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Peccato, Piergiorgio Oddifreddi mi era simpatico

Visto che la “certezza matematica” non è semplicemente in un “modo di dire” mi vedo costretto a premettere che non posso di “certo” dimostrare che il Piergiorgio Odifreddi che sciorina opinioni sul web corrisponda esattamente al Piergiorgio Odifreddi intellettuale, né arbitrariamente stabilire – senza alcun dato oggettivo in mio possesso – che il post intitolato “Stabilire la verità storica per legge” sia stato scritto da un fedelissimo del matematico sotto l’effetto di qualche potente fungo allucinogeno.

 
L’articolo parte bene, sin dal titolo, ma nel suo evolversi tende a tradire inaspettatamente - visto l’autorevolissimo retaggio dell’autore - un presupposto fondamentale della logica: il principio di non contraddizione. Odifreddi, a proposito del caso Priebke sostiene giustamente che è piuttosto paradossale notare come l’Italia abbia accettato pacificamente – si fa per dire – di ospitare per anni il longevo gerarca nazista quando era in vita, mentre adesso tutti si stracciano le vesti scandalizzati per la sua sepoltura. In fondo il criminale nazista - passato di certo a peggior vita - in questo momento è solo un mucchietto d’ossa inanimato destinato a decomporsi e a dissolversi. Anche se Odifreddi sa bene che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, quindi un giorno esisteranno tracce non necessariamente organiche e “diversamente evolute” di Priebke - così come di Gandhi - in qualche punto imprecisato dell’universo, sia che egli venga sepolto nel giardino sotto casa o spedito nello spazio con un vecchio “V2 potenziato a dovere.”
 
Insomma, Odifreddi ci ricorda che ora Priebke è una “cosa”! Un insieme di organi, ossa e frattaglie varie non funzionanti e in dismissione e, peraltro, per nulla piacevoli alla vista; ed è dunque inutile disquisire a questo punto su dove e come questa “cosa” verrà seppellita. Si potrebbe obiettare sul fatto che mentre il vivente e “animato” Priebke - come tutti noi - era solo di passaggio (anche se ci ha messo un bel po’ a rompersi definitivamente) ma si sa che le “cose” tedesche sono affidabili e durature, invece l’“oggetto rotto” Priebke da tumulare, casomai con una bella lapide che ne ricordi le gesta nonché lo smisurato affetto dei suoi cari e di qualche manipolo di esaltati neonazisti, resterebbe in bella mostra a “quasi imperitura memoria”.
 
Purtroppo l’asettico e razionalissimo Odifreddi ha omesso di valutare che simbolico appartiene all’umano almeno quanto la logica e il rigore scientifico; anzi, Odifreddi stesso, nel momento in cui erge il razionalismo estremo e il metodo matematico a “stile di pensiero” compie un atto simbolico: non solo interpreta il mondo attraverso le sue “esclusive”, quanto legittime, scelte intellettuali ma addirittura ci imbastisce sopra un’etica. Odifreddi nel suo razionalismo non è diverso da un religioso: fa di un metodo una verità, di una scelta un dogma. Persino la certezza attraverso la quale esprime il primato intellettuale del “dubbio” sulle vicissitudini e gli accadimenti dell’umano che spesso e volentieri “cadono fuori” dalla logica è di per sé un postulato, paradossalmente una certezza. Se Epimenide – cretese che non amava farsi i fatti suoi – ci rivelò che tutti i cretesi erano bugiardi, una cosa è “certa” e assodata: non sapremo mai se lo sport nazionale dei cretesi consisteva nello sparar cazzate!
 
Il dubbio dunque è alla base delle considerazioni storiche sulla Shoah che Odifreddi esprime nei commenti al post. Riconoscendo di non essere uno storico tiene a sottolineare che quello che noi tutti sappiamo sulla “Soluzione Finale” è filtrato dalla propaganda alleata, e siccome, come ricorda Benjamin - filosofo ebreo morto suicida per non cadere nelle mani dei nazisti – la storia la scrive chi vince, non sapremo mai l’assoluta verità sullo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento. Lo stesso processo di Norimberga non è affidabile - precisa il luminare - essendo un tribunale militare messo su dai vincitori non possiamo dunque considerarlo una fonte del tutto affidabile. 
 
