorado europeo dei crediti deteriorati. La situazione era pesante, dopo la risoluzione delle quattro piccole banche e la crisi di MPS, Carige e Popolare Bari su tutte. All’epoca, il rischio per il nostro paese era quello di seguire la strada spagnola, cioè ripulire il proprio sistema bancario dalle sofferenze solo grazie a un prestito del MES, con relativo memorandum. Dopo aver abortito nel peggiore dei modi l’operazione Atlante, il governo italiano estrasse dal cilindro le Gacs, facendosi autorizzare dalla Commissione europea.
Tutto è bene quel che finisce bene, quindi? Purtroppo no, perché non è finita fin quando è finita. E l’arco temporale di vita delle cartolarizzazioni, che si basano su modelli previsivi di flussi di cassa dei portafogli di attività sottostanti, era tale da non mettere al riparo da drastici cambi di scenario. Che si stanno palesando oggi, con la stretta monetaria.
DEBITO PUBBLICO POTENZIALE
Come finirà? Lo vedremo, ma possiamo sin d’ora segnare che alla voce del debito pubblico che registra gli aggiustamenti tra stock e flussi, cioè le “sorprese”, oltre alla materializzazione del debito da Superbonus dobbiamo attendere anche quello che verrà generato dalle garanzie pubbliche. Sia le Gacs che i prestiti Covid, che nel frattempo hanno contribuito a fare crollare lo stock di crediti bancari deteriorati, e di conseguenza gli accantonamenti delle banche, che in tal modo hanno potuto esibire bilanci d’oro, anche grazie all’aumento dei tassi che ha migliorato il loro margine d’interesse.
Come stanno andando i cosiddetti prestiti Covid, assistiti da garanzia statale? Alla fine del 2023 era giunto a scadenza circa il 45 per cento di essi. Sui restanti, scrive Bankitalia,
Secondo informazioni fornite da Mediocredito Centrale, gestore del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, a marzo del 2024 le escussioni dei prestiti garantiti sono cresciute rispetto a dicembre, ma rimangono inferiori agli andamenti osservati prima della pandemia.
Sotto il bilancio dello Stato ci sono alcune bombe a orologeria, quindi. In alcuni casi si tratta dell’assai italico calcio alla lattina, che torna per vendicarsi. La speranza, per Gacs e prestiti Covid, è che, al dunque, il loro potenziale esplosivo risulti contenuto.
Questo articolo è stato pubblicato quiLasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox