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Per la Federconsumatori non stupisce il flop dei saldi

“Non era necessario essere geni della statistica per prevedere che i saldi sarebbero andati male, così come le vendite natalizie e come più in generale il totale delle vendite, come peraltro aveva previsto l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori”. Lo ha dichiarato il presidente dell’associazione Rosario Trefiletti riferendosi ai dati diffusi dalle associazioni romane dei commercianti: la Federabbigliamento romana (della Confcommercio) stima un calo dell’8% di vendite, con punte del 15%, mentre Confesercenti Roma indica una flessione del 35% nell’ultimo biennio. “Con un potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle a reddito fisso, ridotto ai minimi termini (-9,6 negli ultimi tre anni) causato dal notevole utilizzo della Cassa integrazione guadagni (oltre 1,2 miliardi di ore) e dalla disoccupazione a un tasso di circa l’11 %, accompagnati da una diffuso senso di prospettiva per il futuro segnato da negatività e certificato anche dalla diminuzione dell’indebitamento da credito al consumo per il secondo anno consecutivo (-11% nel 2009 e -4% nel 2010), che cosa ci si aspettava? Solo qualche mistificatore annidato nel Governo – dice Trefiletti in una nota – poteva sostenere che tutto andava bene e che le altre e diversi analisi della situazione, erano dovute ad allarmismi e catastrofismi”. Secondo Federconsumatori, “è più che mai necessario che il Paese si doti di una politica economica che dia una svolta alla situazione ma per fare ciò sono necessarie due o tre interventi urgenti (investimenti nei settori innovativi, detassazione reddito fisso, reperimento risorse attraverso tassazione rendite e grandi patrimoni, tassa solidaristica su alti redditi) ed un clima collaborativo. Un nuovo Governo, quindi, che converga con l’opposizione per una manovra di emergenza nazionale o si vada celermente a votare”.

La Federconsumatori ha completamente ragione. Gli sconti connessi ai saldi potevano essere anche molto più consistenti di quelli che in media sono stati praticati ma l’esito sarebbe stato più o meno lo stesso. Infatti i consumi sono stagnanti proprio perché il potere d’acquisto delle famiglie, nei migliori dei casi, non aumenta. Se non si incide per ottenere un notevole incremento di quel potere d’acquisto i consumi non potranno riprendere a crescere e senza un ripresa dei consumi una forte crescita del Pil non sarà possibile. Non si potrà fare affidamento solo all’aumento eventuale delle esportazioni, ma anche le componenti interne della domanda, in primo luogo appunto i consumi, dovranno accrescersi in misura significativa.

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