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Ponti bruciati alle spalle

 Quello che segue è un breve brano tratto dall’ultimo libro di Luigi Zingales, “Europa o no. Sogno da realizzare o incubo da cui uscire” (Rizzoli). Riguarda un “dettaglio” tecnico relativo al cosiddetto Sistema Europeo delle Banche Centrali sui pagamenti interbancari, ed è l’aspetto che differenzia in modo decisivo questa unione monetaria dalle precedenti nella storia. Naturalmente nulla è per sempre e non si possono fermare le rivoluzioni, con o senza maiuscola. Basta essere consapevoli delle distruzioni che esse portano con sé, e metà del lavoro è fatto.

Parola a Zingales:

[…] Questo era il motivo per cui tutti i precedenti tentativi di fissare un tasso di cambio stabile (dal serpente monetario europeo al Sistema monetario europeo) erano falliti. L’esistenza stessa della possibilità di aggiustare la parità si trasformava rapidamente in una profezia che si autorealizzava. Per rendere credibile l’euro era necessario dunque bruciarsi qualsiasi ponte dietro le spalle. I padri fondatori si misero subito all’opera. Innanzitutto scelsero di non prevedere nessuna procedura legale per uscire dall’euro.

Il modo in cui vengono gestiti i contratti commerciali quando si verifica un cambio di valuta dipende dalla legalità di questo cambio. All’introduzione dell’euro, la trasformazione dei contratti esistenti da lire in euro fu automatica, poiché la trasformazione era legale e ritenuta tale da tutte le altre giurisdizioni. Al contrario, mancando una chiara procedura legale per uscire, un ipotetico abbandono dell’euro avverrebbe necessariamente in un regime di enorme incertezza giuridica.

Nelle parole dell’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt: «Questa è la forza dell’euro, che nessuno può andarsene senza danneggiare in modo severo il suo Paese e la sua economia». Per funzionare correttamente un sistema finanziario richiede un meccanismo agevole per saldare i pagamenti tra banche. Tradizionalmente questa funzione era svolta dalle banche centrali nazionali. Per rendere l’euro irreversibile i padri fondatori pensarono bene di creare un nuovo sistema europeo integrato di pagamenti per cui, in caso di uscita dall’euro, un Paese si troverebbe senza un sistema per saldare i pagamenti interbancari.

Un sistema alternativo richiede tempo. Senza un’adeguata preparazione, il sistema bancario del Paese uscente sarebbe quindi bloccato per settimane, se non mesi. Ma un’adeguata preparazione è impossibile perché solo sospetto di una possibile uscita dall’euro scatenerebbe una corsa agli sportelli nel Paese uscente.

[…] In altre parole, euro o morte.

Luigi Zingales, “Europa o no. Sogno da realizzare o incubo da cui uscire” (Rizzoli, 2014)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.52) 3 maggio 2014 14:13
    Ci sarebbe sempre la possibilità di una moneta interna parallela. E forse, studiando il problema con l’intento di trovare davvero una soluzione, senza troppe remore e paure (indotte spesso ad arte da chi ha interesse a farlo), potrebbero esserci anche altre strade praticabili. Tutto si può fare, basta organizzarsi bene: alle volte basta un sassolino per bloccare un enorme ingranaggio.
    E poi, se è vero che siamo legati mani e piedi a questa Europa, deve essere vero anche il contrario, cioè l’Europa deve essere partecipe delle nostre fortune ma anche delle sfortune.
    Per conseguenza, se "l’andarsene danneggerebbe in modo severo il Paese e la sua economia", danneggerebbe in pari misura anche quello che rimarrebbe dell’Europa.
    Se sei legato in modo indissolubile a qualcuno che cade in un precipizio, puoi resistere per un po’ ma alla fine ti trascina giù con se. Perciò, se è vero che dobbiamo pensare bene prima di fare passi avventati, è vero che anche l’Europa (ed i poteri forti che la comandano) deve stare attenta a non innescare processi che sarebbero incontrollabili per chiunque: in fondo, i poveri che ogni giorno aumentano in numero e in rabbia, già ora hanno poco o nulla da perdere. Senza che si veda la fine del tunnel, nemmeno un lumicino lontano, lontano!
    Chi ha da perdere davvero sono proprio quelli che vogliono mantenere lo status quo e continuare ad ingrassare: sono preoccupati, non per la gente o per le conseguenze sociali negative, ma per i loro privilegi ed il loro portafoglio.
    Per questo fanno leva su queste paure e questi ricatti. 
    Ma devono stare attenti: nelle condizioni attuali, un’altra crisi finanziaria, originata stavolta in Europa, ammazzerebbe definitivamente l’economia mondiale e infiammerebbe il mondo.

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