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Presadiretta racconta la Cultura che va a fondo

Ieri sera Presadiretta ha fatto un viaggio nella cultura e "nell'Italia più bella, tra i beni archeologici, in mezzo alle persone che si stanno battendo affinché la cultura non venga tagliata" (Iacona, nella presentazione della puntata).
Un viaggio dentro l'industria che crea conoscenza, sapere, cultura e anche ricchezza: un'industria, quella dello spettacolo, dei musei, delle biblioteche, degli archivi di stato (luoghi dove è custodita la nostra Storia), che ha subito dei tagli pesanti in questi anni.

Il ministero dei beni culturali è passato da 1.640 mln di euro nel 2008, a 575 mln di euro l'anno scorso: ma siamo certi che, specie in tempi di crisi, siano giusti questi tagli alla cultura? E, poi, cosa vuol dire tagliare i fondi alla cultura?
Per scoprilo, Presadiretta è andata al teatro Valle a Roma, occupato dal giugno passato, per evitare l'ennesima privatizzazione che avrebbe portato alla chiusura del teatro.

Durante l'occupazione, le persone hanno cercato di reimparare il mestiere del fare teatro e hanno creato una serie di eventi che ha fatto rivivere la struttura.

Ma per capire quanto sia difficile il momento per il mondo dello spettacolo, si deve arrivare alla questione dei sussidi e dei finanziamenti pubblici.

L'Inps, ritirando fuori una legge del 1935 ha tolto il sussidio di disoccupazione agli artisti: sono considerati artisit però, anche i tecnici di studio, sia sulla scena teatrale che quelli di un set cinematografico.
Come gli aiuti registi, gli scenografi, gli attori.

Inoltre, per gli attori, c'è stata la beffa dell'IMAIE, l'ente pubblico che doveva tutelare l'immagine e i diritti degli stessi (sarebbe l'equivalente della Siae). Questo ente, che aveva nelle sue casse 130 mln di euro, è stato chiuso nel 2009, e ora sostituito con altre strutture, che però hanno diversa funzione, ovvero ci sarebbero più enti che dovrebbero tutelare gli stessi diritti degli artisti (una cosa che non esiste in Europa).

Il paragone con la Francia mette in luce la diversa concezione che abbiamo noi e loro della cultura: il centro nazionale per il cinema francese riceve ogni anno 750 mln di euro all'anno, finanziato con una tassa sui biglietti del cinema e sulla tv.

Con questi soldi si sono prodotti 260 film nel 2011 (contro i 61 prodotti in Italia grazie ai contributi pubblici, molti dei quali nemmeno vanno nelle sale). In Francia si staccano più biglietti per il cinema (+4%), mentre in Italia accade il contrario (-8%).

Elisa Iotti è andata dentro gli archivi di Stato.
A Roma, la sede è dentro un palazzo del 500, sede dell'università di Roma; qui dentro è passata la storia: Michelangelo, Fermi, Caravaggio.
Qui dentro sono custoditi documenti dal valore inestimabile, documenti che raccontano la Storia italiana, e anche mondiale.
Quanti fondi riceve dallo stato?
300000 euro l'anno, per tutte le sedi (un taglio del 70%), niente soldi per il restauro, niente ricambio del personale (per il blocco dei concorsi e delle assunzioni): "Ci facessero capire che cosa vogliono fare", il grido d'accusa lanciato dal professor Eugenio Sardo.


Finiti gli spazi nella sede ufficiale, i faldoni provenienti dai tribunali, finiscono "incarcerati" nelle aule di Rebibbia.
Le carte del processo Moro, del caso Gelli: "senza memoria ci si può inventare la storia di un paese... la storia serve per elaborare le strategie del futuro".

E i problemi di Roma sono comuni a tutti gli archivi italiani, lasciati spesso al buon cuore dei volontari (come capitato ad Anguillara, dopo l'alluvione).

 

Dopo gli archivi, le biblioteche.

A Roma, la biblioteca nazionale, come tutte le biblioteche comunali, ha subito dei tagli: fuori dai cancelli i poliziotti in assetto antisommossa tenevano a bada le proteste di bibliotecari, scrittori, attori, artisti e lavoratori della conoscenza, che intendevano protestare con un'assemblea pubblica contro questi tagli alla cultura.

"Cultura, turismo sono il mezzo per affrontare la crisi .. e come se in Arabia tagliassero i fondi per estrarre il petrolio".

Beh, non è proprio così: mentre si tagliano i fondi per le biblioteche che già funzionano, a Milano si spendono milioni di euro per la BEIC.
BEIC sta per biblioteca europea, un'opera ancora incompiuta, che fin'ora è costata 30 milioni di euro, e costerà in tutto 350 ml di euro.

7 piani, 3 milioni di titoli, 300000 posti di lettura: ma c'è il rischio concreto che l'opera non venga terminata, come ammette lo stesso presidente della fondazione, Antonio Padoa Schioppa.

E mentre a Londra prendono piede gli "Idea store", una specie di seconda casa dove passare il tempo leggendo, a Bologna un'esperimento analogo sta andando in crisi sempre per carenza di fondi.

La curatrice della biblioteca commentava questa storia in modo amaro "la cultura aiuta la crescita civile di una nazione". Che futuro ci dobbiamo aspettare senza cultura?

Il museo di Brera.
Anche a Brera, nonostante le promesse (??) dei ministri ex Gelmini e La Russa (nonchè dell'ex sindaco di Milano), non sono arrivati i fondi per la grande Brera.
E ora i quadri che non possono venire esposti, giacciono nelle sale. 
Anche per colpa dei troppi politici che pensano che con la cultura non si mangia.

Peccato che invece l'ignoranza abbia fatto ingrassare una intera classe politica e dirigenziale, sulle spalle di un paese che, proprio con la cultura, potrebbe basare il suo sviluppo. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.224) 27 febbraio 2012 23:30

    L’odio delle nostre classi dirigenti verso la cultura ha una ragione precisa: gli acculturati sono più difficili da sottomettere.

    Sono invece i TELEVISIONARI i sudditi migliori: gli fai vedere cio’ in cui devono credere e loro ci credono al volo! e’ un riflesso condizionato che va dal televisore alle convinzioni senza passare per il cervello.

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