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Processo Dell’Utri. Il pg: "Dell’Utri disponibile nei confronti dei Graviano"

Nella requisitoria di venerdì scorso il pg ha ricostruito i contatti tra Marcello Dell’Utri e i fratelli Graviano nell’ambito della storia relativa alla raccomandazione al Milan di Gaetano D’Agostino, figlio un mafioso oggi pentito. Suo padre, che avrebbe raccomandato il figlio al senatore per intercessione dei Graviano, ha provato, su mandato di Cosa Nostra, a salvare Dell’Utri con le sue dichiarazioni in parte false. Senza riuscirci. E oggi quei rapporti di quasi vent’tanni fa sono al vaglio della Corte che, prima dell’estate, dovrà decidere se confermare in appello la condanna al senatore Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Pubblichiamo oggi la parte della requisitoria in cui il procuratore generale Antonino Gatto ha ricostruito la storia.

Processo Dell'Utri. Il pg: "Dell'Utri disponibile nei confronti dei Graviano"

L’udienza di oggi sarà essenzialmente dedicata alle deposizioni di Spatuzza, ai riscontri che l’accusa ritiene di avere trovato alle dichiarazioni di Spatuzza e soprattutto, e questa è la cosa più importante, al modo in cui quello che ha detto Spatuzza può raccordarsi con quello che è emerso precedentemente nel processo - sia di primo grado che di secondo grado - per vedere se queste dichiarazioni si innestano o provocano una reazione di rigetto. E per fare questo dovrò rivisitare taluni degli argomenti di cui avevo già parlato nel corso delle precedenti udienze: quelli che a tenore dell’accusa si raccordano con le dichiarazioni di Spatuzza. Mi riferisco al capitolo della sentenza dedicato ai fratelli Graviano, mi riferisco al capitolo della sentenza che riguarda le dichiarazioni del pentito Cannella Tullio.

Un senatore, tre mafiosi e un calciatore

La sentenza [di primo grado] nel capitolo riguardante i Graviano si propone di dimostrare una cosa: i rapporti tra l’imputato Dell’Utri e i fratelli Graviano, capi mafiosi di Brancaccio. [La sentenza] ci riassume che il nome dell’imputato Dell’Utri in relazione ai fratelli Graviano è emerso alla data del 27 gennaio 1994 quando i due fratelli, che allora erano latitanti, furono arrestati in compagnia di D’Agostino Giuseppe e di suo cognato Spadaro Salvatore. Dice il tribunale che nel corso delle indagini questo tal D’Agostino Giuseppe affermò che tempo addietro si era recato a Milano insieme a un certo Barone Carmelo e a un certo Piacenti Francesco i quali gli avevano promesso che si sarebbero interessati per trovagli un posto di lavoro a Milano “interessando il dott. Dell’Utri” ma poi la cosa non aveva avuto seguito perché il Barone era morto. Sempre nel corso delle indagini, poco dopo queste sue dichiarazioni il D’Agostino spedì una lettera al GIP di Milano che indagava sulla vicenda e ribadì che nel settembre del 1992 era salito a Milano in compagni del Piacenti e del Barone, perché il Barone si sarebbe dovuto interessare per fargli trovare un posto di lavoro a Milano conoscendo il dott. Dell’Utri perché il dott. Dell’Utri aveva in locazione un locale appartenente a esso Barone, un locale che era adibito a Standa. Si fecero le indagini, gli inquirenti sentirono il dott. Dell’Utri, alcuni ricevettero la affermazione che sia il Barone che il piacenti lui non li conosceva affatto, furono sequestrate delle agende dalle quali emerse che l’imputato non diceva il vero perché vi erano delle annotazioni relative al Baroni e al Piacenti e alla visita che avevano effettuato nel settembre del ’92 e furono trovate annotazioni dalle quali risultava che il Dell’Utri era già informato della data in cui sarebbe stato sentito dai carabinieri sull’argomento e tra l’altro aveva criptato con degli pseudonimi i nomi degli ufficiali di polizia giudiziaria che avrebbero dovuto sentirlo […]

La versione di Giuseppe D’Agostino


Passò il tempo e D’Agostino Giuseppe, la persona che aveva detto di essersi portata a Milano nel 1992 in compagnia di Carmelo Barone e di Carmelo Piacenti [Francesco Piacenti, ndr] perché il Barone gli aveva promesso di fargli trovare un posto di lavoro perché conosceva Dell’Utri […], questo signore viene arrestato per associazione mafiosa e decide di collaborare. E dice essenzialmente le cose che vi riassumo per sintetici e concisi periodi. Dice il 1 giugno 1998 il signor D’Agostino Giuseppe al Tribunale di Palermo di avere conosciuto da tempo questo Carmelo Barone che era un commerciante di tessuti e una persona appassionata di calcio, che lo stesso D’Agostino aveva un figlio che prometteva bene nel calcio e il Barone disse, racconta D’Agostino […]: <<Mi disse che lui aveva la possibilità di fargli fare un provino a Milano nel Milan nei ragazzini del Milan>>. Non dice tramite chi e come. Nel ’92 si era recato a Milano accompagnato dal Piacenti, il figlio aveva fatto il provino e tutto era andato bene, il ragazzo era stato riconosciuto bravo e valido. […] Però a quell’epoca il ragazzo aveva solo 10 anni e il regolamento della Federazione del Calcio imponeva che in caso di assunzione tra questi pulcini la famiglia doveva trasferirsi a Milano, altrimenti non lo avrebbero preso. E da qui la necessita, dice il D’Agostino, la necessità di trovare un lavoro a Milano.

