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Quanti minuti di tv vale il ricordo di Rita Levi Montalcini?

Un minuto e quarantadue secondi, questo vale, per qualche tg, il ricordo di Rita Levi Montalcini, di una vita spesa al servizio dell’umanità.

Un ultimo sgarbo a questa donna, orgoglio dell’Italia e dell’Europa, Premio Nobel per la scoperta della proteina che regola il sistema nervoso.

Una vergogna!

Ma se qualche giornale solleva il problema dei tempi ristretti dedicati al ricordo della scienziata si corre ai ripari, un minuto in più nei tg e tutto si rimette a posto. Si corre il rischio che ciò che è stato cacciato dalla porta rientri dalla finestra. Se nasce un caso politico si solleva un polverone e una scia di polemiche che vanifica il tentativo di una commemorazione sotto tono della grande scienziata. Un trattamento che rientra in pieno nelle tradizioni della destra che da anni maltratta gli avversari del cavaliere, siano essi magistrati, uomini politici, o scienziati. Chi non ricorda i calzini azzurri del magistrato che si era occupato del lodo Mondadori, la pubblicazione delle intercettazioni di Fassino mentre diceva abbiamo un banca, le riprese fotografiche della Boccassini mentre fa spesa.

Resta il penoso silenzio sui sacrifici e sulle offese subite della senatrice a vita, nel suo impegno parlamentare. Un silenzio che impoverisce e deforma il ricordo di una persona, in tutto e per tutto, dedita agli altri, nella scienza come nella vita politica. Sono ancora vibranti nella mente e nel cuore della gente perbene lo sdegno e la rabbia per gli sberleffi degli uomini del PDL che accompagnavano il suo voto alle leggi del Governo Prodi.

E, dai politici e dai media di destra, mai un gesto di pentimento, mai un gesto di scuse, neppure di fronte alla morte della persona offesa. Senza pudore, chi ieri l’ha offesa esprime oggi frasi di circostanza, per renderle omaggio.

E quei giornalisti che ieri l’aggredivano, oggi, come se nulla fosse, ne tessono gli elogi, senza pensare che forse il modo migliore per onorare la memoria della scienziata è quello di risentire quegli insulti e incalzare i suoi autori, con domande ficcanti, in grado di svelare la violenza e la miseria di quelle offese. Ma niente di tutto questo è stato possibile sentire e rivedere. Qualche intervista per strada, il ricordo degli amici e il dovere di cronaca è stato adempiuto.

È stata onorata la scienziata, ma non la senatrice.

Ma siamo in campagna elettorale e non si può ricordare l’attività parlamentare di Rita Levi Montalcini. In tempi di magra, ogni voto ha il suo valore e non si può correre il rischio che lo sdegno evocato dal ricordo dell’impegno civile della senatrice possa sottrarre consensi al PDL.

Ma a fronte di queste miserie svetta l’insegnamento politico offerto da questa grande donna, agli amici e agli avversari: “Esprimo il profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria”.

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