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Quirinale: Marini bocciato, 240 voti a Rodotà. Dimissioni di Bersani?

È il 18 aprile e da poco è finita la prima votazione per il Presidente della Repubblica, con la bocciatura del nome di Marini legato ad una intesa PDL-PD.

All’interno dei deputati e senatori del PD si è manifestata una spaccatura nell’ordine di duecento voti, in parte di schede bianche e nulle, in parte confluito sul nome di Rodotà (proposto dal M5S).

Questa grave spaccatura che potrebbe concludersi con una scissione e con le dimissioni del segretario Bersani, poteva essere evitata se il PD, invece di affidarsi alle decisioni dei vertici del partito, avesse imitato il metodo del M5S che ha fatto decidere ai suoi iscritti i nomi da proporre per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Già ieri sera, fuori dal locale in cui si riunivano i deputati e senatori piddini, dopo aver saputo che il segretario si era messo d’accordo con Berlusconi sul nome di Marini, si era radunata una folla di iscritti, militanti, elettori del PD che diffidavano ad altissima voce di proseguire a sostenere quel nome.

Come al solito la base è più avanzata dei vertici e dobbiamo incominciare a pensare che ogni decisione importante debba essere votata dagli iscritti che devono avere ognuno un codice di accesso personale in internet ed i loro voti devono essere vincolanti.

Con questo metodo sono sicuro che stasera avremmo avuto Rodotà Presidente della Repubblica e in pochi giorni un governo con dentro i 5 stelle.

Solo così i partiti possono cambiare, affidando tutte le decisioni agli iscritti, annullando la nomenklatura che, nel caso del PD, si è rivelata inamovibile insieme al suo apparato, ne hanno annientato identità e radicamento territoriale, hanno per 20 anni dato uno spettacolo di inciuci e falsa opposizione che ha portato il paese nella crisi strutturale in cui stiamo affogando.

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.21) 19 aprile 2013 00:24

    Coerenza >

    Fino a pochi giorni fa Bersani ha collezionato pesanti critiche per aver “insistito” nel cercare un dialogo con M5S. Molti hanno stigmatizzato la sua presunta “intransigenza” verso il PDL come causa prima dell’impossibilità di fare il governo di cui il paese necessita.

    Poi è arrivata la sua proposta di portare Marini al Colle. Uno dei fondatori del PD che non risulta “inviso” al PDL.
    E’ stata subito interpretata come un segnale di “inciucio” con Berlusconi e quindi respinta da larga parte del centro sinistra.
    Si è perfino levata la richiesta di ripiegare sul terzo candidato scelto dagli iscritti M5S.

    Ora sono molti quelli del PD che vogliono da Bersani un candidato che sia la bandiera del partito e del “cambiamento”.
    Se e con chi fare il governo non è più così prioritario.
    L’importante è non mancare l’appuntamento con il quorum della quarta votazione.
    Quella stessa maggioranza che, da sempre, Bersani ha voluto raggiungere al Senato.

    Non è il tempo che cancella le Voci dentro l’Eclissi esempio di coerenza

  • Di (---.---.---.210) 20 aprile 2013 23:58

    Agguato >

    Marini ha avuto il consenso dei 2/3 dell’assemblea degli elettori del PD. Subito dai dissenzienti è stata promossa la tesi che la sua candidatura fosse frutto di un “inciucio” con Berlusconi. Nelle urne a Marini sono mancati almeno 200 voti del PD.

    Alla stessa assemblea viene allora proposto il nome di Prodi. Si tratta del fondatore e primo Presidente del PD. Questa volta il consenso è addirittura unanime.
    Calato il quorum a 504 il traguardo è a un passo, visto l’accordo di tutti.
    Nelle urne però a Prodi vengono ancora a mancare un centinaio di voti del PD.
    Numero che coincide con quello di chi aveva “apertamente” respinto l’ipotesi Marini.

    In sostanza. Per Renzi, che dice sempre le cose in faccia, non è stata battaglia a viso aperto “fare il giochino dei franchi tiratori”. Di certo ora può gioire per non essere annoverabile tra i “grandi elettori”.

    C’è molto di più.
    Certi tipi di agguato, tesi da “fazioni minoritarie”, non hanno nulla a che vedere con il serrato scontro di idee. Non c’è ansia di “rinnovamento” che può motivare e giustificare tali azioni “dannose” coperte dall’anonimato.
    L’identità e la credibilità di un partito costituiscono patrimonio comune, tanto indisponibile quanto intangibile.
    E’ solo “contagioso” il virus di chi ha perso il senso ed il valore di Parola e Merito

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