Questione di stupidità: perché sbagliare è umano e non se ne può proprio fare a meno!

Il premio Pulitzer, Joseph T. Hallinan (ex giornalista del Wall Street Journal) spiega nel suo ultimo libro intitolato "Il metodo antierrore", che sbagliare è assolutamente naturale.
Il cervello infatti, sommerso da troppi dati, tende a semplificare. A volte anche troppo, tagliando spesso fuori anche informazioni utili. Ne parliamo anche noi, prendendo spunto dagli studi di Hallinan e aiutandoci con la pungente penna di Jacopo Fo, siamo riusciti a raccogliere un bel po’ di casi riguardanti il tema “stupidità”.
Vi assicuriamo che siamo rimasti sgomenti ed esterrefatti anche noi, alla lettura di questo materiale, ma che si tratta di vicende assolutamente vere e provate. Prendendovi per mano (per non farvi perdere) vi trasportiamo nel mondo dell’assurdo e del paradosso.
"L’uomo è vittima dell’errore e della superficialità".
A trarre questa conclusione, è il premio Pulitzer Joseph T. Hallinan, che ha realizzato un libro dove racconta, ad esempio, che più di settemila americani ogni anno, muoiono per dosaggi sbagliati dei medicinali, dovuti ad errata interpretazione della grafia dei medici.
C’è anche la sovrastima: la maggior parte di noi, pensando al proprio passato di studente, si ricorda più bravo di come è stato effettivamente. Lo stesso procedimento per cui ben il 76% dei carcerati liberati con il controllo del Dna in America, erano state ritenute colpevoli sulla base di testimonianze oculari errate.
"Ogni giorno - spiega Hallinan - siamo investiti da enormi quantità di dati e nomi da ricordare. Il cervello, per risparmiare risorse, sfronda ed ignora tutto ciò che gli sembra superfluo".
Così l’errore è servito. Così noi, traendo anche spunto da uno studio realizzato da un gruppo di psicologi che hanno analizzato la stupidità, abbiamo scoperto delle cose sorprendenti. Ad esempio che ognuno di noi conserva al suo interno un po’ di stupidità, ma non è grave.
Sarà capitato anche a voi di essere in casa, cercare le chiavi, mettere le mani in tasca: non ci sono. Cercare in tutta la casa: non ci sono. Rimettere le mani in tasca: ci sono! Allora, o ipotizziamo che le chiavi, se gli girano le balle, se ne vanno al bar e si fanno trovare quando dicono loro, oppure la nostra intelligenza funziona a sprazzi.
Ma ciò non è un male, fa parte della nostra distrazione. Noi umanoidi abbiamo davvero bisogno di distrarci più e più volte al giorno. Quando siamo distratti le nostre energie, invece di andare sprecate in pensieri idioti, vanno a curare il fegato, a sistemare i reni, ad ottimizzare il cuore.
Distrarsi serve anche a migliorarsi. Così adesso che vi sentite un po’ meglio, dato che il livello di distrazione di questo articolo rasenta i limiti consentiti dalla legge, leggetevi questi strani e assurdi accadimenti. Ricordo nuovamente che le storie raccolte sono tutte storie vere.
Distratti oltre l’inimmaginabile.
Nel 1998 due psicologi americani fecero sì che un finto studente, in cerca di informazioni, fermasse per strada veri studenti universitari. La discussione veniva interrotta per pochi secondi da operai che trasportavano una porta passando in mezzo ai due. Nel passaggio, il finto studente veniva rimpiazzato da un altro ragazzo. Solo il 46% dei soggetti notava la sostituzione. "Quando interagiamo con qualcuno che non appartiene al nostro stesso gruppo - spiega Hallinan - tendiamo ad ignorare le sue caratteristiche individuali e ci limitiamo a riconoscerlo attraverso particolari del suo abbigliamento. Sbagliando!".
Regalini corrompenti e abbonamenti in palestra non utilizzati.
Negli Usa l’84% dei medici ritiene che i colleghi si facciano influenzare nella scelta dei farmaci dai regali delle case farmaceutiche. Un altro errore invece è dettato dalla pianificazione, come quello legati agli abbonamenti in palestra e consiste nel pagare un abbonamento per poi non andare in palestra. Psicologi e medici lo sanno bene: "Preferiamo gli abbonamenti agli ingressi singoli, ma poi andiamo in palestra meno della metà delle volte previste!". L’80% di ottomila americani studiati dal 2002 al 2005 avrebbe risparmiato in media 700 dollari a testa evitando di abbonarsi. Perché allora ripetiamo questo errore? Per questione di autoimmagine. Rendercene conto significa ammettere di essere pigri.
Lo spot del tacchino.
Allora, partiamo da una bella categoria: gli imprenditori. Il padrone della ditta che produceva il whisky del tacchino selvaggio, volle festeggiare a suo tempo i 200 anni dalla nascita del suo impero. Così fece un contratto con un grosso studio di pubblicitari che ebbero un’idea stupenda: far volare al tramonto sulla città dove è nato quel whisky, uno stormo di tacchini bianchi bellissimi. Una cosa emozionante. Noleggiarono tre aerei, ci caricarono su tremila tacchini bianchi e ne buttarono giù trecento sulla città. Tutto questo prima di accorgersi che i tacchini non volano. Ve le immaginate queste bombe di carne schiantarsi al suolo con schizzi di sangue ed interiora? Il padrone della ditta s’è dovuto vendere pure le mutande per pagare i danni al paese.
La NASA non ha naso.
Anche gli scienziati della Nasa ne hanno combinata una delle loro. Avevano il problema di proteggere dalle intemperie gli shuttles, quei missiloni che vanno sulla Luna. E invece che costruire tanti piccoli capannoni, decisero di costruirne uno solo enorme. Il più grande hangar che la storia ricordi. Spesero 150 milioni di dollari, ci misero dentro tutti i missiloni, chiusero i portelloni e se ne andarono a casa felici e soddisfatti. Il giorno dopo suona il telefono ed è il guardiano del capannone che dice: “Pronto, scienziati della Nasa? Si…vorreste venire qui un attimo a vedere cosa è successo? Grazie!”. Questi arrivano: è una giornata meravigliosa, calda e soleggiante, aprono il portellone e dentro nevica! L’hangar era troppo grande e troppo alto. Praticamente tenere i missili dentro l’hangar un anno era come lasciarli fuori alle intemperie per dieci anni.
Suicidio puzzolente.
Poi ci sono i fuoriclasse della stupidità. Come quel signore che, per una scelta che definiremmo religiosa, decise di vivere in una stanzetta piccola e di alimentarsi unicamente di fagioli, cavoli e verze. Morì per le sue stesse emissioni corporee e quando arrivarono i soccorsi, un pompiere svenne per intossicazione da metano. Praticamente si suicidò di scorregge.
Per la realizzazione di questo servizio ringraziamo Jacopo Fo e il libro "Ti amo ma il tuo braccio destro mi fa schifo, tagliatelo", Joseph T. Hallinan e il libro "Il Metodo Antierrore", il giornalista Giuliano Aluffi e il Venerdì di Repubblica.
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