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 Home page > Tribuna Libera > Pure le forze dell’ordine possono sbagliare

Pure le forze dell’ordine possono sbagliare

In quest'ultimo periodo una delle vicende più gettonate dal Mainstream è la morte di Ramy Elgami, un diciannovenne egiziano morto alla fine di un lungo inseguimento per le vie di Milano.
 

A prescindere dal fatto che si deve comunque fermarsi ad un alt delle forze dell'ordine, mi sembra che in questi giorni si parli più di queste ultime che della morte di un giovane essere umano.

E quindi avanti tutta con il solito ritornello tipico di un certo squallido giornalismo nostrano che opera in modo impeccabile nel dividere i cittadini in colpevolisti e innocentisti nei confronti delle forze dell'ordine.

Nelle trasmissioni TV ed in particolare quelle di Mediaset, si assiste perfino a patetiche espressioni da tifo da stadio con opinionisti sputasentenze ad urlare come comari frustrate che la verità sta da quella o dall'altra parte.

In tutto questo la tragica scomparsa di un essere umano passa in secondo piano e viene strumentalizzata dall'uno o l'altro schieramento soltanto per operazioni di bieca propaganda politica.

Ma c'è un altro aspetto legato ad uno Stato di diritto degno di questo nome ed è che qualsiasi cittadino colpevole di un reato dev'essere in ogni caso giudicato e condannato secondo le leggi vigenti unicamente dalla magistratura competente.

E' davvero inconcepibile che vi siano persone che usano i potenti mezzi di informazione per diffondere opinioni a mo' di condanna soprattutto quando vi sono ancora delle indagini in corso atte a formalizzare capi d'accusa definitivi che poi saranno giustamente valutati da chi ha la competenza per farlo e non da qualunque urlatore populista da stadio.

E l'idea avanzata da una certa Destra di stampo autoritario di introdurre uno scudo penale a favore delle forze dell'ordine quando queste infrangono la legge è in antitesi con uno Stato di diritto in cui la parità di trattamento di fronte alla legge dovrebbe essere garantita a tutti senza alcuna distinzione di sorta.

Già nella pratica, purtroppo troppo spesso, la famosa frase scritta in ogni tribunale "La legge è uguale per tutti" non trova riscontro nelle sentenze che vengono emanate.

Se poi si dovesse perfino accettare l'approvazione di una norma che rende immune o favorisce certe categorie di individui nel compimento di determinati reati, allora tanto varrebbe toglierla definitivamente da ogni assise giudiziaria.


I sostenitori di questa riforma scellerata del nostro ordinamento giudiziario dovrebbero studiarsi la Costituzione nonché i trattati internazionali sottoscritti dal nostro Paese in cui è sancito chiaramente che non si possono applicare certi trattamenti di favore, pena dal passare da uno Stato di diritto ad un sistema dichiaratamente autoritario in grado di travalicare la democrazia, rendendo così di fatto uno dei tre poteri garanti della stessa, la magistratura, come una struttura interamente sottoposta all'esecutivo e ai capricci o umori di coloro che lo guidano.

Pure le forze dell'ordine possono sbagliare e alcuni dei loro membri possono giungere a commettere reati di natura penale che vanno giustamente perseguiti perché il fatto di essere commessi durante uno stato di servizio non può di certo esimerli dal sottoporsi al giudizio di un tribunale come nel caso di qualsiasi altro cittadino.

E' quindi davvero fuori luogo quanto patetico sentire certi giornalisti continuare ad affermare che sono e saranno sempre dalla parte delle forze dell'ordine come se nella nostra società si fosse costretti a vivere costantemente come in una partita da calcio con tanto di tifo da stadio.

E quindi fare chiarezza sulla tragica dipartita di Ramy non è soltanto assolutamente doveroso in uno Stato di diritto, ma ancor di più risulta fondamentale procedere secondo i canoni del nostro sistema giuridico per definire un giudizio e una condanna.

E questo anche se si tratta di Carabinieri.

Perché giustizia dev'essere fatta.

E in questo caso e a maggior ragione, perché è morto qualcuno che non costituiva alcuna minaccia per le forze dell'ordine coinvolte.

Quindi ora sarebbe il caso di lasciare la parola agli inquirenti e ai magistrati incaricati per riuscire a fare definitivamente luce sulla vicenda e di lasciare che la giustizia possa fare effettivamente il suo corso.



Yvan Rettore
 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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