È vero… come contraddire il matematico? Ha ragione! Lui non è uno storico! Già è un pozzo di scienza, mica può fare tutto lui? Dategli un minimo di requie.
 
A voler essere proprio precisi il processo di Norimberga non è l’unica fonte sulla soluzione finale, e neanche la più esaustiva. Ma restando sull’argomento basterebbero le deposizioni registrate di Rudolf Höss, primo comandante di Auschwitz, il quale con una freddezza e una pacatezza inumane - si comportava come una “cosa” insomma - descrisse sin nei minimi particolari il processo di “eliminazione” dei prigionieri del suo campo di concentramento. Ma non si fermò a questo, per niente! Höss spiegò, non senza mostrare un sottile compiacimento, come riuscì a velocizzare il processo di “liquidazione” dei detenuti, passando dall’ossido di carbonio prodotto dai gas di scarico delle camionette, opportunamente incanalato con tubazioni nelle camere a gas, sostituendolo con l’acido cianidrico (Zyklon B). Come poteva la “Cosa” Höss non andarne orgoglioso? Aveva aumentato la “produzione” della sua fabbrica risparmiando benzina!
 
Anche l’industriale Oswald Pohl – che produceva negli stabilimenti Farben l’acido cianidrico – durante la sua deposizione al processo di Norimberga espresse la sua inumana soddisfazione affermando di essere stato non solo utile alla causa, ma di averci guadagnato. Ma il dubbio rimane per il “logico” Odifreddi! Höss e Pohl (come tanti altri) possono aver dichiarato il falso! Possono esser stati pressati e costretti dalla propaganda alleata! Certo, come no! Due uomini, solo per compiacere il vincitore, iniziano a dichiarare seraficamente di aver contribuito a sterminare milioni di persone, assumendosi la responsabilità – come meri esecutori o funzionari – di uno sterminio per poi esser giustiziati. Chi non lo farebbe? Infatti i revisionisti credono che il dialogo tra i vincitori e gli imputati di Norimberga sia andato più o meno così: “Noi alleati ti giustiziamo comunque perché noi abbiamo vinto e tu hai perso; ma ci fai una cortesia prima di essere impiccato, caro? Dichiari di aver sterminato nei campi di concentramento milioni di persone? Sai com’è... così noi non solo saremo i vincitori ma sembreremo agli occhi della storia i 'buoni'.” È "logico", Odifreddi! È andata certamente così; in fondo chi tra noi, al posto degli sconfitti, non accetterebbe di buon grado tale compromesso? 
 
Caro Odifreddi, non so se stiamo scherzando o facciamo semplice sfoggio di garantismo storico spicciolo, garantismo che può sfociare nel più bieco “revisionismo”! Non esistono solo le dichiarazioni dei nazisti inquisiti in proposito, né solo lettere e documenti degli esecutori, come quello della famosa riunione di Wannsee dove fu pianificata “matematicamente” - certo non basata sul nobile calcolo teorico ma quello meramente ragionieristico - la “Soluzione Finale” degli ebrei in Europa, ma esistono i sopravvissuti. Esistono “soprattutto” uomini e donne che ci hanno raccontato quello che hanno vissuto. Molti di loro ora non ci sono più; adesso – come dice lei – sono delle “cose” inanimate, ma quando erano “animate” non si sono mai stancate di dare testimonianza di uno sterminio, di un evento che ci tocca nella parte più oscura non solo della nostra storia, ma delle nostre stesse coscienze.
 
