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 Home page > Tribuna Libera > Rapina a Posillipo: una riflessione sulla voglia di giustizia

Rapina a Posillipo: una riflessione sulla voglia di giustizia

La tragica rapina in una città desolata ed assolata in una notte d'estate, ovvero nella città di Napoli, pone quegli interrogativi sull'imprevedibilità di alcuni gesti. L'istinto reagisce spesso in modo anomalo rispetto alla ragione. Cosi come è avvenuto. 
 
Chi scrive, in età non più giovanissima, ha subito da giovane ben due rapine con la pistola, da fermo in auto com'è successo al giovane con la fidanzata a Posillipo di cui è seguito il tragico evento finale con la morte dei rapinatori.
 
Quando una vespa si avvicinò circa 25 anni all'auto del sottoscritto e scesero in due con la pistola intimando di dare tutto potevo, dopo la rapina, mettere in moto l'auto e sbalzare per aria i due rapinatori risaliti sulla vespa. Certo avrebbero potuto sparare, avrei messo a repentaglio la mia vita quella della ragazza che avevo vicino e in tutta sincerità, per ultimo la vita dei rapinatori.
 
Quando il desiderio di vendetta sovrasta il principio di giustizia, l'uomo rischia di diventare vittima delle sue stesse azioni, un concetto vecchio come il mondo ma che si rivela sempre attuale e di volta in volta capita che si applica alla propria vita. 
 
Avvolte la nostra reazione diventa imprevedibile per un torto, una sete di giustizia immediata anche perché sappiamo che potrebbe non esserci una giustizia per chi compie il male. 
 
Il desiderio di giustizia e/o di vendetta ci fa compiere quelle azioni indegne che sono solo degne di quelle altre, ovvero di un torto subito di una violenza, di una sopraffazione. Siamo convinti della buona fede del ragazzo 29enne, ma quante volte leggiamo di rapine finite tragicamente? 
 
 Se il 29enne fosse stato, come spesso capita un addetto alle forze dell'ordine non in servizio, questi non avrebbe parimenti di fronte ad una rapina reagito impugnando la pistola per legittima difesa?
 
Il desiderio di vendicarsi e di fare giustizia attraversa la nostra storia. Fin dalla notte dei tempi, infatti, l'uomo ha sentito il bisogno di ricevere riparazioni ad un atto ingiusto ricevuto, in misura equivalente al torto subito.
 
Il concetto di pena, tuttavia, è mutato nel corso dei secoli: dapprima, la pena fu considerata esclusivamente come punizione necessaria per un misfatto, successivamente come metodo per il recupero sociale di chi commette un crimine. Ognuno difende la sua ragione: il diritto di vendicarsi e quello di venire perdonato diventano così entrambi, in modo diretto, sofferenza. 
 
Foto: Micheal Glasgow/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.38) 7 settembre 2013 00:17

    Non é questione ne di vendetta ne di perdono. Si tratta a parere mio, di semplice azione di difesa dei propri diritti, della propria famiglia, dei prori cari, indotta dalla disperazione prodotta da un sistema della giustizia incerto, quotidianamente lontano dalle necessitá, dal sentire della gente, sempre piú racchiuso in un suo olimpo di autoreferenzialitá. Quindi viva Leonardo, oggi hai sbagliato tu domani nelle stesse condizioni potrei sbagliare io.

    Pier Giovanni

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