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Quell’incontro con Giangiacomo Feltrinelli

Avevo deciso di comprare un buon libro e allora mi recai alla Feltrinelli, quella che si trova in via Giulio Cesare, a Roma. Il problema è che ogni volta che ci vado, impiego delle ore per decidere, non potete immaginare quanti libri che ci sono in quel luogo.

Non avevo in realtà idee chiare di quale libro comprare, se un romanzo, un saggio, un libro di storia o di attualità. Mi ero soffermato in un romanzo che era uscito questi giorni, di solito diffido dai libri comprati dalla massa, ma il titolo mi incuriosiva.

Mentre ero assorto dai miei miserabili dubbi, un fascio di luce mi abbagliò, emanava un piacevole calore e come d’incanto si materializzò un uomo baffuto. Io sinceramente pensai ad una allucinazione, ma da cosa diavolo era dovuta? Da quando sono evaso ho cambiato stile di vita, non bevo più come una volta, l’ultima canna che avevo fumato risale a qualche mese fa, allora cosa mi stava succedendo?

Quell’uomo mi fissava e sinceramente provavo un vero senso di inquietitudine, l’apostrofai: "Scusi, ma lei chi è?". Quell’uomo fece un espressione di sorpresa, poi trasformatasi in offesa: "Ma come chi sono? Mi deve dire lei chi è! Visto che si trova nella mia proprietà, anche se non amo molto questa parola!". Io rimasi a bocca aperta, tra me e me pensai che dal carcere ad una clinica psichiatrica il passo sarebbe stato breve.

"Scusi ma possibile che lei sia Giangiacomo Feltrinelli? Ma lei non era morto?". Inarcò le sopracciglia, fece una smorfia che sinceramente divertiva più che procurare spavento: "Certo che sono morto! A quest’ora sarei un po’ vecchio, mica così giovane,non trova?" Io feci si si con la testa, anche se dentro di me pensai che così giovane non lo era affatto.

Continuò: "Possibile che la storia non si ricorda più di me? Sono stato assassinato perbacco, non ricorda?". Io mi stupii ancor di più, e con voce abbastanza pacata gli risposi: "Bè, io sapevo che lei fosse morto accidentalmente mentre preparava un attentato, o sbaglio?".

A questo punto si arrabbiò moltissimo e ad alta voce replicò: "Ma cosa dice? Sono stato assassinato perchè avevo scoperto delle cose importanti sulla strage di Piazza Fontana! Ma allora la mia morte non è servita a nulla, perdio!". Io cercai di scusarmi, di dirgli che così hanno scritto di lui, ma niente da fare.



Continuò poi dicendo: "Ma questo posto cosa diavolo è diventato? Più che una libreria mi sembra un centro commerciale!". Io cercai di calmarlo, ma sinceramente mi era alquanto difficile trovare delle parole che lo consolassero: " Sa’ adesso c’è la concorrenza, esiste il libero mercato, la Feltrinelli comunque si è adeguata molto bene...". Gli occhi di Giangiacomo erano usciti fuori dalle orbite, non ero riuscito a trovare le parole giuste.

"Ma lei scherza, non era quello che volevo! Ma, mi dica, almeno i dipendenti si trovano bene? Sono gratificati dal loro lavoro?".

Vi giuro che avevo paura a rispondere, gli avrei procurato l’infarto. Ma per fortuna si muore una volta sola: "Non credo che siano contenti, lavorano di sei mesi in sei mesi, esiste un tipo di contratto che ti mette dei limiti di tempo, insomma lavorano senza garanzie...sarebbe il cosidetto lavoro flessibile!"

Il signor Feltrinelli rimase in silenzio per un lasso di tempo che sembrava infinito, e io ero alquanto imbarazzato. Il calore iniziale si convertì in un gelo terrificante, forse con quelle parole l’ho ucciso una seconda volta per davvero. "Ascolta ragazzo". Mi disse con un aria di vera rassegnazione: "Ma almeno valorizzano i nuovo scrittori? Insomma la Feltrinelli attuale riesce a dare speranza a qualcuno come facevo io un tempo?".

Credetemi, in seguito mi sarei pentito, ma gli risposi in maniera secca e decisa: "Ma veramente la sua casa editrice pubblica i libri di scrittori già affermati!".

L’ho ucciso una terza volta!

Emise un suono simile ad un lamento, ma davvero straziante. Disse qualcosa e scomparve all’improvviso. Le ultime parole che io riuscii a percepire erano state: "Non era il mondo che volevo! Avevamo combattuto per renderlo migliore, e voi come dei cretini ve ne siete fregati!"

Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.53) 4 agosto 2009 16:41

    Sono innumerevoli i giovani che proprio come Giangiacomo credevano e volevano un mondo migliore... Ahime!
    Alcuni mettendosi dalla parte sbagliata, cioè quella parte che ai risultati odierni sembra essere "sbagliata". Lui ci credeva ed è voluto andare fino in fondo.
    Ma pensiamo a quanti bravi giornalisti che pur non volendo schierarsi con gli estremisti alla Feltrinelli ( estremisti qui è detto soltanto per collocazione e non è un giudizio di valore) ci hanno rimesso la vita. 
    Pensiamo a Walther Tobagi che ho conosciuto personalmente e con lui tutti gli altri...
    Volevano tutti un mondo migliore e ci hanno creduto.Hanno lottato per una Verità scomoda ed hanno fattodi tutto per farla conoscere.
    Oggi? Io vedo soltanto squallore, cinismo, opportunismo, senza valori, senza una idea in cui credere.
    Ci si salva la pelle così, ma non certo l’onore.

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