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Quelle strane tartarughe che fanno pipì dalla bocca

Gli adattamenti degli animali in natura possono raggiungere un livello di stranezza che supera la più vivida immaginazione: ed ecco che esistono serpenti volanti, lucertole che camminano sull'acqua, altre che spruzzano sangue dagli occhi, ed ora perfino una tartaruga che si libera delle urine per via orale. Avete capito bene, non stiamo scherzando: la tartaruga cinese dal guscio molle (Pelodiscus sinensis), e forse anche altre specie simili, espelle i residui del metabolismo azotato mediante un sistema di strutture, esclusive di questi organismi, che si trovano nella regione cefalica.

Che queste tartarughe fossero animali particolarmente insoliti era noto da tempo: infatti, questa straordinaria specie presenta all'interno della cavità orale un sistema di lamelle faringee, scoperte oltre 100 anni or sono, che hanno una funzione, e un funzionamento, simile a quello delle branchie dei pesci. Grazie a questo sistema, chiamato processo buccofaringeo villiforme, la tartaruga cinese dal guscio molle è in grado di ricavare ossigeno dall'acqua, oltre che nella maniera convenzionale di tutti i rettili tramite i polmoni. Questa caratteristica consente loro di mantenersi sotto il livello dell'acqua per periodi di quasi due ore, senza dover raggiungere la superficie per respirare.

Oggi, un gruppo di ricercatori dell'Università di Singapore ha dimostrato che questa specie, quando si trova in fase di immersione, espelle solo il 5.9% dell'urea per via renale attraverso la cloaca, mentre tutto il resto del metabolita azotato viene eliminato per via orale, semplicemente spalancando la bocca. Ma anche se forzata sulla terraferma, Pelodiscus sinensis è solita individuare piccole pozze d'acqua in cui immergere la propria testa e azionare il movimento faringeo per liberarsi delle scorie.

Come mai in questa specie si è evoluto un tale, insolito meccanismo di escrezione? I ricercatori chiamano in causa l'ambiente in cui essa vive: queste tartarughe vivono infatti in acque salmastre, con considerevoli oscillazioni di salinità, ma possono anche colonizzare aree marine costiere. In condizioni di elevata salinità dell'ambiente, infatti,le tartarughe avrebbero bisogno di assorbire molta acqua per equilibrare il bilancio dei sali nel proprio sangue: essendo però l'acqua marina iperosmotica rispetto ai liquidi corporei ed essendo i reni dei rettili incapaci di espellere ioni monovalenti e produrre urina ipertonica, la continua assimilazione di acqua porrebbe grossi problemi di omeostasi, conducendole alla morte.

Pelodiscus sinensis, e forse altre specie della famiglia Trionychidae a cui appartiene, ha escogitato dunque questa strategia alternativa, unica tra i tetrapodi, un adattamento che le avrebbe consentito di colonizzare diversi ambienti, permettendole l'utilizzo di diverse 'possibilità ecologiche'.

Andrea Romano

 

 

Crediti immagine: Żółwiak chiński


Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.13) 23 ottobre 2012 20:24

    ma che schifezze pubblicano questi giornaletti di questa repubblichetta nata dai brogli del 46?

     

    Poi queste tartarughe le abbiamo anche noi, a Cancello Arnone, pescate nel Volturno le cuciniamo la domenica. In alcune zone la chiamano Tartaruga Conterio o Novellino, in altre la Smaniotta.

     

    Orazio Mamone di Cancello Arnone

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