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Perché invece dell’anniversario di Agnelli non celebrare quello di Cuccia?

Se ne vuole fare quasi un bis di quello - invero anch'esso meno luminoso di quanto lo si dipinga - del primo Agnelli, il fondatore della Fabbrica Italiana Automobili Torino. Non si tratta qui né di essere degli adulatori, o, inversamente, dei detrattori, ma, semplicemente di cercare di dare un quadro che tenti di essere onesto. Ebbene, il ritratto dell'Avvocato ne esce non privo di ombre e fosche tinte. Passi l'essere il principe di quella che con esattezza e piglio giornalistico Eugenio Scalfari ha definito "razza padrona", passino le innumerevoli avventure galanti - peraltro sempre portate avanti e vissute con decenza ed anzi signorilità - ma da qui a farne il grande capitano d'industria, uno dei salvatori dell' Italia etc... ne corre. Anzi, è proprio su questo che è necessario fare qualche chiarezza. Quando a fine anni '60 ed inizio anni '70 la FIAT era sull'orlo del tracollo, con prodotti - eccettuata la 124, auto dell'anno - decisamente obsoleti, l'Avvocato, la FIAT voleva a qualunque costo cederla, non ritenendo, già allora, proficuo investire ancora nel settore, vista anche la "bassa" remunerazione degli investimenti se paragonati a quelli di altri settori.

Fu proprio Enrico Cuccia, il Patron della finanza italiana, quella buona, non quella dei derivati e altra spazzatura e porcherie, a credere - e fermamente - nella FIAT. Soprattutto nel progetto che sarà poi la 127, una Golf un po' più piccola per farle concorrenza dal basso. Un progetto vincente con cui FIAT divenne il primo costruttore estero sul mercato tedesco. Il successo fu bissato con la Uno, anch'essa fortemente voluta da Cuccia. Enrico Cuccia, cattolico, conosceva bene il primo comandamento: "Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altro Dio all'infuori di me". Sapeva bene che il principe dei padroni di "razza padrona" non gliel'avrebbe mai perdonata perché mai avrebbe ammesso il salvataggio da parte di un "servo" e, difatti, la notizia della sua morte fu commentata da una sola e scarna frase: una vergogna. Cuccia, invero, l'aveva fatto per centinaia di migliaia di lavoratori italiani e per le loro famiglie, ed infatti, richiestone in un'intervista, se si aspettasse gratitudine da Agnelli, aveva diniegato.

Perché allora un Presidente della Repubblica, per di più proveniente dalla "Sinistra", deve recarsi ad omaggiare la tomba di un industriale, privo di scrupoli, che sarebbe stato ben lieto, in vista com'era di un maggior guadagno, di buttare via FIAT fregandosene dei lavoratori italiani e dell'Italia, di cui si è ricordato solo nella misura in cui ha potuto spremere denari, con la minaccia della tragedia lavorativa? Perché non celebrare invece chi ha operato davvero per gli operai, per l'industria e per la finanza italiana e per l'Italia, perché non celebrare un infinitamente più degno Enrico Cuccia? Ma è la moda: Napolitano si è accodato, si è di Sinistra, ma poi si celebrano politiche industriali prive di scrupoli di destra, si è radicali, altro recente caso, e poi a oltre ottant'anni suonati ci si mette con la destra radicale che nulla ha mai avuto a che spartire con il movimento radicale internazionale, si è pagliacci provenienti dalla sinistra e ci si mette con Casa Pound. Io, invece, da cittadino, chiedo, che a nome di tutti gl'italiani, finalmente, un Presidente vada a portare una corona anche ad Enrico Cuccia perché la merita (e molto più di qualche squallido...).

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