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Quanto conta la tv in politica? Molto, anzi niente

Grande o grandissimo merito del successo politico di Berlusconi è sempre stato imputato alle televisioni che possiede, alle reti cosiddette pubbliche ma occupate, ed ai giornali dichiaratamente proni. Lo scandalo di un partito-persona che possiede ed occupa gran parte dei mezzi di comunicazione è pari allo scandalo di un’opposizione che, quand’era al potere, avrebbe potuto risolvere il problema del conflitto di interessi e non l’ha fatto per sospetta non volontà.

Comunque sia, il voto di domenica e lunedì ha dimostrato che anche questo è un luogo comune.

La Lega. Il partito di Bossi ha tre canali ufficiali di comunicazione di massa. Il quotidiano di partito La Padania di cui non si sa né la tiratura né il numero di abbonamenti; poco male, perché qualche copia la venderà sicuramente, almeno per prendere i contributi dello Stato ladrone, ma che faccia opinione è molto discutibile. E’ il classico foglio di partito, per dimostrare che "anche noi ce l’abbiamo". C’è un sito web collegato al giornale, ma non funziona, quindi è come se non esistesse.

Ma c’è anche una televisione, Tele Padania, (il sito è aggiornato al 10 gennaio!) che trasmette qualche ora al giorno su TeleCampione. Niente in tutto, quindi. Eppure ha piazzato due suoi uomini a presidenti di regioni di tutto rispetto. Ok, Zaia ha beneficiato di ogni trasmissione Rai sull’agricoltura con una o addirittura due interventi in un quarto d’ora, ma questo non basta a giustificare il suo successo elettorale.

Vendola, ma anche Emma Bonino che, anche se non ha vinto, è arrivata ad un soffio per sedere sulla poltrona di governatore. Entrambi non hanno certo sfruttato per ogni giorno di campagna elettorale cinque canali televisivi a diffusione nazionale né una schiera di quotidiani partigiani. La Bonino, poi, ha avuto contro anche i vescovi. Eppure.

L’astensionismo. Ha toccato il 35,81% (dati ufficiali del Viminale) a cui possiamo aggiungere 116.161 schede bianche o nulle, in netto calo rispetto alle precedenti tornate, segno che chi una volta esprimeva nella scheda il proprio disappunto, ora non si scomoda neppure per andare al seggio.

Eppure da tutti di tutte le parti c’è stato l’appello al voto: anche in questo caso tv e giornali non hanno inciso significativamente. Molto di più ha potuto il web, dove molti hanno fatto professione di astensionismo.

E’ il caso quindi di riflettere sulla presunta importanza della televisione come fattore determinante della scelta elettorale. Più importante, invece, sono i contenuti dell’informazione di massa. Non a caso Internet, almeno per un 30-40% (guarda caso: la stessa percentuale di astenuti) di italiani è la fonte principale di notizie, capace com’è di fornire tutto ed il contrario di tutto.

Per il resto non bastano due multe per divieto di sosta a Rai e Mediaset per avere un’informazione almeno corretta, se non imparziale. Si può fare propaganda elettorale anche silurando i giornalisti o i non allineati all’Isola dei famosi. Un giorno il governo di sinistra dovrà sciogliere questi nodi.

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