Posso comprendere che può sembrare tanto inconcepibile quanto difficilmente accettabile che l’umano sia stato in grado di realizzare l’industria seriale dello sterminio, l’acme più atroce della catena di montaggio, ma è successo, e questo è un dato di fatto. E bisogna tenerlo a mente come un dato di fatto ineluttabile; perché una memoria viva su ciò che come uomini siamo capaci di compiere e realizzare fa da argine alla possibilità che tutto questo possa riaccadere. E mi creda, mai come in questo momento dovremmo avere “fame” di questa “memoria”, ne abbiamo un bisogno vitale! Proprio in questo periodo, caro Odifreddi, la Memoria della Shoah ci serve come l’aria che respiriamo e neanche quella ultimamente non è tanto buona! 

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.168) 18 ottobre 2013 10:11

    quoto in pieno
    fuck odifreddi

  • Di (---.---.---.72) 19 ottobre 2013 13:26

    Secondo me lei fa un errore di fondo, se mi consente l’appunto.


    Un matematico fa matematica nella sua attività lavorativa, quando stacca dal lavoro è un normale essere umano. Quando esprime un’opinione, cosa legittima e permessa a tutti, essa è appunto opinabile e lecita. Può esprimerla con convinzione perché ci crede, ma resta un’opinione.

    Jannacci era un musicista ma anche un medico. Mi sembra che nessuno confonda i suoi dischi con operazioni a cuore aperto. La Montalcini era una scienziata ma si è ritrovata a fare il senatore a vita, oltre che essere intervistata varie volte perché di fatto era un pezzo della cultura italiana. Se qualcuno confonde l’espressione di un’opinione durante un’intervista con una pubblicazione scientifica, e ne pretende uguali regole, è perché non ha ben chiaro cosa sia una pubblicazione scientifica né quali siano gli ambiti della scienza.

    Spesso ciò accade a cui ha cultura umanistica, diciamo filosofica, e tende a sovrapporre piani che sono molto diversi.

    Perché pensa che si debba applicare il metodo scientifico alle opinioni di Oddifreddi? A parte concedergli un’autorevolezza eccessiva, mi sembra che il problema sia più suo che di Oddifreddi.

    Anche un matematico mangia, dorme, sogna, parla. E quando parla, mangia, dorme e sogna non lo fa in modo molto diverso da chiunque altro, anche se nell’attività lavorativa è abituato a risolvere complicatissimi sistemi di equazioni.
    • Di Franco Giordano (---.---.---.135) 19 ottobre 2013 15:52
      Franco Giordano
      Non avrei avuto argomenti per contraddire la sua obiezione se non fosse corso - senza rendersene conto - in mio aiuto lo stesso Odifreddi. Infatti nella finta telefonata della Zanzara al matematico nella quale un imitatore del Papa chiedeva spiegazioni sull’accaduto, egli stesso testualmente dichiara: "Ma è un completo fraintendimento, non ho assolutamente nessuna intenzione di negare né l’olocausto, né le camere a gas. Invece ho detto semplicemente qualche cosa sulla verità. La verità storica è diversa da quella matematica." Io, a differenza di molti, non cho motivi di credere che Odifreddi sia un negazionista, spero per lui di no... ma credo che reciti la parte del dottor Spok di turno, e anche male... che il dato matematico sia certo in quanto risultato di un calcolo è palese, ma se in nome della certezza matematica si ritiene tutto il resto opinabile, beh allora c’è un problema, e risiede nel metodo. ILa certezza del risultato matematico non corrisponde alla verità, e me che meno alla verità storica, e sovrapporre le due cose è un arbitrio errato. Altresì, se Odifreddi fosse stato un matematico accorto in quel caso avrebbe avuto molto da obiettare sui calcoli presentati dal suo commentatore sull’esistenza o meno delle camere a gas. Odifreddi sa benissimo che per costruire un algoritmo fedele si ha la necessità di partire da dati certi e non tendenziosi e il suo commentatore è estremamente tendenzioso, anche se ha fatto negazionismo esternando educazione e tolleranza (sono diventati bravissimi). Infatti il commentatore presuppone che tutti gli ebrei sterminati siano passati per le camere a gas, dato falso ma se viene preso come assunto e certo in effetti diventa difficoltoso pensare che 8 milioni di persone siano morte per mano dei nazisti. L’algoritmo dovrebbe comprendere tutti i fattori e non solo quelli che ci servono. Non vengono volutamente calcolati i morti per malnutrizione e malattia nei ghetti in 6 anni di leggi razziali, gli episodi di rastrellamenti con uccisioni in loco in Polonia, Russia, Ungheria, Francia, paesi slavi e Grecia, i deceduti per lavori forzati sia nelle loro nazioni che nei campi di concentramento, non vengono volutamente presi in considerazione i deceduti durante i viaggi nei carri bestiame in condizioni proibitive, i deceduti dopo esperimenti medici dove ebrei, rom e dissidenti venivano usati come cavie umane per sperimentare farmaci su malattie come tifo, vaiolo, etc. etc. etc., volutamente non tiene conto dei morti nei campi di sterminio per malattie e malnutrizione. In pratica tutti questi fattori che riducono il numero dei terminati nelle camere a gas il negazionismo finge di non considerarli per dimostrare che il numero di "gasati" (parola terrificante) era troppo ampio rispetto alle camere a gas dei lager e rispetto ai 5 anni di leggi razziali e conflitto. Questo in effetti mi insospettisce, Odifreddi avrebbe dovuto tenere conto di tutto questo. Ma la ringrazio per li commento... davvero. Perdoni eventuali errori ho dovuto scrivere in fretta. 
    • Di (---.---.---.6) 19 ottobre 2013 23:01

