• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Può la musica influenzare il comportamento? Il dibattito sulla strage dei (...)

Può la musica influenzare il comportamento? Il dibattito sulla strage dei Sikh e il killer nazi-punk

Wade Michael Page, ex militare, che pochi giorni fa ha aperto il fuoco e ucciso 6 persone in un tempio sikh negli Usa, apparteneva a un gruppo rock, di ideologia estremista di nome "End Apahy'

Nuove polemiche sulla sicurezza legata alle ondate di violenza in America, ancora una volta si torna a parlare di cultura dell'odio e ci si torna a chiedere quali mezzi e quali soluzioni sia giusto adottare in determinate circostanze. Stavolta non sono né i videogiochi, né la televisione sotto i riflettori della pubblica accusa, stavolta si parla di musica.

Wade Page, che prima di venire ucciso a sua volta ha compiuto una strage, gravitava nel mondo del nazi-punk, partecipando attivamente alla diffusione di un messaggio violento e razzista assieme alla sua band. La domanda che molti si stanno ponendo è tanto naturale quanto leggittima: bisogna difendersi da questo tipo di ideologie? E come?

Ma se la domanda può risultare scontata, la risposta deve essere attenta e ponderata, per non cadere in banali luoghi qualunquisti e moralismi stantii che di certo non risolvono il problema. La censura non può essere la risposta, anche perché, per definizione, una sub cultura viaggia soprattutto per canali diversi da quelli classici, controllare questi canali sarebbe comunque una missione impossibile.

Molti artisti la pensano allo stesso modo, tra di loro Jello Biafra, ex leader dei Dead Kennedys, un gruppo hardcore punk, che fu molto impegnato sia artisticamente che politicamente nella lotta agli ambienti estremisti di matrice neo-nazi che spesso caratterizzavano la scena punk degli anni 80. Biafra afferma, in un articolo del Los Angeles Times, che da sempre il punk attira gli estremi, perché esso stesso è un genere di musica in qualche modo esasperato, ma ricorda che nasce per mobilitare le persone da uno stato di torpore, lui stesso scrisse testi come "California, Uber Alles" usato prima contro il governatore e poi contro lo stesso Regan, o ancora come "Nazi punk fuck off", canzone divenuta vero e proprio inno contro l'odio razziale.

Il vero problema, sostiene Biafra, non sono i testi o la musica - anche loro, ammette, scrivevano testi duri. Continua facendo esempi di tanti artisti, come lo stesso Springsteen che ha scritto testi come "Born in the Usa". Ad essere pericoloso, dice, è tutto l'ambiente che gira attorno a questa ideologia, ma allo stesso modo in cui non si potrebbe dare la colpa alla bibbia se un fanatico cristiano uccidesse qualcuno, non si potrebbe nemmeno accusare Osbourne se dei suoi giovani fan, già pieni di guai, si suicidassero.

Dello stesso parere sembra essere il giornalista di Gawker, Cord Jefferson, che dopo aver analizzato la situazione - da una parte i maggiori giornali americani che sono usciti con titoli e considerazioni populiste come la "musica dell'odio", oppure "chi suona la "power white music" impara l'odio e il razzismo, facendo ovviamente confusione tra generi, artisti e quanto altro, dall'altra prende in considerazione i testi e le musiche di alcuni di alcuni gruppi di genere hate core - arriva alla conclusione che spesso, oltre che violenti, sono anche mal registrati e poco elaborati, ma continua facendo paragoni con altri generi e autori come Notorius Big e i Misfits e conclude che lui stesso ha ascoltato questi testi violenti centinaia e centinaia di volte nella vita e di certo non ha ucciso nessuno, bisogna distinguere, dice, la finzione artistica e l'attegiamento dalle reali ideologie estremiste che vanno combattute attraverso la diffusione di un messaggio di tolleranza ed empatia.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares