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Polizia cinese accerchia il monastero di Kirti

Il monastero di Kirti, nella contea di Ngaba, Sichuan, è stato accerchiato dalle forze di polizia cinesi che non permettono ai monaci di uscire o entrare e ai laici impediscono di portare offerte ai monaci. A quanto pare, sembra che il fattore scatenante sia stata l’immolazione del giovane monaco Phuntsok, appartenente al monastero Kirti, che il 16 marzo si era dato fuoco in concomitanza del terzo anniversario dalle rivolte anticinesi, tenutesi nella zona; rivolte che la polizia cinese aveva represso con la forza, con il risultato di almeno 13 morti nella zona di Ngaba e oltre 200 in Tibet. Il giovane monaco di era dato fuoco ed è successivamente morto, inneggiando alla libertà del Tibet. Al seguito dell’immolazione di Phuntsok, la polizia si era scontrata con i presenti che volevano impedire che portassero via il corpo ed ha effettuato numerosi arresti, rilasciando poi, dietro richiesta dell’abate del monastero e di alcune autorità, 7 monaci. Quindi una folla di 2mila persone, compresi quasi 1000 monaci, si è unita di fronte all’entrata del monastero, per impedire alla polizia di entrare, mentre la polizia ha inziato ad accerchiare il monastero, permettendo alla gente di passare, ma vietando ai monaci di uscire.

Da allora c’è questo stato di tensione e da allora è aumentato il giro di vite sul controllo della libertà intorno al tempio Kirti: le forze di polizia hanno impedito ai monaci anziani di percorrere il percorso intorno al tempio (kora) e hanno costruito phuntsokposti di osservazione, oltre ad aver, caso strano, arrestato una trentina di persone fra monaci e laici. L’8 aprile circa 30 persone hanno avviato una protesta di fronte al Public Security Bureau Office, nella città di Warma, nella contea di Dzamthang: un giovane tibetano è stato ferito in modo grave dalla repressione della polizia ed è successivamente morto in ospedale. Il 9 aprile sono giunte altre forze di polizia per completare l’accerchiamento: al momento non è più possibile né entrare, né uscire, chiudendo i buchi fra i tratti di filo spintato con mura di cemento. Impedendo ai monaci di uscire per procurarsi da mangiare e ai fedeli di portare loro le offerte di cibo, praticamente li stanno condannando alla morte per fame.

Di fronte a questa palese violazione dei diritti umani, il TCHRD (Tibetan Centre for Human Rights and Democracy) fa appello alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite, in modo che intervengano e fermino queste violenze arbitrarie, gli arresti e le detenzioni senza motivo. Sul loro sito è possibile leggere gli aggiornamenti riguardanti la situazione del monastero di Kirti.

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