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Perfetti sconosciuti

Bisogna riconoscere a Paolo Genovese una buona capacità d'osservazione dei costumi sociali e qualcosa degli animi delle persone, o dei suoi protagonisti. Principalmente mi riferisco a The Place e a Perfetti sconosciuti, non avendo visto diversi altri suoi film. Con la sua cultura classica riesce a “sfruculiare” - termine volgare ma simpatico che può usarsi per stuzzicare, frugare - discussioni e punti di vista su comportamenti diffusi.

Qui, in Perfetti Sconosciuti, si dicono cose abbastanza conosciute ma che per timore perbenismo privacy o vizi privati (non tanto viziosi poi né giudicabili) non devono essere divulgate, soprattutto nella coppia. Lo diceva anche Clint Eastwood nel suo Hereafter, ma in vicende ben diverse, che “non è bene sapere tutto dell'altro/a”. In fondo il “non detto”, i nostri piccoli segreti o passatempi, fan più bella la vita. E così, tra un “amore sbrigati” e un “tesoro spicciati” - gli amore-tesoro che dopo un anno di matrimonio al massimo diventano un intercalare, un'espressione vuota qualsiasi – tre coppie e un single si trovano a una cena a casa di un “lui” che ama cucinare.

 

Il ritrovo è un momento di bella atmosfera, scherzi tra amici maturi che si conoscono da tempo, pettegolezzi e ironie in relax, e il cibo è buono. E Battiston Mastandrea Giallini e la Rohrwacher, ma anche tutti gli altri, rendono benissimo l'idea e il piacere del ritrovo. Il regista-sceneggiatore ha voluto combinare uno scherzo a questi, o a noi tutti: ai convenuti ha fatto tirar fuori l'idea – dato che tra amici e in coppia ci conosciamo tutti a memoria e non abbiamo nulla da nascondere - di posare i propri telefonini sul tavolo e ascoltare o parlare col viva-voce nelle telefonate e messaggi che potrebbero arrivare. Una sfida affrontata con ostentata tranquillità da tutti. Così l'atmosfera si stravolge, vengono fuori verità nascoste e conflitti nelle coppie, i segreti vengono messi in “piazza”, la cena diventa delle “beffe”, non è violento come Carnage di Polanski ma poco ci manca. Il film è bello e terribile. La morale la dice il personaggio di Giallini, il cuoco padrone di casa, che ha l'aria molto assennata: siamo esseri frangibili, con queste “scatole nere” che contengono tutti i nostri segreti ci possiamo far del male (… o esse servono soprattutto nei rapporti clandestini, ndr). Eppure il recente ammogliato e in dolce attesa personaggio della Rohrwacher lo dice, i matrimoni mi fanno tristezza, non ci ho mai creduto.

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