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Per l’abolizione dell’ergastolo. Lettera di un uomo ombra a Papa Francesco

Dio, lo so, non ti dovrei scrivere perché non sono credente, ma ho scritto un po’ a tutti e nessuno mi ha mai risposto e ho pensato di rivolgermi anche a te.

(Frase trovata scritta sulla parere di una cella di un ergastolano)

Francesco, venerdì sei giugno 2014, qui nel carcere di Padova ci sarà un convegno sull’abolizione dell’ergastolo. Lo so non potrai essere presente, ma ti chiediamo un pensiero, una preghiera, un messaggio, un cenno per darci un po’ della tua voce e della tua luce. Francesco, devi sapere che da quando hai abolito la “Pena di Morte Viva” (come chiamiamo noi la pena dell’ergastolo) non c’è un uomo ombra (così si chiamano fra loro gli ergastolani) che non vorrebbe essere prigioniero nel carcere della Città del Vaticano perché qui viviamo nel nulla di nulla, destinati a marcire in una cella per tutta la vita. Francesco, devi sapere che l’ergastolano non vive, pensa di sopravvivere, ma in realtà non fa neppure quello, perché questa crudele pena ci tiene solo in vita, mentre una pena giusta dovrebbe avere un inizio e una fine.

 Francesco, nessun essere umano o disumano meriterebbe di vivere con una punizione senza fine, tutti dovrebbero avere diritto di sapere quando finisce la propria condanna. La pena dovrebbe essere buona e non cattiva. E dovrebbe risarcire e non vendicare. Una pena che ti prende il futuro per sempre ti leva il rimorso per qualsiasi male che uno abbia commesso. Una volta un mio compagno di cella mi ha raccontato che il più grande dolore non è stato la sofferenza della condanna alla pena dell’ergastolo, ma il momento del perdono che ha ricevuto dalla vittima del suo reato. Nessun altra specie vivente tiene un animale dentro una gabbia per tutta la vita, una pena che non finisce mai non ha nulla di umano e ti fa passare la voglia di vivere. Come fa a rieducare una pena che non finisce mai? Molti ergastolani, dopo venti anni di carcere, camminano, respirano e sembrano vivi ma in realtà sono morti.

Francesco, diglielo tu ai “buoni” che gli ergastolani non hanno paura della morte perché la loro vita non è poi cosa diversa dalla morte. Diglielo tu ai “buoni” che nelle carceri italiane ci sono uomini che sono ombre che vedono scorrere il tempo senza di loro e che vivono aspettando di morire. Diglielo tu ai “buoni” che solo il perdono fa nascere ai cattivi il senso di colpa mentre le punizioni crudeli e senza futuro fanno sentire innocenti anche i peggiori criminali. Diglielo tu ai “buoni” che la migliore difesa contro l'odio è l’amore e la migliore vendetta è il perdono. Diglielo tu ai “buoni” che dopo tanti anni di carcere non si punisce più quella persona che ha commesso un crimine, ma si punisce un’altra persona che con quel crimine non c’entra più nulla. Diglielo tu ai “buoni” che l’ergastolo ostativo è una vera e proprio tortura che umilia la vita e il suo creatore. Gli uomini ombra ti mandano un sorriso fra le sbarre.

 

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