Continua D’Agostino dicendo che dopo il provino il Barone gli aveva detto che conosceva a Milano il Dell’Utri […] e che, tornati a Palermo, il Barone telefona due, tre volte a Dell’Utri per la questione del lavoro da fare trovare tramite lui a Milano a D’Agostino, ma che non riuscì nessuna di queste volte a prendere contatti con lui. Dopodiché, andando all’8 dicembre 1993, Cristoforo Cannella, che risulta essere un uomo d’onore del mandamento mafioso di Brancaccio, gli aveva chiesto di dare ospitalità a Graviano Giuseppe, che era il boss di quel quartiere, latitante a quell’epoca, e alla sua convivente. Dice [D’Agostino] che in questa circostanza, avendo appreso che Graviano trascorreva la sua latitanza in Milano, gli aveva chiesto se gli poteva trovare un lavoro in città. <<In tal modo - dice il D’Agostino - posso andare a fare quello che avevo praticamente fermato con Melo Barone>>. Cioè a dire: nel ’92 mio figlio aveva fatto il provino per intercessione di Melo Barone, non si sa presso chi, mio figlio non ha potuto entrare nei pulcini del Milan perché io non avevo un lavoro a Milano, ora chiedo a Graviano, visto che lui trascorre la latitanza a Milano, se mi trova un lavoro, in tal modo posso riprendere il provino del ’92 che, a suo dire, si era positivamente concluso. E di dice ancora in maniera espressa che questa richiesta che egli fece con Graviano Giuseppe non concerneva affatto un interessamento del figlio affinché facesse entrare il figlio nei pulcini del Milan, dice testualmente il D’Agostino […]:<< Se lui conosceva persone nel Milan, me lo avrebbe detto. La mia richiesta specifica era nel campo del lavoro perché il mio problema era il lavoro>>. […]


Continua il D’Agostino dicendo che subito dopo le feste di Natale, Graviano Giuseppe, che ne aveva parlato con il fratello Filippo, […] <<mi disse che mi poteva fare lavorare con suo fratello>>, perché era suo fratello che si interessava di queste cose qua, e gli disse che lo potevano fare lavorare a Milano o [in] un negozio dove avrebbe potuto lavorare anche la fidanzata di Giuseppe stesso. Motivo per cui lui si porta a Milano e, dice il D’Agostino, <<il giorno prima,quando sono arrivato a Milano - stiamo parlando sempre del 1994 - andai da queste persone - che erano i tecnici del Milan - e glielo comunicai che io ero lì, che il ragazzo doveva aspettare lì>>. […] E però il 27 gennaio furono arrestati D’Agostino e cognato insieme ai due fratelli [Graviano] e il D’Agostino andò in carcere per poco tempo e appena esce dal carcere cerca di riprendere subito la questione del figlio e telefona al Patrassi, uno dei dirigenti del Milan, per scusarsi del clamore disdicevole - la <<caciara>> lui dice testualmente - suscitato dal suo arresto ma si sente rispondere: <<Lei ha sbagliato numero>>. Gli chiudono il telefono e non ci riprova più. […]

D’Agostino raccontò il falso...


Le cose sono andate esattamente in questo modo. Nel settembre del 1992. Carmelo Barone, appassionato di calcio, commerciante palermitano [… che] cadeva nella giurisdizione dei Graviano, pagava il pizzo ai Graviano ed era in buoni rapporti con gli uomini d’onore del mandamento di Brancaccio […], che era in rapporti con il consigliere di amministrazione del Milan, Marcello Dell’Utri, stabilì con Dell’Utri un contatto, contatto finalizzato all’ingaggio del figlio di D’Agostino nel settore giovanile di quella società calcistica. E a questo contatto, infatti, si riferiscono le annotazioni rinvenute nelle agende dell’imputato sotto la data del 2 settembre 1992, che dicono testualmente <<Melo interessa al Milan>>. Poi dice: <<10 anni>>, che è l’età che il D’Agostino figlio aveva nel 1992; dice: <<il ritiro pullman del Milan interessato D’Agostino Giacomo - è un errore, non si chiama Giacomo - Patrassi, Zagaria>>. Si stabilì nel 1992 questo qualche contatto dimostrato dalle annotazioni nelle agende dell’imputato e D’Agostino junior, nell’occasione della trasferta milanese, non fece nessun provino vero e proprio, come sino alla nausea emerge dalle dichiarazioni dei tecnici del Milan che quel provino materialmente effettuarono e che essi concordemente collocano nell’anno 1994, cioè a dire in piena epoca Graviano. E, in fatti, nel ’92 il provino, anche se fosse stato positivo non avrebbe avuto seguito a causa delle norme federali di cui vi ho detto.

