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La Legge 194 ancora in discussione

Dopo più di quarant'anni dalla sua applicazione la legge 194, ovvero quella di consentire un diritto delle donne interessate ad una interruzione di gravidanza, viene messa ancora in discussione.

 

Un diritto conquistato con non poca fatica dopo anni di battaglie e dopo che l'Italia si è adeguata quei paesi Europei che hanno fatto da apripista. Un diritto a cui tanti medici fanno ricorso per l'obiezione di coscienza a non praticare un'interruzione di gravidanza benché chiesta ricorrendo al art 9 della legge 194 ovvero un diritto di un diritto.
 
L'Art. 9 ricordiamo contempla la non punibilità adducendo un obiezione di coscienza per quei sanitari addetti e/o quelle strutture che non praticano l'interruzione di gravidanza.
Quindi uno scontro tra due diritti nella stessa legge, che spesso porta a quelle donne che per decisioni strettamente personali ed a tutela di una salute psicofisica a vagare tra Regioni o a rivolgersi a strutture private con spese che spesso non possono sostenere.
 
Medici, magistrati bioetici hanno contribuito a diffondere maggiore coscienza tale fenomeno e cosi e' diventato parte integrante del nostro sapere comune, che è parte integrante proprio della legge 194 che tutela il personale sanitario previa comunicazione di avvalersi del art 9.
Si rileva a tutt'oggi da stime di esperti nel settore che quel obiezione tende ad aumentare e non a diminuire prestando il fianco a quelle associazioni politiche e religiose da sempre ostici verso questa legge.
 
La legittimità viene quindi messa sempre più in discussione ricorrendo spesso in quei tribunali di cui sono pieni gli archivi per una legittimazione speso che arriva per una legittimazione di quei diritti sociali da quelle pronunce del comitato Europeo che più di una volta ha condannato
 
L'Italia per un non garantito diritto alla salute. Diritto alla salute contemplato all art 32 della nostra Costituzione. Si coglie a questo punto che il diritto della donna ad abortire non ha la stessa valenza di quello del medico di obiettare, ovvero alla donna viene messo  in discussione una propria volontà sul proprio corpo, un diritto alla salute psicofisica sul proprio corpo. Bisogna riconoscere allora la centralità di quelle decisioni di soggettività e come quella delle donne debba essere l'unica titolarità ad un diritto per la libertà di scelta personale senza bisogno di motivazioni discrezionali.
 
Antonello Laiso
 

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