      Forse non mi sono spiegato: Oddifreddi non ha detto la verità, ha espresso una sua opinione.


      Non per difenderlo, né per entrare nel merito della questione che a me pare oziosa: che gli ebrei siano stati sterminati mi sembra così evidente che non c’è bisogno di parlarne. Non solo gli ebrei, a dirla tutta...

      Quindi, decontestualizzando e lo sottolineo visto che l’argomento è spinoso, Oddifreddi ha espresso una sua opinione, ed è lecito, lei non la condivide ed è ugualmente lecito.

      Se fosse un teorema o una legge scientifica non sarebbe passata per radio o tv, ma la leggerebbe su una rivista specializzata.

      Le sue critiche, paradossalmente, riconoscono un’autorevolezza eccessiva ad Oddifreddi. Ha detto la sua, lei non è d’accordo, non è necessario scomodare la logica e gli algoritmi per affermare che il proprio interlocutore ha detto una cosa che non si condivide. 

      La verità storica è diversa dalla verità, perché è una ricostruzione, parziale, con tutti i limiti della finitezza umana. Ciò non vuol dire che i fatti non siano avvenuti, ma che il loro racconto è soggettivo. 

      C’è chi dice che la storia la scrivono i vincitori: immagini come sarebbe visto il passato recente se i nazisti non avessero perso la guerra. Non ci si scandalizzerebbe a pensare alle camere a gas, forse nessuno piangerebbe ogni singola persona morta in quei contesti. Certi orrori, comunque avvenuti, semplicemente sarebbero vissuti e ricordati in modo diverso. Qualsiasi evento è sempre diverso dal suo racconto, perché raccontare è un processo per certi versi creativo, che richiede un’elaborazione personale di quanto osservato.

      Ripeto, io concordo con lei e mai mi sognerei di affermare che gli ebrei non siano stati sterminati. Credo semplicemente che, partendo da questo dato di fatto che non nego, se la germania avesse vinto la guerra dello stesso accadimento si parlerebbe in modo diverso, a riprova di quanto le verità storiche siano labili.
    • Di Franco Giordano (---.---.---.135) 20 ottobre 2013 12:09
      Franco Giordano