L’8 dicembre 1994 D’Agostino Giuseppe ricevette una grazia, cioè fece un grosso favore al latitante Graviano Giuseppe e alla sua partner. Il favore fu di ospitarli a casa e di nasconderlo. E allora il futuro collaborante pensò bene di mettere a frutto questa situazione e attraverso le amicizie vantate dal capomafia, come ci dice lo Spataro Salvatore, cognato del D’Agostino, di sistemare la questione del Milan e del figlio che a Milano fece un provino vero e proprio, come possiamo sapere attraverso la dichiarazione resa illo tempore ai carabinieri da un tecnico del Milan […], giovedì 27 gennaio1994 per interessamento dei Graviano presso l’imputato Marcello Dell’Utri che, infatti, caldeggiò e segnalò, come emerge dalla deposizione del teste Zagatti, il giovane, cosa di cui rimase traccia scritta nell’invito formale che fu esibito per sostenere la prova (ricordatevi che dice Zagatti: <<Io ricevetti una carta dove diceva che era segnalato e caldeggiato dal Dott. Dell’Utri). Quindi giovedì 27 gennaio 1994. Sfortunatamente lo stesso giorno del provino, 27 gennaio, il D’Agostino fu arrestato a Milano giustappunto in compagni dei fratelli Graviano. E il Milan, che poi sarebbe Dell’Utri per bocca di Patrassi, a seguito di questo arresto, nel fervore di queste indagini che sono condotte a Milano per accertare le ragioni e cause di quella presenza di D’Agostino in compagni dei Graviano, cerca di prendere le distanze da questa situazione che appare incandescente. Perché questa situazione, attraverso il canale Graviano-D’Agostino senior (padre)-D’Agostino Junior (figlio), conduceva dritto dritto a Marcello Dell’Utri che era un canale di collegamento immediato. Ecco perché il Patrassi risponde: <<Ha sbagliato numero>>. Non si può sapere mai, i telefoni potrebbero essere sotto controllo. Questo a Milano.

... per proteggere Dell’Utri

Sul fronte palermitano si svolge analoga manovra di prendere le distanze [il tema verrà approfondito nella prossima puntata della requisitoria che pubblicheremo domani, ndr]. Cesare Lupo, reggente della famiglia di Brancaccio, va da Tullio Cannella […] per comunicargli che “CC” avevano chiesto a Fabio Tranchina, cognato del Lupo e, in maniera mafiosa, vicino ai Graviano, se conoscesse Dell’Utri, e il Cesare Lupo intima a Tullio Cannella che se fosse stato interrogato dai carabinieri avrebbe dovuto negare pure lui […]. Restava un problema a D’Agostino: egli doveva recidere questo legame che attraverso la questione calcistica portava al rapporto Dell’Utri-Graviano. D’Agostino assolve a questo suo compito in due tempi. Il primo è costituito dalla fase delle indagini preliminari svolte a Milano, nelle indagini immediatamente successive all’arresto insieme ai Graviano. In questa fase egli, notate bene, tace -assolutamente tace - della questione calcistica del figlio. Non dice che si trova a Milano per sistemare il figlio tra i pulcini del Milan, non parla del provino effettuato perché queste circostanze […] conducevano a Dell’Utri. Parla invece di un provino che afferma avere effettuato nel 1992, anche qui senza parlare dei contatti avuti con Dell’Utri e che invece sono comprovati dalle annotazioni contenuti nella sua [di Dell’Utri, ndr] agenda. Quindi tace questi contatti che sono veri ed effettivi: quelli del ’94 quando effettuò il provino e quelli del ’94 [1992, ndr] quando il provino non fu effettuato a causa delle norme federali, ma c’era la prova del contatto con Dell’Utri attraverso le annotazioni delle sue agende […]. Nel secondo tempo, cioè a dire nella fase del dibattimento, cerca di retrodatare questo provino fatto nel ’94 al ’92 e inventa questi reiterati tentativi di contatto telefonico del Barone con Dell’Utri a Palermo fatti solo al rientro a Palermo e fatti sempre e solo per la questione lavoro. In tal modo egli viene a porre le basi della tesi che è stata effettivamente sostenuta non essendo riuscito effettivamente a parlare con il Dell’Utri […], giustifica la sua presenza in Milano con la ricerca del lavoro e, attraverso questi incongrui ragionamenti […], cerca di occultare questo rapporto Dell’Utri-Graviano che è l’ennesima dimostrazione della disponibilità dell’imputato nei confronti di Cosa Nostra.

(continua...)

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