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Processi arbitrari e torture, Hamas fermi il boia una volta per tutte

Dopo le tre impiccagioni di sabato 7 aprile e con un’altra condanna a morte prossima all’esecuzione, l’Europa e le organizzazioni per i diritti umani, palestinesi incluse, chiedono all’amministrazione di Hamas di fermare il boia una volta per tutte.

 

Di cappio o di proiettile, per omicidio o tradimento a favore di Israele, con quelle della scorsa settimana il governo di Isma’il Haniyeh – che amministra la Striscia di Gaza dal giugno 2007, dopo la vittoria di Hamas alle elezioni dell’anno prima – ha presieduto all’esecuzione di 11 condanne a morte: cinque nel 2010, tre nel 2011 e tre quest’anno.

Il fatto che le esecuzioni avvengano a seguito di processi irregolari rende l’uso della pena di morte a Gaza particolarmente grave.

Human Rights Watch e Amnesty International hanno documentato tutta una serie di casi in cui i tribunali militari non hanno preso in considerazione prove secondo le quali gli imputati erano stati arrestati in modo arbitrario, non avevano avuto accesso a un avvocato prima dell’inizio del processo ed erano stati torturati per rilasciare “confessioni”, su cui si erano basate le giurie per emettere le condanne a morte.

La pena di morte è prevista per ben 42 reati dal Codice penale rivoluzionario dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, emanato nel 1979 e in vigore tanto a Gaza quanto nei territori controllati dall’Autorità palestinese.

In linea teorica, ogni condanna a morte emessa dai tribunali della Striscia di Gaza dovrebbe essere ratificata dal presidente palestinese Mahmoud Abbas. Hamas non riconosce questo ruolo e non invia gli incartamenti a Ramallah dove peraltro, dal 2005, vige una “moratoria di fatto” sulle esecuzioni.

Proprio a questa moratoria fa riferimento una dichiarazione dell’Unione europea, che chiede ad Hamas di farla propria e di allinearsi alla tendenza mondiale abolizionista.

Più dura la posizione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che ha definito le tre impiccagioni del 7 aprile “un atto barbaro e ignobile”.

La frizione tra Autorità palestinese e Hamas ha avuto, tra le varie conseguenze, anche la sospensione delle attività degli organismi giudiziari, di polizia e di sicurezza che rispondevano al presidente Abbas, con un conseguente vuoto legale e giuridico ancora tutto da colmare. Se ne vedono le conseguenze non solo nei processi capitali ma anche per quello sull’omicidio diVittorio Arrigoni, ucciso un anno fa a Gaza. L’inchiesta condotta dagli inquirenti di Hamas è una farsa.

Intanto, si moltiplicano gli appelli per non procedere con la quarta esecuzione del mese. Il plotone d’esecuzione attende Jamil Zakaria Juha, 39 anni, condannato per sequestro di persona e omicidio e il cui ultimo appello è stato respinto a febbraio.

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