      Le chiedo scusa se nello scrivere possa aver dato l’impressione di aver pensato che lei mettesse in dubbio l’argomento in questione. Non era mia intenzione. Odifreddi ha espresso un’opinione e lo ha ribadito e su questo non ci piove. Che tutto sia opinabile (secondo me anche la matematica ) comprese le interpretazioni degli accadimenti storici, anche questo è assodato. Ma le interpretazioni, non gli accadimenti storici. Se si premette che una cosa sia accaduta poi ci si può sbizzarrire con tutta l’ermeneutica che vogliamo, ma se il gioco tocca il dato di fatto allora bisogna stare attenti. Il "non pronunciarsi di Odifreddi a proposito perché non è uno storico e perché ciò che sa dell’Olocausto è mutuato dal Ministero della propaganda dei vincitori" è una dichiarazione che lascia quantomeno interdetti. Anche se avessero vinto i nazisti le camere a gas sarebbero esistite lo stesso (è un dato di fatto), sarebbe potuta cambiare, al limite, solo la nostra "posizione" o interpretazione in proposito (ammesso che saremmo qui a parlarne) ma non il dato di fatto storico.. e cioè che siano esistite. Forse avremmo saputo che dovevano liquidare un virus che paradossalmente colpiva solo Rom, Ebrei, malati mentali, paralitici e dissidenti politici, ma non che non siano esistite. Allo stesso tempo sia per l’età che per il peso culturale che ha Odifreddi non credo che non abbia letto mai qualcosa sia sull’Olocausto che sul negazionismo - ne sono quasi certo - e per questo ho fatto quell’esempio statistico, se lo fa un non matematico figuriamoci se non lo mette in conto lui mentre chiacchiera amabilmente con uno che gioca sporco mettendo i forse l’esistenza delle camere a gas. Mi creda, va bene il dubbio, farsi domande e non poter dire con assoluta certezza come possono esser andate le cose, ma astenersi dal giudizio per questi motivi spalleggia - casomai inconsapevolmente - chi tende a "nega le cose". E, soprattutto in questo periodo, che ritengo estremamente delicato, giocare con determinati argomenti con leggera sofistica e "pseudologico scetticismo" è un tantinello pericoloso... Odifreddi è un personaggio pubblico, pagato da Repubblica per scrivere, non è uno come me che ha un blog sconosciuto e che al limite (come può accadere) scrive scempi... la sua "opinione" ha un peso diverso. 

    • Di (---.---.---.151) 21 ottobre 2013 17:10

      Infatti credo che siamo arrivati al punto, che diventa una questione filosofica, per certi versi. Se un albero cade nel deserto e nessuno ne è consapevole, è caduto oppure no? Cosa è reale, ciò che avviene o ciò che si è appreso dell’evento?


      Lei ha ragione a dire che un fatto storico, specie della portata dell’olocausto, non è riscrivibile da un’interpretazione e non è giusto che venga permesso. Tutto ciò è pacifico. 

      C’è però da dire che le interpretazioni possono essere così forti da snaturare completamente il dato oggettivo e trasformarlo in altro oppure farlo sparire e in una società come la nostra, in cui il potere si basa sul monopolio dell’informazione, avviene quotidianamente.

      Abbiamo fatto una guerra in Afghanistan perché c’erano le armi, poi si scopre che il dossier che ha giustificato l’attacco era un falso. Ciò che era stato preso come un dato oggettivo (le armi) era una balla. 

      L’assalto alla Diaz di Genova? Era l’alloggio di un gruppo di facinorosi che avevano devastato una città e aggredito dei poliziotti. Poi si scopre che i tagli sulla casacca dei militari erano un falso e che si era arrivati a portare delle molotov per costruire prove per giustificare la carica e gli arresti.

      E’ vergognoso il revisionismo, il negazionismo, non ci corre e Lei fa benissimo ad essere indignato. Solo che la realtà storica può tranquillamente non corrispondere al dato di fatto (non parlo degli ebrei, in generale), specie in un’epoca come la nostra in cui si confonde l’informazione con la propaganda, che altro non è che verità piegata a qualche fine più o meno noto.

      Come discorso generale (ripeto, non parlo dell’olocausto), mantenersi un po’ scettici rispetto a quanto si apprende dai media non è necessariamente una pessima idea.

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