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Quale destino per "la Vetta d’Italia"?

Hanno causato malumori le dichiarazioni di L. Durnwalder, Presidente della provincia autonoma di Bolzano, dopo la firma del protocollo d’intesa col ministro per i Rapporti con le Regioni, on. Fitto.

Riassumendo, una prima volta ha affermato che cadranno denominazioni come "Vetta d'Italia" e "lago Rodella”, nomi inventati da Tolomei e che il testo dell’accordo appena siglato consentirà di cancellarle.

“Sag adieu zur Vetta d’Italia…” sembra abbia detto sicuro di sé, per una diversa interpretazione del passaggio-chiave del Protocollo d’intesa, che garantisce il mantenimento delle denominazioni “storiche” in tedesco e ladino e sancisce il bilinguismo solo nelle denominazioni di Comuni e “località”.

Il fatto è che in italiano la parola “località” ha una valenza estesa ed indica centri abitati, ma anche monti, laghi ecc.; nel testo tedesco si legge solo “Ortschaften”, località abitata. E pensare che il protocollo d'intesa, voluto dal ministro doveva sanare “l’ingiustizia” di migliaia di cartelli segnaletici scritti solo in tedesco.

Verrebbe da chiedere a Fitto a quali «tecnici» si è affidato per vergare un simile protocollo, in cui vengono elencati con puntiglio tutte le fonti normative della toponomastica - perfino l'accordo De Gasperi-Gruber del ‘46 -, fuorché il decreto ministeriale del '40 emesso per effetto del regio decreto del 1923. C'è sì, un vago accenno al rispetto delle «normative statali e provinciali in vigore».

Superficialità o altro? Il governatore altoatesino tira dritto per la sua strada e, in un'intervista successiva, ribadisce che l’art.5 (comma b) prevede il mantenimento nella denominazione originaria solo in lingua tedesca o/e ladina dei nomi storici, e quando si parla di “storico” vale il concetto di più vecchio.

D’altronde sostiene che non sa se è nell’elenco delle 1500 denominazioni” che i carabinieri hanno individuato nella versione monolingue come “Bozen” in 80 cartelli e “Meran” e “Algund” in altri 100. Come dire, "per il momento state tranquilli che non è in agenda la cancellazione della Vetta d’Italia per cui è inutile agitarsi tanto", e qualche giorno dopo ancora sembra voler buttare acqua sul fuoco per placare le proteste. Puntualizza che l’accordo con Fitto non riguarda la toponomastica in generale : "Non toccheremo la Vetta d’Italia..”.

Non dice se sarà oggetto di una successiva legge provinciale sulla toponomastica: alla Svp (Suedtiroler Volks Partei, Ndr) basterebbe introdurre nella norma provinciale il testo del protocollo appena concordato e la “Vetta d’Italia” diventerà “Glockenkarkopf”.

Vogliamo credere alle rassicurazioni e alle certezze dei politici italiani “locali” che confidano nel buonsenso di Durnwalder e nel lavoro della Istituenda Commissione paritetica?

Abbiamo già di che preoccuparci: dopo il tricolore da “buttare nel cesso”, come ebbe a dire Bossi, nel “cesso” finirà anche “Fratelli d’Italia” come vuole il leghista Gobbo e pure la Vetta d’Italia ? In fondo, a pensarci bene, la soppressione del nome italiano di tale montagna sarebbe anche poca cosa rispetto ai proclami leghisti, ma è stato chiesto a noi cittadini cosa ne pensiamo? Non siamo dei sudditi passivi e menefreghisti, ma cittadini responsabili e consapevoli che chiedono rispetto.

“La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso... La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo. La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano… siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.” Francesco De Gregori la cantava già parecchi anni fa. L’augurio, dopo questi giochetti politici sulla pelle della gente, è che si consenta intelligentemente il radicamento in questa terra di una visione veramente pluriculturale e plurilingue.

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