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Popolarellum, la Lega deposita in Cassazione il Referendum sulla legge elettorale

Matteo Salvini, all’assemblea degli amministratori locali della Lega e del centrodestra a Milano il 14 settembre, aveva lanciato la proposta di un referendum abrogativo della parte proporzionale dell’attuale legge elettorale, il Rosatellum, lasciando solo la parte maggioritaria.

Ricordiamo che sul referendum abrogativo l’articolo 75 della Costituzione riserva l’iniziativa referendaria ai cittadini (e in questo caso occorrono le firme di 500.000 elettori) o alle Regioni (basta il sì di cinque Consigli regionali).

La delegazione della Lega, guidata dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli – che ha definito il referendum “Popolarellum”, visto che a “decidere sarà il popolo” –  dopo aver incassato il “sì” di otto regioni (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Liguria) ha depositato in Cassazione il quesito per il referendum sulla legge elettorale. La richiesta prevede di abrogare la parte proporzionale del Rosatellum. Aver depositato il quesito oggi consentirà molto probabilmente a Salvini di ottenere il referendum già nella prossima primavera, innescando una corsa contro il tempo con l’attuale maggioranza gialloRossa, che dovrà approvare il taglio dei parlamentari abbinato a una riforma elettorale in senso proporzionale.

Era convinzione diffusa – anche dopo “mani pulite” – che “il maggioritario” potesse essere la panacea di tutti i mali e che fosse un sistema elettorale in grado di assicurare la governabilità del paese. Ma poi tutti sappiamo come andò a finire con i due poli del Pdl da una parte e dell’Ulivo dall’altra.

Purtroppo non esiste “legge elettorale” che possa tenere a lungo e insieme le nostre forze politiche! E pure se a Palazzo Chigi fosse eletta una coalizione col premio di maggioranza, per il semplice fatto che siamo italiani e che gli italiani – e quindi anche i partiti, i leader e la politica – sono sempre divisi su tutto e per tutto, non è scritto da nessuna parte che con il sistema maggioritario la legislatura possa arrivare al compimento dei fatidici cinque anni.

Il governo, infatti, anche se disponesse della maggioranza assoluta dei parlamentari, sarebbe sempre e comunque soggetto ai cambi di “umore” dei partiti, degli uomini che ne fanno parte e delle diverse e contrapposte correnti sempre pronte a staccare la spina. Siamo o non siamo italiani? 

Foto: Governo italiano/Wikipedia

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